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Marò. Il caso è al tribunale internazionale di Amburgo. Dichiarazioni al vetriolo tra Italia e India

Il caso dei due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati dell’omicidio di due pescatori del Kerala mentre erano a bordo del mercantile Enrica Lexie, è approdato oggi per la prima volta in un’aula di giustizia internazionale. Si tratta del Tribunale internazionale per il diritto del mare (in sigla Unclos) di Amburgo, a seguito della richiesta dell’Italia di apertura di un procedimento di arbitrato internazionale. Si prevede che la discussione proseguirà anche nella giornata di domani.

Il governo italiano chiede che anche Salvatore Girone, tuttora detenuto in India, possa rientrare in Italia, dopo che Massimiliano Latorre – attualmente in convalescenza a casa – possa restarvi per tutto il tempo del procedimento giudiziario al tribunale di Amburgo. Ma soprattutto il governo italiano pretende che l’India cessi di esercitare qualunque tipo di giurisdizione sul caso, che risale ormai al febbraio del 2012.

Il governo italiano ha affidato il caso a un famoso giurista inglese, Sir Daniel Betlehem, ex direttore del Servizio affari giuridici del ministero degli Esteri britannico e da molti anni membro del Comitato consultivo del “British Institute of International and Comparative Law”. Titolare di un prestigioso e costosissimo studio legale internazionale, Betlehem ha partecipato a decine di procedimenti presso Corti arbitrali in contenziosi tra Stati. Il legale è alla guida di un team formato oltre un anno fa, composto da avvocati, professori di diritto internazionale, esperti della Farnesina e della Avvocatura dello Stato a tutela degli interessi della Repubblica italiana. La fase di costituzione della Corte arbitrale dovrà avvenire entro il 26 agosto. In seguito dovrà definire le proprie regole procedurali e la propria sede. Come rappresentante del governo italiano presso la Corte arbitrale e presso il Tribunale di Amburgo è stato nominato Francesco Azzarello, ambasciatore d’Italia a L’Aia. L’ambasciatore italiano ha già cominciato il gioco duro dichiarando che “I Marò non sono ancora stati incriminati di alcun reato dalla giustizia indiana. Ma l’India dimostra di “disprezzare il giusto processo” ritenendoli già colpevoli, con “un atteggiamento che esemplifica al meglio l’impasse in cui oggi ci troviamo” ha dichiarato l’ambasciatore Francesco Azzarello nell’aula del Tribunale di Amburgo.  Girone è “ostaggio” dell’India, mentre la salute di Latorre è “a rischio, se fosse costretto a tornarvi”. E’ quanto si legge nelle ‘Richieste di misure provvisorie’ avanzate dall’Italia al Tribunale di Amburgo, pubblicate sul sito dello stesso Unclos.  Altrettanto dura la replica delle autorità indiane: “Definire Girone un ostaggio è inappropriato e offensivo”, a Delhi “gode di una vita confortevole”. E “la salute di Latorre potrebbe migliorare nei prossimi mesi” consentendogli di tornare a Delhi. Con queste parole l’India ha respinto le richieste “urgenti” dell’Italia di liberare i marò. Sul caso Marò, il comportamento dell’Italia è  “in malafede”, per “non aver mantenuto promesse solenni in passato” si legge nelle ‘Osservazioni scritte’ dell’India depositate al Tribunale di Amburgo e pubblicate oggi.

La posizione italiana è che “il governo ha sempre, sin dal momento dell’incidente, rivendicato l’esclusiva competenza giuridica italiana, trattandosi di nave battente la nostra bandiera per fatti accaduti in acque internazionali”. Per quanto riguarda i due Marò, inoltre, il governo ha sempre sostenuto che, poiché essi svolgevano funzioni ufficiali, devono godere della relativa immunità”.
L’India si oppone a questa interpretazione, rivendicando che “la territorialità del reato commesso” (a 20,5 miglia della costa in “acque contigue”) e contestando lo stesso ricorso dell’Italia alla procedura arbitrale internazionale.

(fonti: Askanews, Ansa, Hindustan Times)

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