La Lega Araba ha deciso di inviare in Siria una delegazione di 500 persone fra rappresentanti di organizzazioni per i diritti umani, media, soccorritori e militari. La data dell’invio, si apprende da fonti della Lega, non sarà definita prima della riunione dei ministri degli Esteri della Lega prevista per il 16 a Rabat. Gli osservatori saranno inviati in tutte le regioni siriane, riferiscono le fonti, al termine dell’incontro fra segretario della Lega Nabil el Araby ed esponenti di organizzazioni per i diritti umani.
La lunga riunione di oggi aveva come obiettivo “quello di sondare l’opinione delle organizzazioni dei diritti umani in vista della creazione di un meccanismo arabo per la protezione dei civili siriani”. All’assise hanno partecipato, oltre ai delegati dei paesi che fanno parte della Lega Araba, anche rappresentanti del consiglio egiziano per i diritti umani e di alcune organizzazioni arabe di giornalisti, avvocati, medici e donne.
La decisione di questa mattina giunge poche ore dopo quella di sospendere la Siria dall’Organizzazione Panaraba, scelta che Damasco ha rigettato e definito illegale. Una decisione che a quanto pare viene interpretata in maniera diversa da paese a paese. Mentre Re Abdallah di Giordania ha chiesto esplicitamente a Bashar Al Assad di dimettersi, fonti diplomatiche egiziane citate dal quotidiano al-Ahram hanno escluso la possibilità che l’Egitto richiami in patria il proprio ambasciatore a Damasco, nonostante l’indicazione in questo senso da parte della Lega Araba. Ieri anche il ministro degli Esteri algerino Mourad Medelci aveva annunciato che l’Algeria non ritirerà il suo ambasciatore dalla Siria, almeno per ora. Lo stesso ha dichiarato il governo del Libano.
Ma da parte occidentale, turca e israeliana i toni si fanno sempre più duri. L’Unione europea continuerà ad aumentare la sua pressione e a premere «per una forte azione delle Nazioni Unite perché il Consiglio di sicurezza assuma le proprie responsabilità in relazione alla situazione in Siria»: è quanto si legge nelle conclusioni approvate dai ministri degli esteri della Ue che oggi hanno varato un nuovo pacchetto di sanzioni contro il governo di Damasco. Sono stati così aggiunti alla lista delle personalità colpite da un congelamento dei beni e da un bando sui visti altri 18 individui secondo l’UE «responsabili per la violazioni dei diritti umani in Siria», portando così a 74 il totale delle persone oggetto di sanzioni, mentre le aziende interessate sono 19. I ministri degli Esteri dell’Ue hanno deciso anche di congelare il versamento alla Siria di un prestito dalla Banca europea degli investimenti ed hanno bloccato i contratti di assistenza tecnica della Bei per i progetti statali siriani.
«L’amministrazione siriana deve attuare le riforme il più presto possibile» e «porre fine alla violenza usata contro il proprio popolo»: è duro il ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu, parlando in Parlamento e assicurando che l’approccio della Turchia al regime siriano sarà il «più deciso» possibile. Già a settembre, nell’annunciare il coordinamento con gli Usa di possibili sanzioni contro Damasco, il premier turco Recep Tayyip Erdogan aveva affermato che «la Turchia non ha più fiducia nell’amministrazione siriana». La Turchia sostiene apertamente un cambio di regime a Damasco ed ospita il Consiglio Nazionale di Salvezza siriano composto da oppositori di diverse tendenze sul modello del CNT attivato a Bengasi dalla Nato contro Gheddafi. Proprio oggi i rappresentanti del CNS hanno incontrato il ministro degli esteri di Ankara mentre in seguito agli assalti della folla di ieri alla sua ambasciata a Damasco, assieme a quelle di Arabia Saudita, Qatar e Francia, il governo turco ha deciso l’evacuazione del suo personale diplomatico non essenziale. E che anche in Siria sia all’opera lo stesso meccanismo già in atto precedentemente contro la Libia, e prima ancora la Yugoslavia e poi l’Iraq, lo dimostra anche l’atteggiamento molto attivo da parte della Francia, che attraverso una dichiarazione odierna di Alain Juppè si è detta “preoccupata di proteggere i civili siriani dal loro governo sanguinario”.
Il governo siriano da parte sua accusa la Lega Araba di farsi strumentalizzare dagli Stati Uniti, da Israele e dalla Nato. Nonostante le scuse di un rappresentante di Damasco per gli assalti ad alcune ambasciate di ieri, la Siria ha annunciato che non parteciperà ai Giochi panarabi in programma in Qatar a dicembre in segno di protesta contro la decisione della Lega Araba di sospenderla dall’organizzazione.
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