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Syriza implode, Alba Dorata gongola: “salveremo noi la Grecia”

L’avevano detto, i neonazisti in salsa greca, dopo la vittoria di Syriza alle elezioni del 25 gennaio scorso: “la sinistra fallirà e arriverà il nostro momento”.
E puntualmente i picchiatori in giacca e cravatta, tornano all’attacco ora che Alexis Tsipras ha tirato i remi in barca e accettato il più umiliante e sconvolgente dei memorandum imposti dell’Unione Europea, che di fatto rendono Atene un protettorato di Berlino e Bruxelles.
Qualche giorno fa, quando il quarantenne primo ministro ha spiazzato i suoi fans offrendo ai ‘creditori’ un piano di sacrifici, tagli e privatizzazioni ben più impattante di quello appena rifiutato dal 61% degli elettori nel referendum del 5 luglio, i parlamentari di Alba Dorata letteralmente gongolavano mentre sui loro scranni parlamentari esibivano i cartelli con su scritto ‘Oxi’. 
In questi ultimi mesi gli squadristi sono stati buoni, hanno organizzato qualche piccolo presidio o corteo ma hanno rinunciato alle tradizionali spedizioni punitive contro immigrati, intellettuali, gay, attivisti di sinistra, a parte qualche episodio minore. Tutta la scena doveva essere – hanno pensato i “chrisiavgites” – doveva essere per Alexis Tsipras e per il suo “inevitabile fallimento”. Ora che la caporetto di Syriza e dei Greci Indipendenti – competitori questi ultimi diretti dell’estrema destra – è sotto gli occhi di tutti i neonazisti ellenici si preparano a incassare, forti di un sostegno negli apparati di sicurezza e nelle alte sfere che non è mai tramontato, e di un sostegno popolare che potrebbe crescere nei settori popolari delusi e spaventati dall’incapacità della sinistra europeista di mantenere le sue promesse.
“Syriza ha fallito, dimostrando di non essere differente da Pasok e Nea Demokratia. La Grecia tornerà presto al voto e noi siamo pronti a prenderci la nostra responsabilità se verrà il nostro turno” dice in una intervista a La Repubblica Theodoros Koudounas, uno dei fondatori e dei dirigenti di Alba Dorata. “In sei mesi di governo non hanno combinato nulla. Se non fare leggi per gay e immigrati che tanto costano solo una firma sotto una norma” dice quello che il quotidiano romano definisce uno dei leader dei “Nazionalisti ellenici”. La solita propaganda becera dei picchiatori in doppio petto. Ma poi Koudounas dice una cosa interessante, confermando i sospetti, su cui abbiamo spesso scritto in passato, su una strategia volta a riciclare Alba Dorata come partito di estrema destra ma presentabile che l’oligarchia ellenica possa utilizzare per compensare il crollo della destra storica di Nuova Democrazia. “Il nostro momento sta arrivando. La gente ci voterà. Come è successo in Finlandia, Olanda e Estonia. L’unico problema è che forse il nostro turno arriva un po’ troppo presto. Se andassimo alle urne ora saremmo appena al 12-13%, secondo i nostri sondaggi. Ma appena usciremo dal processo inscenato da Nea Dimokratia contro i vertici del nostro partito vareremo una rifondazione di Alba Dorata e a quel punto varremo il 25% dei voti. Tutti hanno capito che quel processo è una messa in scena, ne verremo fuori puliti. E dietro le sbarre ci sarà chi – come Samaras & C. – ha messo in ginocchio il nostro paese”.
In realtà l’operazione di riciclo di Chrisi Avghi, o almeno di gran parte di essa, una volta ripulita di qualcuno degli elementi più impresentabili, vede la regia proprio di alcuni settori di estrema destra interni al partito dell’ex premier Antonis Samaras. Sono noti i rapporti diretti tra il braccio destro di Samaras – Tais Baltakos – e altri dirigenti di Nea Dimokratia provenienti da organizzazioni ultranazionaliste e neofasciste degli anni ’70 e ’80 con gli assassini del rapper antifascista Pavlos Fyssas.
Inoltre, con un tempismo più che sospetto, alcuni massimi dirigenti di Alba Dorata sotto processo con accuse gravissime – omicidio, istigazione a delinquere, racket – sono stati scarcerato proprio nei giorni scorsi, giusto giusto per poter partecipare alla campagna dell’estrema destra contro la capitolazione di Atene di fronte ai creditori. Tra questi c’è Ilias Kasidiaris, uno dei più violenti leader di Chrisi Avghi, rilasciato all’inizio di luglio dopo 12 mesi di detenzione per decisione della magistratura, contro il parere espresso dal pubblico ministero. Kasidiaris non è l’unico dei boss di Alba Dorata ad essere liberato nonostante la sua pericolosità sociale e politica, prima di lui a piede libero ci sono finiti Michaloliakos, Lagos, Pappas e altri. Ma in quei casi la scarcerazione era un atto dovuto in quanto i processati avevano già scontato il massimo della detenzione preventiva prevista dalla legislazione greca, diciotto mesi. Ma nel caso di Kasidiaris la corte ha deciso che era il caso di farlo rilasciare dopo solo un anno, in quanto non vi era “pericolo di fuga” (nonostante il picchiatore si sia più volte sottratto all’arresto dopo alcune delle sue ‘bravate’) o pericolo di ‘reiterazione del reato’.
In alcuni ambienti della sinistra radicale ellenica – al esempio tra i curatori del sito Golden Dawn Watch che segue le vicende processuali a carico dei neonazisti – la notizia della liberazione anticipata di un pezzo da novanta come Kasidiaris ha fatto suonare più di un campanello d’allarme. Dietro la decisione, è la tesi, c’è una decisione politica. Di chi? Alba Dorata ha molti amici nelle alte sfere, magistratura compresa. E anche nei partiti filo Troika, che potrebbero sdoganare e agevolare, come scrivevamo, una versione 2.0 della formazione di estrema destra per orientare su posizioni populiste e xenofobe un malcontento popolare che inevitabilmente crescerà dopo la trasformazione di Atene in protettorato di Bruxelles e Berlino. In fondo la violenza dei chrisiavgites è compatibile con gli interessi degli oligarchi locali, a partire dagli armatori. Nel programma del partito, al contrario di quanto spesso si creda, non figura affatto un’uscita della Grecia dall’Eurozona.
Nella sinistra estrema molti si chiedono cosa abbia fatto la classe dirigente di Syriza in questi cinque mesi di governo, per portare a termine seriamente un processo contro il partito di Michaloliakos scaturito da un’inchiesta per reati gravissimi che però langue visibilmente e probabilmente si concluderà con il solito buco nell’acqua.

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