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Donald Trump e la nuova “Nato asiatica”

Una delle prime dichiarazioni sulla politica estera USA, fatte da Donald Trump dopo l'annuncio della sua vittoria alle presidenziali americane, è stata che Washington non cercherà il confronto con gli altri paesi, ma la collaborazione.

Intanto, però, quando mancano quasi tre mesi al suo insediamento ufficiale alla Casa Bianca, la politica statunitense continua il corso volto alla supremazia militare non solo sul teatro europeo, ma anche in quello asiatico. Il nordcoreano Juche songun scrive oggi del tentativo USA di creare una versione asiatica della Nato, volta ad allargare il proprio blocco militare, in una strategia di dominio globale. L'organo di Pyongyang scrive del recente incontro a Washington tra i vice Ministri della difesa statunitense e giapponese, in cui si sarebbe discusso delle azioni da intraprendere per far fronte a una “potenziale minaccia” e, in questo quadro, gli USA stanno sempre più allargando la propria presenza in Corea del Sud. Dopo il dispiegamento di una brigata corazzata di 3.500 uomini nella Corea meridionale, Washington ha informato Tokyo dell'intenzione di dislocare sedici caccia F-35 nella base marines USA in Giappone e una squadra navale di nuovi cacciatorpediniere della classe “Zumwalt” a tecnologia stealth e grandi vascelli d'assalto anfibi classe “Wasp”, oltre al 31° corpo di spedizione della fanteria di marina.

Sarebbe questo il nerbo, secondo Juche songun, di una Nato asiatica a guida USA, con la partecipazione di Giappone e Corea del Sud, tesa al contenimento di Cina, Corea del Nord e Russia e il controllo dell'intera regione nordorientale asiatica, per la realizzazione della seconda tappa della “strategia di cambiamento degli equilibri nella regione Asia-Pacifico”.

Juche songun ricorda come lo scorso 14 ottobre si sia tenuta la riunione dei presidenti dei comitati di Stato maggiore di Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud, in cui ci si è impegnati ad assicurare una "estesa deterrenza", con il coinvolgimento di tutte le armi, compresi i potenziali convenzionali, nucleari e missilistici. Per la prima volta, gli Stati Uniti hanno proceduto a esercitazioni missilistiche nelle acque delle Hawaii, insieme a Giappone e Corea del Sud e hanno di recente fatto manovre navali congiunte a est dell'isola di Jeju, un'ottantina di miglia a sudovest della punta meridionale della Corea del Sud. Sono tutte misure, queste, scrive il Juche songun, volte alla effettiva creazione di una versione asiatica della NATO, avente come base l'alleanza tripartita Washington-Tokyo-Seoul.

Lo scorso 4 novembre, Interfax riportava le dichiarazioni del generale USA Vincent Brooks, comandante le forze yankee in Corea del Sud, secondo cui nel corso dei prossimi 10 mesi Washington procederà qui alla programmata installazione del sistema di “difesa antimissilistica” THAAD. Brooks si sarebbe degnato di informarne i “partner” sudcoreani nel corso di una “colazione di lavoro”; in ogni caso, la decisione era stata annunciata già da diversi mesi, motivandola con le “crescenti minacce da parte della RPDC” e Washington sta procedendo speditamente, nonostante le ripetute proteste da parte di Pechino, secondo cui l'installazione del sistema THAAD rischia di minare l'equilibrio strategico nella regione.

Tutta da vedere, dunque, l'effettiva energia politica che il neo presidente USA vorrà e avrà la forza di mettere in campo, per concretizzare le proprie dichiarazioni sulla non contrapposizione agli altri paesi.

 

Fabrizio Poggi

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