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Istanbul. La polizia contro i lavoratori, scontri e 200 arresti

C’è chi – qualsiasi riferimento ai sindacati confederali italiani è puramente voluto – il Primo Maggio invece di scendere in piazza per la difesa dei diritti dei lavoratori preferisce organizzare kermesse musicali buoniste, e chi invece si vede vietare sistematicamente la possibilità di manifestare contro precarietà, licenziamenti, discriminazioni e sfruttamento.

E’ accaduto ieri mattina, per l’ennesima volta, nel centro politico di Istanbul: come da ‘tradizione’ da quando nel 1977 trentaquattro manifestanti furono uccisi dalla polizia, le autorità avevano vietato Piazza Taksim ai sindacati e alle forze di sinistra con la scusa che la enorme spianata ‘non è adatta alle manifestazioni’ (!). Ma, come sempre, sindacati conflittuali, forze della sinistra radicale, collettivi e organizzazioni di vario tipo hanno deciso di violare il divieto e di rivendicare il diritto di manifestare dove e quando vogliono, a costo della propria incolumità. Sono migliaia le persone che hanno risposto all’appello del sindacato Disk (Confederazione dei Sindacati Progressisti), dell’Unione delle Camere degli Ingegneri e degli Architetti (TMMOB) e dell’Associazione dei Medici Turchi (TTB), i cui dirigenti sono stati da pochi giorni assolti da gravi accuse al termine di un processo farsa montato per intimidire le opposizioni sociali.

Quando da vari quartieri i cortei di lavoratori, studenti e attivisti hanno cominciato ad avvicinarsi alla zona di Piazza Taksim – nel frattempo isolata dalle autorità che hanno chiuso stazioni della metropolitana e bloccato i bus – migliaia di poliziotti si sono lanciati contro i dimostranti scatenando una brutale caccia all’uomo che si è conclusa con il bilancio di varie decine di feriti e ben 203 arresti. Il grosso dei manifestanti si era riunito alle 10 di mattina nel quartiere di Besiktas, trovando la partecipazione e la solidarietà dei tifosi del Carsi, 35 dei quali sono proprio in questi giorni sotto processo per ‘tentato golpe’ a causa della loro attiva partecipazione alle proteste contro il governo liberal-islamista nell’estate del 2013.
La maggior parte dei partecipanti al presidio hanno dovuto subire perquisizioni e identificazioni prima di poter arrivare sul luogo dell’appuntamento e non sono mancati i lanci di lacrimogeni e di pallottole di gomma già di mattina presto contro alcuni gruppi che rifiutavano di farsi schedare.
Per circa tre ore i rappresentanti dei sindacati e dei partiti hanno parlamentato con i responsabili dell’ingente dispositivo di polizia schierato in città per impedire l’occupazione di Piazza Taksim da parte degli odiati lavoratori. Dei 25 mila poliziotti (!) schierati, accompagnati da 65 idranti e vegliati da 5 elicotteri, quelli fatti affluire da altre città per dar man forte ai loro colleghi erano riconoscibili per le pettorine rosse.
Mentre le trattative erano ancora in corso – il corteo chiedeva di poter marciare verso la piazza mentre le autorità acconsentivano a lasciar passare solo una piccola delegazione che commemorasse rapidamente l’eccidio del 1977 e si togliesse di mezzo – i cordoni di polizia si sono lanciati contro il concentramento. Gas lacrimogeni, granate stordenti, acqua sparata a pressione contro i lavoratori delle prime file per disperderli. Nel frattempo scontri erano già scoppiato in almeno mezza dozzina di quartieri della metropoli sul Bosforo e le prime manifestanti ad essere arrestate erano state due ragazze che con nonchalance avevano raggiunto piazza Taksim alle 9 di mattina e avevano iniziato a lanciare slogan.
Come è accaduto negli ultimi anni, i manifestanti non si sono dati per vinti ed è iniziato un confronto durato praticamente tutta la giornata, fino almeno alle 10 di sera.
Mentre i reparti antisommossa cominciavano i primi arresti – accanendosi in particolare su quelli che venivano gettati a terra dagli idranti montati sui Toma – le barricate hanno fatto la loro comparsa a Besiktas, ma anche in altri quartieri: a Sisli, a Kurtuluş, a Okmeydani…
Mentre il grosso dei partecipanti ai vari concentramenti si difendeva come poteva dai celerini bardati di tutto punto, hanno fatto la loro comparsa gruppi di militanti delle organizzazioni della sinistra rivoluzionaria che, ben organizzati, hanno bersagliato “i tutori dell’ordine” con bottiglie molotov, razzi e fuochi d’artificio.
Numerosi quartieri si sono riempiti di fumo e di gas lacrimogeni finché la situazione è tornata in serata alla calma.
Alla vigilia della tesissima giornata, alcuni voci avevano avvertito della possibilità che qualcuno cercasse il morto. D’altronde la Turchia affronta tra poche settimane – si vota il 7 giugno – elezioni cruciali per la conservazione del potere da parte dell’Akp e del suo incontrastato leader, il presidente Recep Tayyip Erdogan.
Tra i feriti provocati ad Istanbul dall’intervento della polizia i media turchi segnalano anche due dirigenti del partito Hdp – le parlamentari Pervin Buldan e Sabahat Tuncel – e un deputato dei socialdemocratici del Chp. Da segnalare che nel quartiere di Fulya una squadraccia di uomini in borghese – da capire se si sia trattato di poliziotti oppure di militanti di formazioni islamiste o dell’estrema destra – hanno aggredito e picchiato un gruppo di persone che stavano andando ad una manifestazione. Nel quartiere di Fatih, invece, il gruppo denominato Musulmani Anticapitalisti ha pregato in mattinata per i caduti sul lavoro.
Qualche altro scontro è stato segnalato nel resto del paese, ma le manifestazioni si sono svolte in maniera relativamente più tranquilla rispetto agli anni precedenti.
Tranne a Izmir, la terza città del paese, dove la polizia ha attaccato un gruppo di militanti del partito Hdp – Partito Democratico dei Popoli, composto da curdi e sinistra turca – sempre nel corso delle celebrazioni del Primo Maggio. 

 

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