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Tunisia: è iniziata la rivoluzione 2.0?

Dopo due giorni di proteste anti-governative e duri scontri con la polizia ieri nella città del nord della Tunisia di Siliana era tornata una calma “precaria”. Gli scontri hanno causato almeno 250 feriti, quasi tutti tra i manifestanti, contro i quali le forze di sicurezza hanno usato una violenza inaudita: molti i manifestanti pestati a sangue, spropositato l’uso di gas lacrimogeni, spari contro la folla che protestava contro la disoccupazione e l’immobilismo del governo.

Ma nonostante la ‘tregua’ l’Unione dei lavoratori tunisini ha rinnovato l’appello allo sciopero generale e ha ribadito le rivendicazioni della piazza: dimissioni del governatore (evacuato mercoledì dalla Polizia per motivi di sicurezza), varo di misure per contrastare la disoccupazione e facilitare lo sviluppo economico della regione. Da Tunisi, la coalizione al governo guidata dal partito islamico e liberale Ennahda ha condannato le proteste puntando il dito contro presunte forze controrivoluzionarie. Ma anche all’interno del partito vicino alla corrente internazionale dei Fratelli Musulmani non mancano le voci critiche sulla gestione repressiva del disagio della popolazione dei territori più poveri del paese.

A Siliana nei giorni scorsi il governo ha inviato addirittura unità dell’esercito, che ha usato ruspe e mezzi blindati per riuscire a superare i blocchi stradali organizzati dagli abitanti, in particolare dai giovani.

Ieri nella località nuovi scontri, anche se meno pesanti dei giorni precedenti, si erano registrati tra centinaia di giovani e lavoratori e la polizia in assetto antisommossa intervenuta per disperdere una manifestazione che ribadiva la richiesta di destituzione immediata del governatore e la scarcerazione di tutti i manifestanti arrestati nei giorni scorsi e lo scorso anno. Alla fine si sono registrati 3 feriti.

E oggi manifestazioni a sostegno delle rivendicazioni degli abitanti di Siliana – che poi sono le stesse portate in piazza in numerose regioni del paese in questi mesi – si sono svolte tra ieri e oggi in diverse importanti città tunisine, compresa la capitale. A Tunisi alcune centinaia di persone riunite nel centrale viale Bourghiba hanno cantato oggi slogan contro il governo. Marce di solidarietà con la popolazione di Siliane in rivolta si sono tenute anche a Sfax, ad Al Kaf e a Kairouan.

Ma nella capitale ieri il clima era diventato incandescente quando centinaia di persone si erano radunate sotto la sede del Ministero degli Interni per protestare contro la povertà, la repressione poliziesca. I manifestanti hanno scandito slogan a favore della “caduta del regime” e di una “nuova rivoluzione”, riprendo motti e rivendicazioni che nel 2011 hanno portato alla destituzione e poi alla cacciata del dittatore Zine el-Abidine Ben Ali. Per disperdere i giovani la Polizia è intervenuta duramente caricando i manifestanti e utilizzando i lacrimogeni.

A Siliana intanto gli abitanti si sono organizzati in comitati di quartiere per vigilare nel corso della notte e fronteggiare eventuali incursioni delle forze di sicurezza. “A Siliana la rivoluzione non ha cambiato nulla – scrive oggi il quotidiano La Presse – perché i poveri sono diventati più poveri e il tasso di disoccupazione è rimasto fermo al 23%. Siliana, o come la chiamano alcuni il granaio di Roma… è oggi dimenticata dal governo centrale”.

Il principale sindacato del Paese, l’Ugtt, ha organizzato una simbolica marcia degli abitanti di Siliana verso Tunisi (a 120 km di distanza) che ha richiamato migliaia di partecipanti: alcuni si sono mossi a piedi, altri in auto o moto. “Con le nostre anime e il nostro sangue ci sacrificheremo per Siliana” hanno cantato i partecipanti al corteo iniziando la marcia.

Nel tentativo di placare gli animi il governo centrale ha disposto oggi il divieto per i poliziotti in servizio di ordine pubblico di usare i fucili a pallettoni, che sparano pallini che a Siliana hanno causato ferite molto gravi a circa 300 persone da quando martedì è esplosa la rivolta. Ad almeno una decina di persone i pallini hanno causato ferite gravi, con le persone colpite che hanno perso un occhio o rischiano di perderlo.

silianaferiti

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