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Ucraina. Gli islamisti ceceni alleati dei fascisti contro i civili del Donbass

Dopo il servizio pubblicato a inizio mese dal New York Times e ripreso da larga parte anche dei giornali italiani (quantomeno, da quelli che non si erano sinora limitati a urlare all’invasione russa dell’Ucraina, “testimoniata” dalla presenza di combattenti ceceni o daghestani tra le file delle milizie della Novorossija), è ora l’inglese Guardian che scrive degli islamisti ceceni che, in nome della vendetta contro i russi, spalla a spalla coi neonazisti di Pravyj sektor uccidono i civili del Donbass.
Secondo il NYT, dalla parte delle forze ucraine che, nel Donbass, stanno conducendo la cosiddetta Operazione AntiTerroristica (la guerra che, da più di un anno, Kiev sta conducendo contro le regioni sudorientale del proprio paese), sono schierate circa 30 formazioni “volontarie”, tra cui tre battaglioni islamici. Il comandante di uno di questi battaglioni (inquadrato nelle file di Pravyj sektor), intitolato allo “Sceicco Mansur”, aveva dichiarato al corrispondente del NYT, Andrew Kramer, di essere un reduce delle due guerre cecene e di aver vissuto, fino a poco tempo fa, in Francia: <Ci piace combattere i russi. Lo facciamo da sempre. Ecco, io sono già 24 anni che lo sto facendo. Andiamo d’accordo coi nazionalisti, perché odiano i russi>. L’uomo aveva detto che due membri del suo gruppo erano stati arrestati quest’anno in Francia, con l’accusa di far parte dello “Stato Islamico”. <I battaglioni “Sceicco Mansur” e “Džokhar Dudaev”> aveva poi dichiarato, <si compongono per lo più di ceceni; ma ci sono anche musulmani di altre regioni dello spazio postsovietico, come uzbeki e balkari. Nel raggruppamento “Crimea” ci sono soprattutto tatari di Crimea>. Secondo il servizio del NYT, i ceceni arrivano in Ucraina dall’Europa e dall’Asia centrale.
A parere dell’islamista Roman Silantev, intervistato da Komsomolskaja pravda, <di sicuro si sa di un raggruppamento ceceno, il “Džokhar Dudaev”, che combatte dalla parte di Kiev. Per quanto riguarda tre battaglioni, è una esagerazione; non ci sono abbastanza uomini nemmeno per uno. Probabilmente si può parlare di una compagnia, la cui parte significativa è costituita da reduci della guerra in Cecenia e che hanno preso parte attiva a majdan. Sono wahhabiti che combattono in nome dell’islamismo. Le autorità cecene li condannano duramente. Non so fino a che punto si estendano i limiti della clemenza di Ramzan Kadyrov, ma di sicuro essi non sono ai primi posti tra i candidati al perdono>.
Già nel marzo scorso Medias-Presse-Info scriveva che “Nella guerra con le milizie, per Kiev sono buoni anche gli islamici”. Gli uomini del “Džokhar Dudaev”, <imbevuti di odio fanatico per i russi, stanno restituendo il favore> agli ultranazionalisti di Pravyj sektor che, secondo l’autore del servizio, Emilie Defresne, a suo tempo avevano combattuto contro la Russia dalla parte dei ceceni. Inoltre, le dichiarazioni di Kiev secondo cui già ora il paese riceve <armi letali>, fanno supporre, scriveva Defresne, che il battaglione ceceno sia rifornito da quegli stessi stati che armano gli islamici in Siria, cioè Qatar, Kuwait, Emirati arabi e Arabia Saudita. Uno degli organizzatori del battaglione, Adam Osmaev, scriveva ancora Defresne, già condannato per l’organizzazione di un attentato contro Vladimir Putin e detenuto in Ucraina, è stato scarcerato prima del termine, nell’autunno del 2014, come se tra tra <Kiev e l’IS esista un legame segreto. In tal modo, gli islamici, provvisti di passaporti dell’Ucraina, si sono trovati le porte aperte verso l’occidente>.
Ora è Shaun Walker, corrispondente del Guardian che, intervistando prima a Grozny combattenti ceceni che hanno dato man forte alle milizie della Novorossiija (soprattutto nelle sanguinose battaglie attorno a Debaltsevo e all’aeroporto di Donetsk), ha domandato poi agli uomini del “Džokhar Dudaev” schierati in Ucraina dalla parte di Kiev, perché uccidano civili nel Donbass. <Lei vuol sapere perché uccidiamo gente pacifica?> ha risposto uno dei comandanti, <noi vogliamo che essi sentano lo stesso dolore che abbiamo provato noi, perdendo i nostri parenti. Questo è l’unico metodo per costringerli ad ascoltarci. Operiamo spesso molto in profondità dietro le linee nemiche. Perciò indossiamo spesso le loro uniformi. Se catturi uno di loro, è molto rischioso portarlo indietro attraverso il fronte, perciò gli diamo il tempo di dire le preghiere e l’ultima parola che sente su questa terra è “Gloria all’Ucraina”>. Commentando il servizio del Guardian, il politologo Vladimir Kornilov sottolinea come <alcuni dei terroristi ceceni intervistati ammettano apertamente di aver combattuto in Siria dalla parte degli islamici, di appartenere alle bande responsabili delle stragi della Dubrovka (a Mosca, nel 2002) e alla scuola di Beslan (in Ossezia del Nord, nel 2004) e di essere parte della rete islamica internazionale>. Indicativo, afferma Kornilov, che <questi banditi dividano le caserme con Pravyj sektor e che si vantino di aver già reclutato seguaci islamici nei ranghi di questa organizzazione; così che il nazionalismo ucraino prende orientamenti religiosi>.
E’ appena il caso di ricordare come, nel dicembre scorso, in occasione del sanguinoso assalto di una banda islamica a Grozny, costato la vita a 14 poliziotti ceceni, alla Rada ucraina deputati del Partito radicale e comandanti di battaglioni neonazisti  proponessero di aprire un secondo fronte contro la Russia, fornendo appoggio e basi ai terroristi ceceni e daghestani e come uno dei capi del battaglione “Azov”, il deputato Igor Mosijčuk invitasse a stimolare azioni del tipo di quella di Grozny in tutta l’Asia centrale. Il comandante del battaglione “Dnepr-1”, Jurij Berëza (deputato del “Fronte popolare”, il partito del premier Arsenij Jatsenjuk) aveva proposto la formazione di gruppi di sabotatori da infiltrare in Russia, dichiarando che la Cecenia dovrà tornare a far parte dell’Ucraina, come prima del 1917, per <rifondare il mondo ucraino> dei tempi in cui i cosacchi erano i pretoriani degli zar.
Come ora la maggior parte dei media di regime nostrani glissa sulle gesta di neonazisti ucraini e islamisti ceceni contro i civili del Donbass, così allora, per l’attacco a Grozny, gli stessi media avevano parlato di “movimenti indipendentisti ceceni”: quando il terrorismo che dice di rifarsi all’Islam attacca gli interessi occidentali, allora si tratta di terrorismo; in caso contrario, si tratta di insorti per giusta causa.  

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