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Russia: sventati altri attacchi terroristici nel sud

Mentre a ovest si discute ancora de “l’uomo col cappello”, ieri due terroristi sono stati uccisi e un terzo si è fatto esplodere, durante l’assalto ad un presidio di polizia nell’area di Novoselitskij, nel territorio di Stavropol. Nessuna vittima tra la popolazione civile. I tre attentatori, Zaur Akaev, Ramazan Khajbulaev e Isaj Abdulatipov, avevano dai 33 ai 20 anni di età ed erano originari della zona. Nelle ultime settimane episodi simili nel sud della Russia si sono ripetuti in diverse occasioni; il 29 marzo, in Dagestan – una delle aree più interessate dagli attacchi dell’Isis e solida base di reclutamento di combattenti islamisti – una colonna di automezzi della polizia era stata attaccata con bombe a mano sulla strada per Makhačkala: un poliziotto era rimasto ucciso e altri due feriti; il giorno seguente, ancora in Dagestan, un’auto era stata fatta saltare in aria a un posto di blocco: un poliziotto ucciso e uno ferito. Negli stessi giorni, alcuni presunti attentatori provenienti dalla Turchia erano stati fermati a Mosca. Lo scorso 8 aprile, la Tass aveva scritto di cinque islamisti della locale jamaat arrestati a Pallasovka (300 km a nordest di Volgograd), dediti al reclutamento di combattenti per l’Isis in Siria: la polizia aveva  sequestrato munizioni, esplosivi e composti chimici, oltre a letteratura di carattere religioso estremista.

Come sempre in tali circostanze, dopo l’episodio di ieri, nella zona è stato introdotto il cosiddetto regime Operativo antiterrorismo, che prevede il rafforzamento delle misure di sicurezza anche nelle aree limitrofe. Così, le forze del Ministero degli interni sono state poste in stato di allerta anche in Kabardino-Balkarija e nella regione della Karačaevo-Čerkesija, tutte aree prossime alla regione di Stavropol.

Secondo Interfax la polizia sta indagando sulle attività del ventiseienne Imam della regione di Stavropol, nella cui abitazione, durante una precedente perquisizione, era stata rinvenuta una certa quantità di esplosivo. Entrambi i vice presidenti delle Commissioni sicurezza e difesa, sia del Senato che della Duma, Frants, Klintsevič e Irina Jarovaja hanno data per certa la matrice terroristica dell’azione di Stavropol e si sono detti convinti della necessità “di misure di risposta operative e giuridiche alla minaccia terroristica”.
Nel 2006 fu approvata in Russia la legge relativa alle “Azioni contro il terrorismo”, volte a “ostacolare la creazione di un ambiente che fornisca le risorse umane alle organizzazioni terroristiche”. L’adozione della legge veniva due anni dopo la tragedia della scuola di Beslan, nell’Ossezia settentrionale, assaltata dai terroristi ceceni di Šamil Basaev e in cui rimasero uccise 335 persone, tra cui 186 bambini. Tra le azioni più sanguinose rivendicate dal gruppo di Basaev, ci sono i 146 morti del giugno 1995 a Budënnovsk, regione di Stavropol; le 130 vittime del teatro Dubrovka, a Mosca, nel 2002; i 97 morti nel raid in Ingušetia, nel 2004; gli 89 morti nell’abbattimento di due aerei di linea nel 2004; i dodici morti nell’attacco alla capitale della Kabardino-Balkarija, nel 2005 e altre azioni che hanno causato molte centinaia di vittime a Kaspijsk, Bujnaksk, Mosca, Vladikavkaz, fino alla eliminazione di Basaev, nel 2006.

“La lotta al terrorismo è andata sviluppandosi negli anni ’90”, ha dichiarato alla Tass l’ex direttore del FSB e attuale rappresentante russo all’Assemblea parlamentare dell’Osce Nikolaj Kovalev; il terrorismo “è un fenomeno sia politico che criminale e si era trasformato in una seria minaccia per la sicurezza nazionale. Si richiedeva un urgente ripensamento di tutta l’impostazione, non solo giuridica, ma anche filosofica, etica, linguistica, geografica, tecnica” delle azioni, compresa la lotta ai finanziamenti delle organizzazioni terroristiche. Così che oggi esiste un attivo coordinamento tra le sezioni monetarie delle intelligence di Russia, Iraq, Iran e Siria per la lotta ai finanziamenti dell’Isis e il controllo sui sistemi bancari impegnati nel riciclaggio di valuta a vantaggio dello Stato islamico”. Finanziamenti al cui accrescimento non sarebbero estranei i profitti derivanti dalla stretta intesa tra Isis, imprese turche, georgiane, azerbaigiane, ucraine e polacche, per il transito e il commercio di petrolio mediorientale. Un altro esempio di controllo è quello, dice ancora Kovalev, sugli “strumenti elettronici di pagamento, utilizzati, come era avvenuto nel 2013 nella regione di Krasnojarsk, allorché gli islamisti riuscirono in rete a raccogliere oltre un milione di rubli a favore “di sorelle di fede” in difficoltà: somma che poi servì a comprare vari funzionari impegnati nella lotta al terrorismo”!

“I servizi di sicurezza prevedono, non senza fondamento, la continuazione di un “effetto di sversamento” di militanti Daesh da Siria e Medio Oriente verso altri paesi, tra cui la Russia; pertanto la nuova legislazione”, ha detto Kovalev “costituisce una barriera preventiva all’ingresso in Russia di elementi coinvolti in tali attività”.

Pare insomma che la tragica lezione degli anni ’90 abbia dato frutti in Russia. Tanto più che, a differenza di quanto avviene per lo “sversamento” di combattenti Isis verso ovest, pare che Mosca riesca per ora a colpire, o quantomeno a neutralizzare, quelle forze che ne foraggiano lo sviluppo; forze che hanno nomi noti e titoli regali, intoccabili per i buoni profitti delle aziende occidentali.

Fabrizio Poggi

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