L’Assemblea Costituente approva nella notte tutti i 234 articoli alla presenza di 85 membri. Alcuni laici e copti avevano abbandonato l’aula in segno di protesta con la maggioranza islamica. Secondo il Presidente l’80% dei cittadini concorda con la scelta e lo si vedrà fra due settimane alle urne. L’accelerazione è invece giudicata forzosa dall’opposizione, Moussa l’ha definita un “non senso che incrementa i risentimenti”. I tanto dibattuti punti caldi relativi alla minaccia della legge islamica svaniscono in articoli come il secondo in tutto eguale alla vecchia costituzione del 1971 che ribadisce come, nella Repubblica egiziana, i princìpi della legge islamica siano fonte del diritto. Né più né meno dei tempi di Sadat e Mubarak. Fra gli altri articoli, molti dei quali approvati all’unanimità, il terzo garantisce a cristiani ed ebrei di far ricorso alle leggi previste dalle proprie religioni su questioni personali. Quattro membri hanno obiettato l’articolo 4 relativo al ruolo di Al-Ahzar, dichiarato organismo islamico indipendente per lo studio e l’insegnamento di quella religione per i quali riceverà fondi dallo Stato.
Fra le novità l’articolo 31 che introduce la categoria etica di dignità, protetta dallo Stato. Mentre l’articolo 36 sancisce che i detenuti non possono essere torturati né umiliati e devono essere rinchiusi in un luogo “moralmente appropriato”. Il termine “tortura” appare per la prima volta perché i precedenti regimi negavano che i cittadini la subissero. L’articolo 43 garantisce la libertà d’espressione, il 48 la liberà dei media che non possono essere controllati, intralciati o chiusi se non dai giudici. L’articolo 50 garantisce il diritto di assemblea pubblica e protesta disarmata. Alcuni articoli riguardano esplicitamente le Forze Armate. Il 195 ricorda che appartengono al popolo, hanno la missione di proteggere il Paese, hanno un Consiglio Supremo organizzato dalla legge, devono controllare e vietare corpi paramilitari. Il 196 afferma che il Ministro della difesa è il comandante generale delle Forze Armate. Il 197 ribadisce che la legge organizza la mobilitazione dei militari, la loro condizione di servizio, promozione e ritiro. Secondo il 198 il Consiglio Nazionale di Difesa è costituito e diretto dal Capo di Stato e include il Premier, gli speaker dei due rami del Parlamento, i Ministri della difesa, degli esteri, dell’interno e delle finanze, il capo dell’Intelligence e di quella militare, il comandante in capo delle Forze Armate. Nel caso di dichiarazione di guerra il Presidente consulta tale Consiglio oltre a ricevere l’approvazione del Parlamento.
In merito alla tanto dibattuta questione della legge islamica a uscirne delusi sono proprio i salafiti che volevano un’applicazione totale della Sha’ria. In una conferenza stampa indetta giovedì notte le maggiori componenti salafite (Fronte salafita, Partito della Costruzione e Sviluppo salafita, Salafiti rivoluzionari e altri minori) valutavano inaccettabile per l’orientamento ideologico del Paese che si fosse presa una decisione sminuente verso la totalità della legge islamica. Hanno ribadito l’appoggio al Presidente Mursi che non è incondizionato, ma tiene conto dell’attacco che la Rivoluzione sta subendo da parte di feloul pronti a usare la buona fede di molti laici. Secondo i salafiti a Tahrir si ritrovano tanti egiziani che hanno lottato insieme agli islamici per abbattere Mubarak, ma anche sostenitori del vecchio regime, coloro che fino a giugno puntavano su Shafiq e vogliono tornare al vecchio Egitto. Fra costoro ci sono quei giudici insediati all’epoca del raìs (come il procuratore generale Meguid Mahmoud recentemente pensionato) che dietro al princìpio dell’indipendenza della magistratura nascondono la volontà di ostacolare il cambiamento. Lo dimostrerebbero le sentenze favorevoli ai responsabili dei massacri nei giorni della Rivoluzione. Anche uomini come ElBaradei, defilato nei mesi della rivolta e da qualche mese tornato a occuparsi di politica col suo Fronte Costituzionale, è considerato dai salafiti un mistificatore per aver dichiarato in un’intervista a Der Speigel “…che i membri dell’Assemblea Costituente vogliono vietare la musica, negano l’Olocausto e condannano la democrazia”.
Così lo sheikh di Ahzar Atef Fathy ha ricordato come le scelte di Mursi stiano proteggendo le istituzioni ancora in vita come il Consiglio della Shura che dovrebbe avere funzioni deliberanti sino all’elezione della prossima Assemblea del Popolo. Sempre fra i leader salafiti c’è chi ha sottolinea come chi non vuole lo scambio di idee è proprio la parte secolare più implicata col vecchio regime che sta spaccando una nazione. Finora i cittadini si confrontavano, un esempio si era avuto ad agosto proprio a Tahrir che ospitò, pur su lati e con parole d’ordine opposti, islamisti e laici. Ora si è passati alla violenza. Già nei giorni scorsi la Fratellanza aveva lanciato il sospetto che a fomentare l’assalto alle sue sedi ci fossero i famigerati agitatori prezzolati. E mentre stamane è attesa ulteriore affluenza nel sit-in di Tahrir, la Fratellanza ha fatto sapere che per evitare tensioni non chiederà quella piazza per lo svolgimento della manifestazione a sostegno del Presidente. In un primo momento la manifestazione sembrava cancellata, pare invece che si terrà domani nel dipartimento di Giza. Lontano dunque dai palazzi del potere e dal simbolo della Rivoluzione di cui laici e islamisti s’accusano reciprocamente di tradimento.
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