Il 17 luglio del 2014 si consumò una delle peggiori tragedie nella storia dell’aviazione civile. Un aeroplano della Malaysia Airlaines (identificato con il codice MH17) in volo tra Amsterdam e Sepang precipitò sul Donbass, tutte le 298 persone a bordo morirono. Circa due terzi dei passeggeri erano cittadini olandesi, sull’aereo c’erano otto persone minorenni. Il destino beffardo volle che a bordo si trovassero anche sei tra i maggiori esperti mondiali di AIDS, l’aereo precipitò proprio nella parte d’Europa in cui c’è una maggiore diffusione del contagio.
Al momento della tragedia il velivolo viaggiava ad una quota superiore ai 10mila metri e ad una velocità di 915 Km/h.
Le autorità ucraine dichiararono (con una rapidità quantomeno sospetta) che il velivolo venne abbattuto dai ribelli del Donbass con un missile di tipo BUK. La stessa teoria è stata successivamente ripresa da diverse commissioni, tra cui alcune di quelle a cui si da adito in occidente. Questa è una storia totalmente assurda, infatti le Milizie del Donbass non dispongono di missili BUK funzionanti, che invece sono tra le disponibilità delle forze armate ucraine (in parte retaggio sovietico e in parte successivi acquisti dalla Russia). Alla luce di ciò, per cercare di rendere verosimile la storia ne venne inventata una nuova, ancora più assurda: il sistema missilistico venne portato dalla Russia in Donbass, sparò all’aereo e poi venne riportato in Russia. Stiamo parlando di una rampa di lancio installata su di un veicolo cingolato, un qualcosa che non potrebbe mai passare il confine con la Russia senza essere individuato dai satelliti occidentali (il Donbass è probabilmente l’area maggiormente sorvegliata al mondo). Risulta quindi evidente l’assurdità della ricostruzione che incrimina le Milizie Popolari, queste non sarebbero mai state in grado di colpire un aereo a quella quota.
Ma se l’aereo fosse stato davvero abbattuto da un missile BUK, allora si dovrebbe chiedere conto all’unico soggetto che in quell’area disponeva di tale dispositivo funzionante: l’Esercito ucraino che finora ha tenuto una condotta omissiva. Al riguardo giova ricordare un tragico precedente. Il 4 ottobre del 2001 un aereo in volo tra Tel Aviv e Novosibirsk precipitò nel Mar Nero e tutte le 78 persone a bordo morirono. Le indagini puntarono subito contro i palestinesi e l’Ucraina non smentì l’ipotesi. Tuttavia, il recupero dei rottami consentì di stabilire senza alcun margine di dubbio che l’aereo venne abbattuto da un missile lanciato per sbaglio dall’Ucraina. Una disattenzione fatale può capitare, gli esseri umani non sono infallibili, ma la gravità è nel fatto che l’Ucraina preferì non confessare subito le proprie responsabilità facendo ricadere la colpa sul popolo palestinese. Speravano di farla franca e questo è imperdonabile. Quindi è legittimo avere il sospetto che l’Ucraina stia nuovamente “facendo la vaga” per non assumersi le proprie responsabilità.
Per completezza d’informazione va elencata anche un’altra ipotesi: il velivolo potrebbe essere stato abbattuto in quanto inavvertitamente finito in mezzo ad un duello aereo.
Stando alle informazioni attualmente disponibili, non si può avere alcuna certezza sulla dinamica dell’incidente, chi accusa qualcuno spesso lo fa solo per motivi politici e non sulla base di valide prove.
Seppur non si possano individuare i colpevoli, è però evidente di chi sia le responsabilità dell’accaduto: di un capitalismo senza scrupoli che per risparmiare qualche centinaio di euro è disposto a far morire centinaia di persone.
Vanno ulteriormente contestualizzati i fatti. Il Donbass misura appena 15mila chilometri quadrati (più o meno quanto il Montenegro) e seppur si trovasse sulla rotta ottimale era facilmente evitabile con una piccola deviazione che sarebbe costata praticamente nulla in termini di carburante e di tempo. Invece il velivolo attraversò il Donbass. L’aereo non doveva sorvolare quell’area perché è teatro di una guerra e l’aviazione ucraina all’epoca dei fatti bombardava regolarmente le città. Al contempo, l’Ucraina temeva l’intervento aereo russo. Quindi è plausibile che chiunque avvistasse un aereo cercasse di abbatterlo.
Far passare un aereo in quel punto in quel momento è l’equivalente di voler attraversare a piedi un campo di battaglia mentre infuriano gli scontri: una condotta scellerata che potrebbe verosimilmente avere conseguenze fatali.
Per questo andrebbero inchiodatati alle proprie responsabilità sia la compagnia aerea che gli organi di controllo internazionali. Non per sete di vendetta, ma per dare un segnale forte e chiaro: che la vita umana non ha prezzo e deve essere rispettata.
Questa affermazione può sembrare un’ovvietà ma questa storia ci dimostra che per qualcuno non è così. Nella più folle ricerca del profitto, per risparmiare pochi euro e qualche minuto, si è fatto schiantare un aereo con tutte le persone a bordo. Ciò non deve succedere mai più, per questo serve prendere dei provvedimenti che siano da monito per tutti gli altri speculatori.
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Daniele
Giustissimo accusare i colpevoli della compagnia aerea, ma vorrei ricordare Primo Levi che ne “la tregua” ebbe a dire: “quei fascisti delinquenti degli ucraini che all’arrivo dei nazisti diedero loro il pane ed il sale”; si vede proprio che la teppaglia nazifascista ucraina è sopravvissuta.
Vincitore Locarno
E intanto, stesso periodo, altri crimini che vengono finalmente a galla…
http://www.repubblica.it/esteri/2017/07/01/news/svolta_nell_omicidio_rocchelli_fotoreporter_ucciso_in_ucraina_un_primo_arresto_tre_anni_dopo-169651933/?ref=RHPPBT-BH-I0-C4-P3-S1.4-T1