“La Troika è viva, e lotta contro di noi”. Anche perché sulla sua strada trova spesso complici o avversari così arrendevoli da non impensierire a fatto i tecnici della governance autoritaria targata Unione Europea. Come nel caso greco, dove i proclami di Syriza e di Anel – passati da un “mai più austerity” al “renderemo meno ingiusti e meno pesanti i tagli” – vengono smentiti ogni giorno che passa dalle misure concrete che l’esecutivo di Atene adotta sotto dettatura di Bruxelles e dimostrando una capacità di resistenza davvero minima.
Come l’ultima legge finanziaria, approvata domenica dal Vouli di Piazza Syntagma con soli 153 voti sui 300 totali (contro hanno votato in 145). Una legge di bilancio, neanche a dirlo, a base di austerità, tagli, privatizzazioni. Un carico più pesante di quanto promesso dal premier Alexis Tsipras, che si è dovuto rimangiare anche le promesse di impedire i provvedimenti più ingiusti. Come al solito la Troika e i governi che contano all’interno dell’Eurozona hanno fatto la voce grossa – obbedite oppure niente 86 miliardi di nuovi prestiti – e così l’esigua maggioranza parlamentare si è piegata per l’ennesima volta, accettando anche il pignoramento delle prime case da parte delle banche in caso di mancato pagamento delle rate del mutuo e una ulteriore sforbiciata alle pensioni, anche a quelle più basse.
Per il 2016 il bilancio ellenico contempla 5.7 miliardi di nuovi tagli alla spesa, dei quali ben 1.8 a quella per le pensioni, e solo 500 milioni di euro di tagli al settore difesa. Come se non bastasse, il governo ha ottenuto dal parlamento il via libera ad aumentare l’entità dei contributi che imprese e lavoratori dovranno versare da ora in poi per aver diritto ad una pensione sempre più esigua, e a rincarare di ben 2 miliardi la già alta – ma assai ineguale – pressione contributiva.
Nel suo intervento di fronte all’emiciclo sabato sera Alexis Tsipras ha sostenuto che per la prima volta in cinque anni la spesa per ospedali, welfare e creazione di posti di lavoro è stata aumentata, seppure “in modo modesto”. Ma basta scorrere l’elenco delle misure adottate per accorgersi che si tratta di briciole, concesse dall’Unione Europea solo per non indebolire ulteriormente la credibilità ‘riformista’ del governo ellenico e poterlo sfruttare ancora un po’.
L’obiettivo dichiarato da Atene è chiudere quest’anno con il Pil in pareggio (mentre era previsto un calo del 2.3%) e di non scendere l’anno prossimo al di sotto dello 0.7% di calo. Nonostante i draconiani ed ennesimi sacrifici imposti alla popolazione, il debito continuerà a salire a livello stratosferici, fino a sfiorare quota 200% del Pil entro i prossimi due anni.
Come risulta evidente, la capitolazione di Syriza ha di nuovo aperto le porte di Atene al pilota automatico europeo, la cui sete di sangue non sembra mai placarsi, anzi. Entro l’11 dicembre il Parlamento dovrà infatti approvare le misure sulla sistemazione dei prestiti in sofferenza delle banche e la creazione del fondo per le privatizzazioni. Solo in quel caso i creditori sbloccheranno un’altra rata del maxiprestito, concesso con il contagocce e solo a compiti fatti.
Anche se Tsipras continua a smentire, la perdita di tre deputati della già scarsa maggioranza parlamentare, che potrebbe di nuovo entrare in fibrillazione di fronte alle nuove umilianti misure in programma, richiederebbe che a sostegno dell’attuale governo debbano essere coinvolti i partiti centristi. Che in cambio del loro ‘generoso supporto’ esigerebbero naturalmente uno spostamento ancora più a destra delle già telecomandate politiche di Atene.
Intanto la debole Syriza può contare su una opposizione di destra ancora meno credibile come alternativa. Il leader del partito di centrodestra Nea Dimokratia, Meimarakis, si è infatti dimesso dopo che un presunto guasto informatico ha bloccato il voto per eleggere il suo successore. Leader pro tempore è stato designato Yiannis Plakiotakis, capo del gruppo parlamentare della formazione di destra. Migliaia di membri e simpatizzanti del partito sono rimasti in coda per ore ad aspettare che fosse loro concesso di votare prima che i vertici di ND annullassero il voto. Meimarakis, 61 anni, presidente ad interim del partito da luglio, sconfitto alle elezioni di settembre da Alexis Tsipras, sarà comunque in lizza per succedere a se stesso insieme ad altri tre candidati. Il voto, fa sapere ND, si dovrebbe tenere nelle prossime settimane.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa