Quando abbiamo intitolato uno dei nostri editoriali “Dovete morire” a qualcuno è sembrato eccessvo. Oggi il corrispondente da Atene descrive una “catastrofe umanitaria” in atto all’interno della più antica civiltà europea, in tempo di pace e dentro quell’uniione monetaria che doveva garantire benessere perenne per tutti i soci dell’Unione.
Non ci piace aver ragione quado la tragedia si verifica.
Ma questa constatazione ha una sua utilità: per cambiare il futuro bisogna cambiare il presente. Non abbiamo bisogno di altri governi “montiani” più di quanto non abbiamo bisogno di morire di fame o, come accade ai poveri greci, di qualsiasi altra malattia.
Istruttiva lettura a tutti.
La Troika chiede di tagliare metà del debito della Grecia. Anche l’Olanda favorevole a un condono
La Bce ed il Fmi avrebbero chiesto un drastico taglio del debito della Grecia, pari alla metà, per salvare Atene ancora in attesa del prossimo miliardo di aiuti. Lo rivela “Spiegel” on line riferendo che nei confronti in corso con i Paesi dell’Eurozona, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale (la cosiddetta Troika) avrebbero chiesto ai Paesi creditori di rinunciare alla loro metà di credito, così da portare il debito pubblico di Atene dal 144% al 70% entro il 2020.
Il settimanale tedesco sottolinea comunque le difficoltà di arrivare a un accordo sul taglio del debito della Grecia nell’incontro dell’Eurogruppo, che si riunisce oggi, anche se per Bce e Fmi la misura sembra inevitabile.
La Germania, sottolinea ancora il settimanale tedesco, continua ad essere contraria al taglio del debito greco e continua a voler puntare sulla riduzione degli interessi della Grecia rispetto agli aiuti.
Ma secondo Joerg Asmussen, componente del board della Bce, il taglio del debito della Grecia non rientra nelle trattative sul prossimo budget di aiuti.
Asmussen ha quindi auspicato che domani i ministri delle Finanze dell’Eurozona trovino un’intesa al vertice di Bruxelles in vista del prossimo via libera a una nuova tranche di aiuti alla Grecia di almeno 31,2 mld di euro.
La posizione dell’Olanda
I debiti greci dovrebbero essere condonati il più presto possibile, altrimenti gli investimenti nel Paese rimarranno a livelli molto bassi, l’economia continuerà ad indebolirsi e la possibilità di essere ripagati si allontanerà sempre di più. L’invito arriva dall’agenzia di analisi e previsioni economiche del governo olandese CPB. Secondo il presidente dell’agenzia, Coen Teulings, riporta l’agenzia Bloomberg dopo un’intervista televisiva, i creditori di Atene non saranno ripagati tanto facilmente. Per questo i debiti del Paese dovrebbero essere condonati, lasciando all’economia lo spazio per ripartire. Teulings ritiene inoltre che il limite europeo del 3% nel rapporto deficit/pil dovrebbe essere sospeso nell’attuale fase di crisi economica in favore di piani per il rilancio dell’economia.
Secondo Norbert Barthle, portavoce della Cdu della cancelliera tedesca Angela Merkel, ci sarà un’intesa sul debito greco nell’Eurogruppo in programma domani tra i ministri delle Finanze dell’area euro. L’eventuale accordo verrà poi discusso dal Parlamento tedesco il prossimo 30 novembre.
da IlSole24Ore
Un milione di malati in fila, greci curati dalle Ong
Catastrofe umanitaria innescata dai tagli alla sanità
DAL NOSTRO INVIATO
ETTORE LIVINI
ATENE — Helena Dimitriadis e il suo bel pancione («di sette mesi, due gemelli!») oggi ce l’hanno fatta. «I novecento euro da pagare per esami e parto non ce li ho», si scusa lei. Così stamattina si è alzata alle 6.30, ha preso il tram dal Pireo e adesso è in pole position («devo fare la flusso-metria doppler») tra i fantasmi della sanità greca in coda sotto il tiepido sole ateniese davanti alla porta dell’ospedale di Doctors of the World, ad Atene. Il serpentone umano dietro di lei è colorato e lungo. Duecento persone in paziente attesa di una visita o di una vaccinazione gratuita nella clinica della Ong, l’avamposto di quegli 1,2 milioni di “dannati” che — per il solo peccato di essere disoccupati da più di un anno in Grecia (e in Europa) — hanno perso il più elementare dei diritti: quello alla salute. Un esercito invisibile senza mutua, cure e medicinali se non a pagamento.
«Vede la gente là sotto? — dice amaro dal suo studio Nikitas Kasaris, responsabile di Doctors of the World — . E’ una catastrofe umanitaria. Ogni giorno la coda è più lunga. Siamo sull’orlo del crac sociale». La Troika ha acceso i fari sulla tragedia del bilancio ellenico. Ma lontano dai riflettori della crisi finanzia- ria «si sta consumando una tragedia silenziosa» dove i danni non si contano in euro ma in vite umane. Soldi, nel paese, non ce ne sono più. «Ed essere poveri e malati nella Grecia di oggi è un’Odissea», assicura quello che qui tutti chiamano l’angelo di Atene.
L’austerity ha costretto il governo a ridurre da 15 a 11,5 miliardi in tre anni i fondi per la sa nità. Obiettivo ufficiale: ridurre gli sprechi in un sistema dove per farsi operare bisognava pa gare una “falekaki” (alias maz zetta) tra 150 e 7.500 euro (dati Transparency International) e dove le forniture ospedaliere costavano quasi il doppio del re sto dell’Europa. I risultati sono stati però differenti. «Abbiamo innescato una bomba ad orolo geria pronta a scoppiare», dice Katerina Kanziki, 25enne infer miera volontaria alla clinica di Psiri. «Le nostre farmacie hanno finito le scorte di 100 medicinali di prima necessità tra cui insuli na e ipertensivi» ha annunciato venerdì l’associazione panelle nica di settore. «Abbiamo esau rito gli anti-retrovirali per i ma lati di Aids e non ci sono soldi per ordinarli», hanno scritto al mi nistero della salute i medici del lo Tzaneio al Pireo. «Noi siamo senza siringhe, guanti chirurgi ci e cotone per operare la gente», snocciola Thomas Zelenitas, rappresentante dei dipendenti dell’ospedale Geniko Kratico.
Appelli destinati a cadere nel vuoto: lo Stato versa in ritardo di mesi gli stipendi ai medici e molte multinazionali (la Merck l’ha fatto persino con un anti-cancro) hanno sospeso o rallentato le forniture di farmaci perché la Grecia, in arretrato di 2 miliardi, non onora i suoi debiti sanitari. Il risultato è scontato: festeggiano virus e parassiti (nell’Est dell’Attica è ricomparsa dopo decenni una forma endemica di malaria) e pagano i più deboli. «Tre anni fa da noi venivano so lo immigrati — calcola Kasiris — . Oggi il 50% dei pazienti di Doc tors of the World è greco». Chri stos Kasirs, appoggiato al suo bastone di ciliegio di fronte alla farmacia di piazza Dragatsa niou ad Atene, è una delle vittime collaterali di questo disastro. «Guardi qua — borbotta aggrottando le sopracciglia bianche — 75 euro per 12 pastiglie». Lui degli antiartritici non può fare a meno («senza, non riesco nemmeno ad alzarmi dalla poltrona…». Il problema è che la ricetta della mutua che ha in tasca è carta straccia. Il governo non rimborsa le farmacie. E loro, per rappresaglia, fanno pagare il prezzo pieno ai clienti.
«Non ho scelta! — dice Maria Hatzidimitriou, farmacista con i capelli rossi e gli occhi color ghiaccio che ha fatto strapagare gli antiartritici a Christos — . Cosa crede? Spiace anche a me. E a chi ha bisogno davvero facciamo credito. Lo Stato mi deve 40mila euro. Se va avanti così, chiudo». Come è successo a cento suoi colleghi che negli ultimi mesi si sono visti sequestrare il negozio dalle banche.
«E’ vero, le cose vanno male. Ma stiamo provando a rimettere in piedi un sistema al collasso — dice dal suo ufficio vista Egeo Michael Theodorou, numero uno di Evangelismos, l’ospeda le più grande del Paese —. Guardi i nostri conti: nel 2009 spendevamo 157 milioni l’anno, oggi siamo a 113 senza aver tagliato servizi e qualità». Un miracolo? No, basta andar giù di forbice dove gli sprechi sono più evidenti. «Fino a tre anni fa il corpo medico prescriveva i farmaci più costosi e incassava sotto banco le mance delle compagnie farmaceutiche», racconta in corridoio uno dei più noti fisioterapisti dell’istituto. Oggi si comprano i medicinali on line, privilegiando i generici, e i risultati si vedono: «Il costo dei farmaci è crollato in due anni da 39 a 26 milioni malgrado i pazienti siano cresciuti del 20%», conferma Theodorou.
Peccato non sia bastato a debellare i “furbetti della corsia”. «Che devo fare? Mi hanno ridotto lo stipendio da 1.300 a 900 euro — ammette un pediatra dell’ospedale — e ho il mutuo da pagare. Non ho scelta, curo in nero molti più pazienti di prima!». Vecchia storia. Quando gli agenti del fisco di Atene hanno passato ai raggi X i 150 primari di Kolonaki, il quartiere più elegante della capitale, hanno scoperto — senza sorprendersi più di tanto — che più della metà dichiarava meno di 30mila euro l’anno. Pagassero le tasse pure loro, forse i gemelli di Helena potrebbero davvero sperare di vivere in un Grecia migliore di questa.
da Repubblica
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