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Grecia: indagano su debito e fascisti, giornalisti in manette

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E’ una vera e propria offensiva in grande stile quella in corso in Grecia contro giornalisti critici o semplicemente troppo curiosi.
In particolare contro quelli che, indipendentemente dal proprio punto di vista politico, stanno ficcando il naso in due questioni che chi governa ritiene tabù: le connivenze tra i nazisti e la polizia, il debito e l’evasione.

Uno dei casi più recenti e meno noti in Italia è sicuramente quello di un uomo di 35 anni che, lo scorso 29 ottobre, è stato arrestato dalla Polizia. Gli agenti hanno letteralmente assaltato il suo appartamento nell’isola di Corfù e lo hanno portato via ammanettato, con accuse paradossali come ‘violazione della privacy’, ‘oltraggio a pubblico ufficiale’ e ‘diffusione di notizie false che possono destabilizzare il paese’. La ‘colpa’ dell’attivista? Aver pubblicato sul suo profilo Facebook e poi sul suo blog alcune foto, scattate il giorno prima durante la parata realizzata per la festa nazionale del 28 ottobre. Foto che ritraevano alcuni poliziotti in tenuta antisommossa mentre chiacchieravano e scherzavano amabilmente con alcuni neonazisti di Alba Dorata. Che, dopo le chiacchiere, sono passati ai fatti, malmenando sotto gli occhi compiaciuti degli agenti alcuni manifestanti di sinistra che lanciavano slogan contro il governo, la troika e la violenza fascista.


L’ultimo caso di censura violenta da parte degli apparati di potere ellenici si riferisce a Spiros Karatzaferis, giornalista dell’emittente Art TV (nonché fratello di Iorgos, leader del partito di destra Laos caduto in disgrazia dopo l’ascesa di Alba Dorata). Karazaferis è stato arrestato mercoledì notte da un gran numero di poliziotti, sia in uniforme che in borghese, che lo hanno aspettato all’uscita della sede della televisione e lo hanno prima condotto in commissariato e poi nel carcere ateniese di Korydallos, con l’accusa di ‘violazione di dati personali’ in relazione a una vecchia querela. Ma lo spiegamento di forze utilizzato ha rivelato che il motivo del suo arresto era un altro. Infatti pochi minuti prima Karatzaferis aveva annunciato in diretta di essere in procinto di svelare documenti riservati – forniti da Anonymous dopo un attacco hacker ai server del Ministero delle Finanze – in grado di dimostrare che i dati sul debito ellenico erano stati alterati, visibilmente aumentati per ottenere gli ‘aiuti’ economici dei creditori internazionali. E per poter giustificare le manovre adottate negli ultimi anni dai vari governi a base di licenziamenti, tagli e nuove tasse.
“Mi hanno arrestato per intimidirmi, ma le mie rivelazioni continuano – ha detto il giornalista poco prima di comparire davanti al Pubblico Ministero che ha confermato la detenzione – Apparentemente sono portato in giudizio su una questione di dati personali ma ero stato già assolto. Non fatevi intimidire, sono pronto ad andare anche a Korydallos ma i documenti della Ragioneria Generale sugli swap e sul debito vedranno la luce del giorno sulla radio ART TV e sul mio blog. Coloro che hanno ordinato il mio arresto hanno commesso un grosso errore e calunniano, ancora una volta, la Grecia. I media stranieri lo tratteranno ampiamente e il caso ha già raggiunto il Parlamento europeo”.

Lunedì invece a subire la censura, pure senza finire in manette, erano stati Marilena Katsimi e Costas Arvanitis, conduttori di un talk show televisivo su una delle reti della televisione di stato. Fatti fuori su due piedi dopo che avevano ricordato che le perizie mediche realizzate da un ospedale di Atene avevano confermato la denuncia di un gruppo di antifascisti arrestati e pesantemente torturati da agenti di polizia legati all’organizzazione neonazista Chrysi Avgi.

E prima ancora a finire in manette era stato invece Kostas Vaxevanis, un noto giornalista d’inchiesta «colpevole» di aver pubblicato nomi e cognomi di 2.059 presunti evasori fiscali greci sulla sua rivista Hot Doc, contenuti nella cosiddetta ‘Lista Lagarde’, e detentori di conti correnti in una banca svizzera per un valore di circa 2 miliardi di euro. Lista entrata in possesso delle autorità elleniche e dell’allora governo socialista già nel 2010, senza che nessuno – neanche la Guardia di Finanza di Atene, lo Sdoe – si sia premurato finora di indagare. Anzi, Vaxevanis è stato arrestato sabato scorso mentre parlava alla radio ‘Kokkino’, emittente di Syriza, scatenando la rabbia degli ascoltatori e dei dirigenti del partito.
Mentre scriviamo il 46enne direttore di ‘Hot Doc’ è davanti ai giudici di Atene, accusato di ‘violazione della privacy e di diffusione di dati personali’, reati lievi che non portano praticamente mai all’arresto. Tranne che nel suo caso, anche se poi le autorità hanno dovuto rilasciarlo in attesa di un eventuale processo. “Ho le prove che numerosi politici sono coinvolti nello scandalo della lista sugli evasori fiscali in Grecia” aveva detto il cronista dopo il suo arresto, avvertendo che “ci sono nomi sulla lista riconducibili a società offshore e che hanno legami con il governo”. E poi ancora: “la Grecia è un Paese governato da una casta di politici potenti e da una ricca elite. Questo circolo esclusivo di potenti è impegnato in attività illegali. Quindi, attraverso le necessarie leggi, legalizza tali attività garantendosi l’impunità”.
In un’intervista al quotidiano italiano La Stampa quello che in molti hanno ribattezzato l’”Assange ellenico” ha denunciato che “in Grecia ci sono persone che ormai mangiano i rifiuti e altre che hanno conti illegali all`estero. E negli ultimi due anni tutti i governi si sono sempre comportati come se quell`elenco non esistesse, hanno detto bugie e a noi non è rimasta altra scelta che quella di cercare e di dire la verità”.
Alcuni esperti considerano la lista pubblicata da Vaxevanis una ‘bufala’, o comunque una versione del vero elenco purgata dei nomi più compromettenti. Forse. Ma l’isteria con cui si sta muovendo il governo ellenico contro i giornalisti dimostra che la posta in gioco è alta.

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