Alla fine, nonostante i reciproci dubbi, l’accordo tra Podemos e la Sinistra Unita spagnola è andato in porto. Con la firma ufficiale del pre-accordo fra Podemos e Izquierda Unida il partito di Pablo Iglesias cerca di compensare la perdita di consensi rilevata dai sondaggi e di sfruttare un sistema elettorale che premia nella distribuzione dei seggi le liste che prendono più voti a livello statale, oppure che ottengono buoni risultati all’interno di alcuni territori pur non essendo presenti nel resto dei collegi elettorali (come quelle delle forze regionaliste o indipendentiste catalane, basche, galiziane, canarie ecc).
Non era mai accaduto prima che due forze politiche di spessore si coalizzassero tra di loro su scala statale. La confluenza potrebbe permettere alla lista congiunta – di cui si aspettano nome, simboli e programmi comuni – di sorpassare, nelle elezioni anticipate convocate per il prossimo 26 di giugno, anche il Partito Socialista, che secondo i sondaggi attuali si piazzerebbe al secondo posto anche se in lieve discesa rispetto al voto del 20 dicembre scorso e che, in virtù della somma dei voti di Podemos e Iu diventerebbe invece terzo. In realtà Iglesias mira esplicitamente – e su questo baserà la sua campagna elettorale – a sorpassare anche il Partito Popolare e a piazzarsi al primo posto, anche in virtù di un accordo con alcune liste locali di centrosinistra in Galizia, Valencia e Catalogna che hanno già ottenuto buoni risultati sei mesi fa e che sono già il frutto di un accordo tra Podemos, le sezioni locali di Izquierda Unida e altri movimenti ambientalisti e regionalisti progressisti.
Per Podemos si tratta di un grosso cambiamento rispetto alla linea difesa strenuamente dal movimento fino a qualche settimana fa. A lungo Iglesias e i suoi hanno accettato di discutere eventuali collaborazioni con Izquierda Unida solo a livello comunale o regionale, escludendo alleanze a livello statale. Fino ad ora Podemos puntava ad accreditarsi come movimento nuovo, postpartitico e soprattutto non inquadrabile nelle categorie della destra e della sinistra, facendo leva sul suo carattere trasversale che a lungo gli è valso consensi provenienti da vari settori della società stufi della corruzione, della mala gestione della cosa pubblica e soprattutto dei draconiani tagli al lavoro, alle pensioni e al welfare imposti negli ultimi anni dal governo di destra guidato da Mariano Rajoy. Allarme ha creato anche la politica autoritaria e repressiva del governo nei confronti delle manifestazioni e delle proteste di massa che hanno attraversato lo Stato Spagnolo dopo il commissariamento del paese da parte della Troika.
Ma alla fine ha prevalso la necessità, all’interno di Podemos, di unire le proprie forze con quelle di Izquierda Unida, anche a costo di permettere ai propri avversari e alla grande stampa di accusare il movimento di essere, dopotutto, un partito di sinistra. Lo stato maggiore dei ‘morados’ (viola, dal colore della bandiera del partito) si sforzerà ora di preservare la propria alterità rispetto ad uno sbilanciamento a sinistra presentando quello raggiunto con IU come un ‘accordo tecnico’.
La posta in gioco è l’ottenimento di un numero di seggi alle Cortes assai più alto di quello che Podemos otterrebbe se andasse al voto in solitaria. Ed anche Izquierda Unida potrà beneficiare della confluenza, nonostante una parte della coalizione tra il Partito Comunista Spagnolo ed altri movimenti di sinistra, centrosinistra e ambientalisti temano di essere fagocitati del tutto da Iglesias che già il 20 dicembre ha ridotto al lumicino IU captandone la maggior parte dell’elettorato. In cambio dell’accordo Izquierda Unida, guidata dal giovane e rampante Alberto Garzòn, dovrebbe ottenere almeno dodici di seggi alla Camera, contro i soli due conquistati sei mesi fa.
Ora che Podemos è data in discesa di tre punti rispetto al risultato di dicembre e che Iu è data invece in crescita di un punto e mezzo la coalizione sarebbe stata considerata una scelta obbligata da Iglesias e i suoi che finora l’avevano osteggiata. Certo, l’accordo potrebbe scontentare non solo alcuni settori militanti dei due partiti, ma anche una parte dei due elettorati. I sondaggi dei prossimi giorni, ad accordo perfezionato, potranno fornire un primo segnale sul gradimento della coalizione.
A inquietare una parte dei militanti della Sinistra Unita c’è già il fatto che la propria dirigenza si sia accontentata di un sesto dei seggi che si calcola dovrebbe conquistare la lista unitaria mentre, mentre viste le proporzioni tra l’elettorato di Izquierda Unida – più di un milione di voti – e quello di Podemos senza liste locali – circa tre milioni – i seggi spettanti a IU avrebbero dovuto essere circa un quarto.
Un altro fattore di attrito potrebbe essere rappresentato dalla spregiudicatezza con cui Podemos ha chiesto ai socialisti – responsabili quanto il Partito Popolare delle misure di austerità che hanno sconvolto la società iberica, nonché protagonisti di un numero elevatissimo di scandali per corruzione – di sommare le proprie forze al Senato presentando una lista unica. Una proposta mirante a ridurre il peso nella Camera Alta del Partito Popolare – che il 20 dicembre ha ottenuto il 60% dei senatori con il 28,7% dei voti – in vista di una possibile riforma costituzionale e a creare i presupposti per la formazione di quello che Iglesias e soci definiscono un ‘governo di cambiamento’. Nella lettera che Podemos ha inviato nei giorni scorsi al Comitato Federale del Psoe si parlava di una “alleanza per le elezioni al Senato aperta a tutti gli attori sociali e politici che si pongono l’obiettivo del cambiamento in senso progressista”. Una formulazione quanto mai vaga e che evidentemente nella strategia di Iglesias ed Errejon, il suo braccio destro, include anche i socialisti, pilastro insieme ai popolari di un regime iniquo e putrescente che pure la stessa Podemos afferma di voler battere.
Ma all’offerta di alleanza al Senato di Iglesias la direzione del Psoe ha immediatamente risposto picche, anche se in maniera garbata. Anche perché il partito guidato da Pedro Sanchez spera di far breccia nei settori più moderati di Podemos che si suppone vengano spaventati dall’accordo tra il partito morado e i ‘comunisti’ di Izquierda Unida. Ma anche la nuova destra liberista e nazionalista di Ciudadanos, data in ascesa rispetto al 20 dicembre 2015, aspira ad attirare una parte di elettorato ‘nuovista’ ma non di sinistra in fuga da Podemos.
Comunque entro poche ore verrà reso noto il risultato dei referendum organizzati dai due partiti all’interno della propria militanza. In realtà lo stato maggiore di Izquierda Unida ha già ottenuto il via libera da parte dell’85% dei simpatizzanti e iscritti che hanno votato (ma ad esprimersi sono stati solo un terzo degli aventi diritto). Oggi pomeriggio si saprà cosa ne pensano i militanti di Podemos e di nuovo qual è il giudizio degli iscritti a Izquierda Unida chiamati ad esprimersi nuovamente, stavolta sulla bozza definitiva dell’accordo di confluenza.
Marco Santopadre
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