Un evento che può scatenare di nuovo la rivolta in Palestina è accaduto poche ore fa, con una dinamica assai peggiore della “passeggiata” di Sharon nel settembre del 2000 che provocò la Seconda Intifada. La polizia israeliana questa mattina è entrata nella moschea di al-Aqsa a Gerusalemme, ritenuta il terzo luogo santo dell’Islam. Ci sono stati scontri con alcuni giovani palestinesi e addirittura alll’interno del tempio sono stati lanciati gas lacrimogeni mentre la polizia ha bloccato l’accesso all’edificio. All’interno della moschea c’erano anche musulmani in preghiera.
La versione ufficiale fornita dalla polizia israeliana, è che la gravissima irruzione nella moschea aveva come obiettivo lo sgombero di giovani palestinesi sospettati di ammassarci petardi e bombe molotov in vista di una rivolta. Gli agenti, aggiunge la polizia di Tel Aviv, hanno avuto l’ordine di entrare per “alcuni metri” per rimuovere le barricate e chiudere i portali dell’edifico.
Il direttore palestinese del complesso di al-Aqsa, Omar Kiswani, ha riferito che 19 guardiani del dipartimento dei Beni islamici sono stati feriti dopo essere stati aggrediti dalle forze israeliane con bastoni, proiettili di metallo rivestiti di gomma e lacrimogeni. Kiswani ha dichiarato che 70 coloni israeliani hanno invaso al-Aqsa nel pomeriggio, entrando dalla Porta dei Maghrebini, accompagnati da 100-150 poliziotti israeliani. Durante l’assalto gli israeliani hanno bruciato tappeti e rotto muri, porte e distrutto alcuni interni. Cinque Palestinesi sono stati arrestati.
La gravissima provocazione potrebbe infiammare l’intero mondo musulmano che giudica l’azione delle forze di sicurezza dello Stato ebraico come una profanazione di un luogo sacro.
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walter
Israele, così come gli USA, ha un bisogno fisico, un’esigenza incontrollabile, di essere costantemente in guerra con qualcuno per dimostrare la propria forza militare…
questa è benzina gettata di proposito sull’incendio in corso in medio oriente (Siria, IS) e sull’accordo non gradito sul nucleare iraniano