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Bambini di sabbia e bambini dei fiordi

Ci sono 22 anni di differenza tra gli uni e gli altri. I bambini di sabbia, quelli nati nel Niger, si vedono 22 anni portati via dal vento. Quelli della Norvegia dei fiordi hanno in più gli anni che mancano a quelli del Sahel. Questione di fiordi e di approdi, che è ciò che il nome fiordo significa. Un braccio di mare che si insinua, talvolta per alcuni chilometri, nella costa.

E anche per la scuola c’è differenza tra i due. I bambini dei fiordi vanno a scuola per almeno 12 anni e quelli di sabbia dieci in meno. Due anni di scuola in media, il resto si vedrà a suo tempo. Per i rispettivi genitori, infine, la differenza di reddito, monetizzata, è di 68 volte inferiore per i quelli di sabbia. Sono dati desunti dall’ultimo rapporto delle Nazioni Unite sullo sviluppo umano che, appunto, non tiene conto dei fiordi e meno della sabbia.

Uno scarto che somiglia ad un abisso se si pensa a cosa potrebbe accadere in 22 anni nella vita di un bambino di sabbia. Potrebbe crescere, passare l’infanzia dei giochi o delle miniere d’oro, di coltan o di diamanti per sopravvivere. Diventerebbe adolescente come bracciante nelle piantagioni di caffè o di cacao sulla costa atlantica. Oppure, in cambio, pastore transumante o contadino sedentario nella savana dove coltiverebbe ciò che le incerte piogge si degnerebbero di far crescere. Vedrebbe la scuola da lontano e, nel caso abitasse in città, capirebbe in fretta la differenza tra le scuole di stato e quelle private. Le prime, un tempo considerate il modello da imitare, sono un cantiere in demolizione permanente a tutto beneficio delle seconde che prosperano in modo esponenziale.

22 anni, a ben pensarci, sono un’altra vita. Sogni, talenti, invenzioni, domande e follie, sono come mutilate dalla geografia e dalla politica che, senza giustificazione alcuna, si trovano a scegliere tra sabbia e fiordi. Sono giorni sciupati, parole non dette, lacrime e sorrisi perduti, sentieri non percorsi e alberi non piantati. Tutto per via della sabbia che non ha nulla da spartire coi fiordi, incuneati nella costa per vari chilometri, fin dove il mare può arrivare a fecondare la terra.

Nella sabbia non accade nulla, ci pensa il vento a sistemare il paesaggio e gli anni che assieme a lui vanno lontano. 22 messi in fila come migranti che, irregolari come la vita, sono obbligati a cambiare tracciato ogni volta e qualcuno si perde nel deserto, l’altro mare ma senza approdo.

I bambini di sabbia amerebbero fare tante cose. Avere amici e immaginare cosa farebbero da grandi solo dipendesse da loro. Un altro mondo col mare che arriva dappertutto e i pochi muri rimasti servirebbero solo per sostenere le finestre pitturate di fresco ogni mattina. Scaverebbero fossati attorno al deserto giusto per piantare alberi, fiori e parole inventate sul momento.

Quelli di sabbia e quelli dei fiordi finirebbero per incontrarsi a metà strada e spartirebbero gli anni che ancora rimangono per imparare a diventare amici. Assieme farebbero una nuova costituzione che bandirebbe la guerra e le armi. Le banche diventerebbero laboratori di taglio e cucito oppure, a scelta, gelaterie per tutti i gusti. Entrambi insegneranno a contare fino a 22 ai loro figli e diranno loro che tutti avranno una vita con gli stessi anni. Arrivati ad una certa età potranno scegliere di sposarsi, quelli di sabbia e quelle dei fiordi. Il viaggio di nozze è offerto dal sindaco della città più vicina.

Niamey, ottobre 2018

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