L’alleanza che un tempo doveva servire al “contenimento” sovietico nel teatro europeo si assume il compito di coordinare le forze militari sul campo e assumere un ruolo politicamente unitario.
Questo in teoria. L’accordo riguarda infatti soltanto l’applicazione della cosiddetta “no fly zone”, l’unico punto dall’interpretazione non controversa contenuto della risoluzione Onu. Ma è palese l’intenzione degli “oltranzisti” di volersi tenere le mani libere nell’attacco alle forze di terra di Gheddafi, fino a invadere con proprie truppe zone specifiche del paese.
Per il momento – come ammesso dal segretario generale Anders Fogh Rasmussen – resteranno due missioni parallele: quella della “coalizione dei volenterosi” che sabato ha sferrato il primo attacco, e quella della Nato, che dopo l’embargo delle armi si appresta ad assumere il comando della missione per fare rispettare l’interdizione dei voli sopra la Libia.
Nicolas Sarkozy ha però ribadito che per la Francia il coordinamento della missione deve «restare eminentemente politico». Insomma, continuerà a fare come meglio crede per consolidare i propri rapporti con “gli insorti” della Cirenaica – che ha già unilateralmente riconosciuto come “legittimo rappresentante del popolo libico” – con cui siglare, a giochi fatti, contratti petroliferi esclusivi.
E’ questo il non brillante risultato di una settimana di consultazioni non-stop, con molti momenti di tensione mai visti prima nel quartiere generale dell’Alleanza atlantica.
Il modello sembrerebbe ricalcare quello della missione Isaf in Afghanistan, dove però il comando centrale è effettivamente unificato. Ma in quel paese è evidente che l’interesse Usa è non solo prevalente, ma assolutamente unico. E non c’è spazio per differenziazioni, né di interessi né, di conseguenza, sul piano militare. In Libia la situaione è evidentemente opposta. L’interesse prevalente è quello anglo-francese, mentre gli Usa sembrano quasi tirati dentro per i capelli (una vera novità, nel dopoguerra). Al contrario, l’Italia e la Turchia starebbero cercando di frenare al massimo ogni ulteriore sviluppo militare e intanto – insieme alla Russia – trovare il modo di convincere Gheddafi a fare qualcosa che possa essere presentato come una resa o un regime change. I dettagli del compromesso dentro l’Alleanza atlantica non sono stati resi noti e pare restino molti punti da chiarire.
Il nodo del contendere nell’assemblea Nato è stato, non a caso, l’assunzione di un ruolo maggiore della Nato sono le differenze di opinione tra i 28 sull’opportunità di condurre raid aerei anche contro le truppe di terra del colonnello Gheddafi. Le discussioni proseguiranno martedì a Londra, nella riunione tra i ministri degli esteri dei paesi che partecipano alla “coalizione dei volenterosi”. E che dovrebbe costituire la “cabina di regia” del nucleo “ultrà”.
Anche da punto di vista formale, dunque, restano due centri di comando: la Nato nel suo complesso e la “cabina di regia”. Difficile dire quale sia peggio, facile indicare il comando effettivo.
Il governo italiano, nell’ansia di trovare un punto qualsiasi da mostrare come un “successo”, si accontenta alla fine di enfatizzare – come fa anche l’”opposizione” democratica – il rientro sotto l’Alleanza del comando delle operazioni, con la base di Napoli indicata come quartiere generale della missione.
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