Per la prima volta dopo 48 anni e per la prima volta dall’inizio delle proteste anti-regime in Siria, le autorità di Damasco hanno annunciato l’approvazione di tre progetti di legge per l’abrogazione dello stato d’emergenza in vigore da quasi mezzo secolo.
Ma è stata comunque una notte di proteste in diverse città siriane. Il gruppo “Syrian Uprising 2011 Information Centre”, riferisce su facebook che sit-in si sono svolti ad At-Tal, quartiere di Damasco, e a Deir el-Zor, città dell’est. A Homs, teatro da giorni di un sit-in permanente, testimoni parlano di spari sui manifestanti, mentre Talbiseh, villaggio vicino a Homs, è circondato dalle forze di sicurezza e tutti i canali di comunicazione sono stati interrotti. Manifestazione anche a Jableh, sulla costa, dove gli attivisti scandivano slogan come “Sunniti e Alawiti insieme”.
L’annuncio sulla revoca dello stato di emergenza è venuto proprio mentre il Paese – secondo la versione del governo – è “vittima di un complotto straniero ordito da cellule armate di salafiti”, che sarebbero responsabili finora dell’uccisione di decine di militari e poliziotti. Tra lunedi e martedi, secondo la tv di Stato e l’agenzia Sana, sono stati uccisi sei militari tra ufficiali e sottoufficiali nei pressi di Homs, oltre a tre bambini, tutti freddati dal fuoco di «gruppi armati criminali». Questi avrebbero anche assaltato due stazioni di polizia, ferendo sei agenti.
La polizia siriana ha intanto arrestato ieri sera l’attivista Mahmud Issa. Issa è stato prelevato intorno alla mezzanotte locale (le 23 in Italia) dalla sua abitazione di Homs, città della Siria centrale, dove negli ultimi due giorni le forze di sicurezza si sono duramente scontrate con i manifestanti e ci sono stati diversi morti. Issa era stato scarcerato nel 2009 dopo tre anni di detenzione per avere firmato assieme ad altri intellettuali e liberi professionisti un appello perchè Damasco riconoscesse la sovranità del Libano, aveva inoltre già scontato una pena detentiva di otto anni tra il 1992 e il 2000.
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