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Ankara grida al complotto per gli attacchi del Dhkp-C

Rimane pesante il clima in Turchia dopo gli attacchi che tra martedì e mercoledì si sono conclusi con la morte di tre militanti dell’organizzazione comunista Dhkp-C e il decesso del procuratore che indagava sull’uccisione del giovanissimo Berkin Elvan da parte di un poliziotto mai individuato. Nonostante quanto affermato da diversi esponenti politici e responsabili della sicurezza turchi, i proiettili che hanno raggiunto il giudice Kiraz in conseguenza del blitz delle teste di cuoio al sesto piano del palazzo di giustizia di Caglayan, a Istanbul, sono stati addirittura dieci e non quattro o cinque. Segno che l’obiettivo dei reparti speciali della polizia era, oltre che giustiziare i due militanti del Fronte Rivoluzionario di Liberazione del Popolo, uccidere anche il procuratore.

Intanto il primo ministro Ahmet Davutoğlu è tornato ad agitare lo spettro del ‘complotto’ a proposito dell’omicidio del giudice Mehmet Selim Kiraz, che però come è ormai evidente a tutti è da addebitare agli agenti di polizia e non ai rapitori che lo avevano preso in ostaggio per chiedere verità e giustizia per la famiglia dell’adolescente morto lo scorso anno dopo 269 giorni di coma. Secondo Davutoglu i militanti autori del blitz nel palazzo di giustizia di Istanbul avrebbero avuto non meglio precisati ‘contatti esterni’. Non è la prima volta che il governo di Ankara ricorre allo spettro del complotto esterno, indicando a volte esplicitamente e a volte implicitamente l’imam Fethullah Gulen oppure il governo siriano, per giustificare eventi dietro i quali si celano evidenti responsabilità dell’establishment turco. Riferendosi ai membri del Dhkpc Şafak Yayla e Bahtiyar Doğruyol, Davutoglu ha detto nel corso di una conferenza stampa che “alcuni terroristi li hanno contattati dall’estero. La nostra intelligence sta lavorando. Troveremo i loro contatti”. Durante il suo intervento, il Primo Ministro ha anche difeso la scelta di indagare quattro importanti quotidiani turchi – tutti vicini all’opposizione – con l’accusa di ‘propaganda terrorista’ per aver pubblicato la foto di Kiraz mentre era in ostaggio dei due militanti della sinistra rivoluzionaria. Gli stessi quattro quotidiani che insieme a un’altra decina di giornali ed emittenti televisive sono stati esclusi dalla copertura mediatica dei funerali del giudice ucciso martedì.

Naturalmente i funerali dei tre militanti di sinistra uccisi martedì e mercoledì non hanno avuto alcuna copertura mediatica (nella foto quelli di Elif Sultan Kalsen), al contrario di quelli del magistrato celebrati in forma solenne e che il governo ha ampiamente strumentalizzato. Il 2 aprile alcuni nazionalisti turchi di estrema destra avevano attaccato lanciando pietre e gridando slogan razzisti i funerali a Giresun di Şafak Yayla, e ieri la casa della famiglia del militante ucciso è stata addirittura mitragliata da sconosciuti. Sul fronte della repressione da segnalare invece che finalmente ieri i componenti della band musicale antifascista Grup Yorum sono stati rilasciati dopo aver passato parecchie ore nelle celle di un commissariato dove erano stati condotti in seguito a una retata che aveva colpito il centro culturale Idil nel quartiere di Okmeydani a Istanbul. Ma le autorità stanno ora cercando di impedire il concerto della band – i cui componenti hanno di nuovo denunciato di aver subito torture durante l’arresto – previsto nel quartiere di Bakirköy il prossimo 12 aprile e alla quale è prevista la partecipazione della Banda Bassotti.
La repressione contro i movimenti di sinistra non si ferma e anche ieri tre persone sono state arrestate nel quartiere di Kadiköy, sulla sponda asiatica, e altre cinque nella zona di Istiklal Caddesi, sul versante europeo di Istanbul.

Intanto ha generato rabbia nei movimenti sociali e sindacali la morte di un insegnante, Halil Serkan Öz, che venerdì stava protestando contro il governatore che lo aveva redarguido per il suo ‘aspetto indecoroso’. Halil Serkan Öz, insegnante di matematica nella Termal Science High School nella provincia di Yalova, era stato pesantemente ripreso dal governatore della provincia, Selim Cebiroğlu, di fronte ai suoi studenti lo scorso 27 marzo. “Cosa sono questi capelli lunghi, questa barba? Che razza di insegnante sei? La gente che ti vede per la strada penserà che sei un barbone, un mendicante” aveva detto il burocrate rivolgendosi all’insegnante. Il sindacato degli insegnanti della provincia di Yalova aveva deciso di reagire collettivamente organizzando una marcia il 3 aprile contro gli insulti e l’intolleranza dimostrata dal capo dell’amministrazione locale. Ma l’uomo, mentre partecipava alla manifestazione, è stato improvvisamente stroncato da un infarto ed è morto mentre un’ambulanza lo trasportava all’ospedale di Bursa. Secondo i suoi colleghi e amici gli insulti del governatore lo avevano colpito profondamente, e l’insegnante appariva negli ultimi giorni molto depresso anche a causa di alcune vicende personali. 

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