Asunción, 16/08/2014
Dopo il primo anno di governo golpista paraguaiano gli scorsi 13, 14 e 15 agosto hanno visto le prime grandi mobilitazioni delle organizzazioni sociali e politiche della sinistra.
Dopo due giorni di agitazione nelle varie regioni del Paese, lo scorso 15 agosto circa 10 mila manifestanti si sono riversati nelle strade della capitale Asunción, mentre la politica ufficiale e il Partido Colorado (“Alianza Nacional Republicana”) festeggiavano il primo anno di governo dell’imprenditore Horacio Cartes.
Il paese sudamericano, sull’onda della “svolta a sinistra” impressa al continente dal Venezuela di Hugo Chavez e dalla Bolivia di Evo Morales, nel 2008 aveva visto spezzarsi 50 anni di governo (di cui 35 di dittatura) del Partido Colorado, ad opera del Frente Guazu (“frente amplio”), coalizione di partiti di centro e di sinistra guidata dall’ex vescovo vicino alla teologia della liberazione Fernando Lugo.
Il governo progressista, pur con i limiti connaturati all’eterogeneità delle forze che lo sostenevano, si era reso protagonista di un processo di democratizzazione delle istituzioni, di lotta alla corruzione e di denuncia dei crimini della dittatura, mentre sul piano internazionale si era assistito ad un avvicinamento alle organizzazioni del Mercosur e dell’Alba e al conseguente allontanamento dal tradizionale assoggettamento alle politiche degli Stati Uniti.
Ció non é andato giú allo zio Sam e allo storico Partido Colorado, che due anni fa ha rotto radicalmente quel percorso con un colpo di stato costituzionale (attraverso un procedimento per impeachment) e la formazione di un nuovo governo, prontamente riconosciuto dalle cancellerie europee e nordamericane, da Israele e anche dal Vaticano.
In un anno di governo il presidente Cartes ha dato nuovo impulso alle politiche neoliberiste e di privatizzazione nel paese, con la svendita delle terre dello Stato, l’appalto della gestione delle scarse infrastrutture nazionali ad aziende multinazionali e l’afflusso di capitali tramite la legge di “alleanza pubblico-privata”(APP), affiancata dalla diminuzione dei sussidi ai trasporti e conseguente aumento dei biglietti.
Alle politiche antipopolari attuate da Cartes si é accompagnata la crescente militarizzazione del paese, con l’arrivo di un certo numero di consiglieri militari del Mossad israeliano in chiave “antiterroristica” contro la debole guerriglia dell’EPP (Ejercito del Pueblo Paraguayo), e la colonizzazione di vaste aree statali concesse dal nuovo governo golpista all’esercito statunitense, che vede oggi l’effettiva presenza di 600 marines sul territorio nazionale del paese, destinati peraltro ad aumentare.
Enorme é la tensione sociale accumulata dalla debolezza del processo di transizione alla democrazia iniziato nell’89, dall’aggressione del capitale multinazionale di origine nordamericana, brasiliana e argentina soprattutto per quanto riguarda la produzione agrícola e l’allevamento intensivi per l’esportazione con la conseguente espulsione di migliaia di contadini dalle proprie terre.
Il principale terreno di scontro sociale e político é infatti rappresentato proprio dalla proprietá della terra, che vede la concentrazione dell’80% dei terreni coltivabili nelle mani del 2,5% della popolazione; secondo la Coordinadora de Derechos Humanos de Paraguay (Codehupy), dall’inizio del periodo “democratico” fino al 2013 piú di 115 militanti di organizzazioni contadine sono stati assassinati dalle forze repressive dello Stato o direttamente dalle “polizie private” dei latifondisti. Circa 200 mila persone nella sola capitale Asunción vivono nelle “favelas”, la maggior parte dei quali contadini costretti a vendere i terreni o espropriati dai latifondisti e rifugiati in cittá in cerca di un impiego quale che sia.
In questo contesto si inserisce la tre giorni di mobilitazione, animata dal Frente Guazu, composto dalle organizzazioni progressiste fino al Partito Comunista, insieme alle piú grandi organizzazioni sindacali urbane e rurali come la Federacion Nacional Campesina (FNC) riconducibili al partito maoísta Partito Paraguay Puahyra (PPP). Mobilitazione che ha sottolineato la necessità di convocare un “Congresso Democratico del popolo” alternativo al Congresso Nazionale – il Parlamento – espressione dell’oligarchia, che possa essere uno spazio di discussione politica delle forze popolari. Inoltre si afferma la necessità di un secondo sciopero generale dell’era “democratica” per bloccare le privatizzazioni, nonché la denuncia della repressione specialmente ai danni delle occupazioni di terre dei contadini, esigendo la necessitá inmediata di una riforma agraria.
In Paraguay, con una politica in controtendenza rispetto a quelle del socialismo del XXI Secolo, la sinistra sociale e politica si prepara quindi a costruire una vera opposizione sociale e politica diffusa e popolare contro il governo golpista di Cartes. Un movimento diffuso, espressione della rabbia di migliaia di contadini e lavoratori paraguayani che subiscono lo scippo delle loro terre e dei loro diritti a favore dello strapotere sociale ed economico del grande capitale nordamericano.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa