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Colombia, anche i militari ai negoziati con le Farc

Il momento tanto atteso è arrivato pochi giorni fa: i negoziati di pace fra il governo e la guerriglia all’Avana in corso da ormai due anni tra alti e bassi e tentativi di boicottaggio hanno fatto un passo avanti con la partecipazione di un gruppo di alti ufficiali di Bogotà nel primo faccia-a-faccia con quelli che rimangono dei nemici.
La delegazione militare colombiana, formata da quattro generali e un ammiraglio, ha partecipato alla cosiddetta ‘Sottocommissione della fine del conflitto’, che lavora in parallelo alle trattative ufficiali con le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc).
D’ora in poi, la ‘Sottocommissione’ si riunirà gli ultimi tre giorni di ogni tornata di colloqui: per la parte governativa è guidata dal generale Javier Flórez, per quella ribelle dal capo del Bloque Sur della guerriglia comunista, noto con l’alias di Joaquín Gómez.
Ed il primo successo dei colloqui ai quali stanno partecipando anche i militari sembra essere stato già raggiunto, facendo ben sperare sulla continuazione del negoziato che vede impegnato l’attuale governo ma remare contro l’ex presidente di estrema destra Alvaro Uribe.
“A partire da oggi, il governo e le Farc lavoreranno in modo congiunto per pulire alcune aree rurali…Il nostro obiettivo principale con questi dialoghi è mettere fine al conflitto evitando così vittime future; per questo la proposta dello sminamento è un primo passo, ma un passo gigante verso la pace” ha affermato il capo negoziatore dell’esecutivo, l’ex vice presidente Humberto de la Calle, annunciando da Cuba il raggiungimento di un accordo fra le parti per la bonifica delle aree minate sparse nelle zone rurali del paese.
Come riferito ai giornalisti dal diplomatico cubano Rodolfo Benítez, il cui paese è garante dello storico negoziato, le parti hanno adottato l’intesa “con il fine di contribuire a generare le condizioni di sicurezza per gli abitanti che si trovano nelle zone di rischio per la presenza di mine, artefatti esplosivi improvvisati e munizioni inesplose”. Da Montería, nella Colombia settentrionale, dove si trovava in visita, il presidente Juan Manuel Santos ha definito l’accordo “un passo importantissimo e necessario che dimostrazione che effettivamente stiamo andando sulla strada corretta per mettere fine a un conflitto che ci ha dissanguato per oltre 50 anni”.
“Consegniamo al paese un accordo umanitario che comincia la pulizia e la decontaminazione dei nostri campi” ha detto da parte sua il capo negoziatore delle Farc, Iván Márquez.
Campi minati si contano attualmente in ben 668 dei 1100 comuni totali della Colombia: secondo dati della polizia, dal 1990 le mine antipersona hanno provocato 11006 vittime, fra morti e feriti.
Forte è l’aspettative che il coinvolgimento dei militari nelle trattative sia foriero della possibilità di tracciare la strada per arrivare a un cessate-il-fuoco bilaterale e definitivo, un obiettivo che il presidente Juan Manuel Santos si prefigge in tempi brevi.

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