Continua, almeno nelle rilevazioni degli istituti demoscopici, l’irresistibile ascesa del partito della sinistra ‘anticasta’ Podemos. Se si votasse ora nello Stato Spagnolo la nuova formazione politica vincerebbe le elezioni, piazzandosi al primo posto, davanti al Partido Popular – di destra – al governo e con un’ampia distanza rispetto all’attuale opposizione del Partido Socialista Obrero (Psoe) che cerca di rimontare dopo la scelta di un nuovo e giovane leader, Pedro Sanchez.
Secondo il sondaggio realizzato da My World per l’osservatorio della radio Cadena Ser, del gruppo Prisa (vicino ai socialisti), il partito guidato da Pablo Iglesias otterrebbe il 27,5% dei consensi, seguito dal PP con il 24,6% dei voti (registrando un tremendo tracollo dalle scorse elezioni quando si aggiudicò la maggioranza assoluta dei seggi) e con il Psoe relegato al terzo posto con un misero 19% dei suffragi.
Sia il PP che il Psoe crollano visibilmente rispetto alle ultime elezioni politiche del novembre 2011 (e anche rispetto alle europee dello scorso anno, le prime alle quali partecipò con buoni risultati Podemos, da poco fondato): ben 20 punti il partito al governo e 10 punti il socialista, che assieme sommano il 43,6% dei consensi e, dunque, se decidessero di governare insieme dovrebbero forse addirittura far ricorso agli eletti di qualche formazione minore centrista o regionalista.
Nel terremoto politico provocato dalla fine della tradizionale alternanza al potere fra i due principali partiti ritenuti dagli elettori responsabili della tremenda crisi sociale ed economica che investe il paese, il sondaggio registra anche un testa a testa fra le formazioni cosiddette “costituzionaliste” (di fatto nazionaliste e centraliste di cultura liberale) che si contendono il centro: Union Progreso y Democracia (UPyD), il partito dell’ex esponente della destra socialista Rosa Diez, che si attesta come quarta forza politica con il 5,5% dei consensi, incalzato dall’avanzata di Ciudadanos, una formazione simile guidata dal catalano Albert Rivera, che al suo esordio a livello statale otterrebbe il 5% dei consensi. Che l’ascesa di Podemos contenda elettori di sinistra a Izquierda Unita (IU) è evidenziato dal fatto che quest’ultima formazione scivola al sesto posto, con solo il 3,7% dei voti, la metà di quelli ottenuti alle politiche del 2011. Prima dell’ascesa del nuovo partito “anticasta” alla Sinistra Unita – che riunisce comunisti, ex comunisti ed eco-socialisti – i sondaggi attribuivano invece tra il 10 e addirittura il 15%. Certo la coalizione di sinistra ci mette del suo, come ad esempio in Andalusia, dove recentemente Izquierda Unida ha deciso di riconfermare la collaborazione nel governo regionale con i socialisti suscitando l’ira di numerosi dirigenti e quadri dell’organizzazione interni o vicini al sindacato conflittuale Sat che in segno di protesta hanno abbandonato la formazione politica oppure hanno congelato la tessera e la loro partecipazione agli organi dirigenti.
Secondo alcuni sondaggi ci potrebbe essere una forte affermazione di Podemos anche nel Paese Basco a scapito non solo dei partiti della ‘casta’ ma anche di Eh Bildu, coalizione di una sinistra indipendentista spessa afasica sui problemi sociali.
Ma il serbatoio di sinistra non è il solo, con parte dell’elettorato socialista, ad alimentare il partito di Iglesias che – secondo gli analisti di Muy World – drena anche il così detto ‘voto orfano’, ovvero le schede bianche o nulle e i voti di parte degli astenuti alle ultime politiche. Ma catalizza anche il voto di protesta del PP, dato che il 10% dei suoi vecchi votanti si dice disposto ad appoggiare Podemos che con il passare del tempo sta progressivamente utilizzando messaggi politici più ambigui e generici rispetto al passato per cercare di attirare consensi anche dall’elettorato di destra e conservatore.
Podemos, con la sue proposte programmatiche di un aumento significativo del salario minimo, di riduzione della giornata lavorativa e dell’età pensionabile e di una riforma dell’educazione, oltre alla lotta alla corruzione e all’evasione fiscale, si propone come catalizzatore non solo del voto di protesta, ma di quello trasversale dei cittadini più colpiti dalla crisi, senza fare molte differenze tra piccoli imprenditori e operai, disoccupati e professionisti con un discorso prevalentemente interclassista.
Fra coloro che dichiarano di essersi impoveriti negli ultimi anni, Podemos ottiene un 28% dei consensi, una percentuale che invece si riduce al 23% fra quanti non hanno visto variare il proprio livello di vita. E, nonostante la demonizzazione che proviene dalle file dei Popolari, il leader Pablo Iglesias, docente di Scienze Politiche, non sembra suscitare particolari timori nell’elettorato, nonostante accuse spesso pacchiane e inverosimili – essere affini all’organizzazione basca Eta, essere emissari dei governi di Cuba e Venezuela ecc – dal momento che il 44% degli intervistati crede che potrebbe essere il miglior premier di Madrid nei prossimi 4 anni. Iglesias nella classifica delle preferenze personali è seguito dal socialista Pedro Sanchez (32%), mentre l’attuale premier Mariano Rajoy, che ha annunciato la sua ricandidatura, è gradito solo al 23% degli intervistati.
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Soldato Kowalsky
A me risulta che Izquierda Unida terrà un referendum a Luglio per decidere cosa fare in Andalusia alle elezioni del 2016.
E i sondaggi dicono anche altre cose, basta aprire la pagina di wikipedia…