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Israele sul banco degli imputati per l’assalto a Mavi Marmara

Il Gotha di Israel Defence Forces (il Capo di Stato Maggiore generale Gabi Ashkenazi, il vice ammiraglio Eliezer Marom, il generale Avishai Levi, più il responsabile  dell’Intelligence Amos Yadlin, cui s’aggiunge il generale Aluf Tal Russo comandante della sede meridionale dell’Idf) è accusato dall’Alta Corte Criminale di Istanbul per l’arrembaggio alla Mavi Marmara avvenuto in acque internazionali il 31 maggio 2010 ( http://vimeo.com/12409330 ). L’imbarcazione navigava verso Gaza trasportando aiuti umanitari come forma di protesta contro il blocco illegale marino imposto da Tel Aviv quando fu assalita dal commando d’incursori della marina israeliana. L’intervento provocò nove vittime e oltre 40 feriti gravi, fra essi Süleyman Soylemez è in coma da due anni e mezzo. Martedì 6 novembre inizierà il processo voluto dai familiari delle vittime, tutti cittadini turchi, e dagli operatori umanitari feriti di nazionalità turca e di altri Paesi. Viene richiesto un risarcimento attorno ai 10 milioni di lire turche, accanto alla cifra e alla compensazione completa alle parti lese dei danni, materiali e non, si richiedono la fine del blocco navale per Gaza e la punizione legale dei citati responsabili. Ma c’è anche una chiamata di correo nei confronti del Capo di Stato di Israele Shimon Peres, del premier Bejamin Netanyahu, del ministro della Difesa Ehud Barak, del ministro degli Esteri Avigdor Lieberman.

Per due anni la magistratura turca ha svolto un’accurata indagine accogliendo i richiami degli avvocati delle parti offese attorno a quanto previsto dagli articoli 12 e 13 del Codice Penale turco in materia di Giurisdizione Universale. Simili operazioni contravvengono gli accordi della Convenzione sulla navigazione sancita dall’Onu, com’è nuovamente accaduto nel recente caso del veliero Estelle, anch’esso bloccato dalle forze d’Israele fortunatamente senza colpo ferire per quanto si sono ripetuti sequestro di battello ed equipaggio. La Convenzione calcola in 12 miglia l’area di giurisdizione marina da parte di ogni nazione, invece Israele ha fermato l’Estelle a 30 miglia marine e abbordato Mavi Marmara a ben 72. Gli interventi fuori dalla distanza delle 12 miglia devono essere giustificati da concreti sospetti per tratta di persone, commercio di armi, droga oppure atti di pirateria e trasmissioni non autorizzate. Nessuno di questi casi riguardavano l’Estelle né i battelli della Freedom Flotilla 2010 e 2011. Nei confronti di Mavi Marmara le dichiarazioni del governo israeliano lanciarono sospetti di presenza di terroristi a bordo. Ipotesi cadute nel vuoto perché fra equipaggio e passeggeri c’erano solo professionisti (giornalisti, medici, psicologi, avvocati, operatori sanitari) e attivisti umanitari che sostengono i diritti dei popoli oppressi.

Tutti e nove gli uccisi sono stati colpiti da armi da fuoco in punti vitali, cinque alle spalle, tre con spari alla nuca fra essi il diciannovenne Furkan Doğan, mentre il noto giornalista Cevdet Kılıçlar è stato freddato con un unico colpo in mezzo agli occhi. Nel documento frutto di un’accurata inchiesta attuata dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite s’evidenzia come Israele abbia violato trattati e leggi  internazionali commettendo crimini efferati: assassinio, torture e trattamento inumano verso feriti e passeggeri che sono stati sequestrati e arrestati arbitrariamente. In un proprio comunicato l’IHH, l’organizzazione umanitaria turca principale organizzatrice della Freedom Flotilla 2010, afferma “I crimini commessi a bordo della Mavi Marmara erano rivolti non solo contro i passeggeri dell’imbarcazione ma contro la comune coscienza del mondo che era lì riunito in rappresentanza di diversi gruppi etnici e religiosi. Contro di loro i comandanti israeliani hanno violato diritti dell’intera umanità. In linea coi princìpi di giustizia tale responsabilità per l’attacco dovrebbe essere provata prima di un onesto processo. Pensiamo che sia molto importante per i media seguire il dibattimento e offrire una copertura d’informazione sui risvolti giudiziari del caso”.

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