Christophe Castaner, ministro dell’interno francese, aveva dichiarato giovedì: “siamo anche preparati per l’ipotesi Versailles ma può essere anche altrove”.
In effetti il dispositivo poliziesco messo in atto attorno alla residenza reale era abbastanza ragguardevole, senonché la piazza era deserta. Non per una smobilitazione di massa dei gilet, jaunes, come avrebbero desiderato il Presidente ed il suo esecutivo, ma per il fatto che i gilets Jaunes hanno deciso d’incontrarsi a Montmartre, aggirando con questo stratagemma le forze dell’ordine.
Anche questo sabato, quindi, Parigi è stata teatro dell’ennesimo atto della protesta con manifestazioni sauvages che sono continuate per tutta la giornata, conclusesi sui Campi Elisi.
Su una pensilina di un autobus in rue Rivoli: “discuteremo quando via avremo cacciati”, in riferimento alla volontà di apertura del dibattito annunciato da Macron nel suo discorso di lunedì 10 dicembre, che non sembra avere sortito grandi effetti.
Eric Drouet, una delle figure di spicco e co-autore dell’evento FB creato il 15 ottobre per i blocchi contro il caro-benzina del 17 novembre, è stato fermato per essere interrogato ed è stato messo in “garde à vue”.
La sua cattura, di cui circola il filmato, è avvenuta grazie ad un’azione di forza dei CRS durante la mobilitazione, forse anche in ragione del fatto che ai piani alti non devono avere particolarmente gradito il falso annuncio che aveva lanciato di un concentramento a Versailles.
Formalmente si trova in questa condizione per “organizzazione illecita di una manifestazione sul suolo pubblico”, “porto d’arma impropria di categoria C” e “partecipazione ad un raggruppamento costituito col fine di violenze e di danneggiamenti”.
Quest’ultimo è il motivo per cui sono stati preventivamente fermati – e spesso poi rilasciati senza che si procedesse senza di loro – la maggioranza dei manifestanti nel corso dei vari atti della protesta nella capitale francese, utilizzando contro tutto il movimento un reato concepito contro le gang giovanili, in realtà pensato per rendere inaccessibile il centro di Parigi ai giovani banliusards…
Ai Campi Elisi un agente ha estratto la sua arma in direzione dei manifestanti dopo che due membri delle forze dell’ordine, con le loro moto, si sono trovati a terra pressati dalla folla, riuscendo poi a sfuggire di un soffio, dopo essere risaliti in moto, alla collera dei manifestanti.
Ma come per sabato scorso e quelli precedenti, Parigi non è stato l’unico teatro di questo ennesimo atto di protesta.
L’unificazione dei Gilets Jaunes d’Europa era stata auspicata da un’altra figura di spicco del movimento, Priscilla Ludosky, autrice in maggio di una petizione contro il caro carburante che ha raggiunto il milione di persone.
“La mobilitazione alle frontiere non è una novità. Molte persone nelle varie regioni sono venute a Parigi. Questa volta, gli proponiamo di raggiungere i gilets jaunes alle frontiere”, aveva al “Parisien”.
I valici di confine con il Belgio, la Germania, l’Italia, la Spagna e i porti bretoni avrebbero potuto essere coinvolti dai blocchi, come riportava “Le Monde” venerdì 21 dicembre.
Il Gilet giallo è stato indossato in queste settimane in differenti realtà del continente e, nonostante il tentativo maldestro di recupero di questo simbolo da parte dell’estrema destra, sono stati numerosi gli episodi di forze progressiste che l’hanno indossato da Berlino a Dublino, da Atene alla Catalogna, passando per il Belgio e l’Italia…
Un’altra indicazione prevedeva manifestazioni in quattordici città dell’Esagono – in realtà sono state più ampie – che andremo a vedere più nel dettaglio, insieme alle altre iniziative prese.
Certamente si può affermare che il Segretario di Stato al ministero dell’Interno, Laurent Nuñez, ha sbagliato le sue previsioni di giovedì aspettandosi: “una mobilitazione decrescente, ma che può coinvolgere individui radicalizzati”.
La partecipazione a questo ennesimo atto della protesta non è stata assolutamente in diminuzione e la radicalità temuta è stata un portato di massa, nonostante – o forse a causa – il comportamento delle forze dell’ordine, intervenute per sgomberare i blocchi e disperdere le mobilitazioni cittadine, con l’uso di gas lacrimogeni ed altre munizioni, procedendo a fermi, interrogatori e “guarde à vue” in numerose occasioni.
L’Atto Sesto è iniziato con un fatto tragico, dopo la morte alcuni giorni fa di un GJ di Villeneuve, andato a sostenere con i suoi compagni un blocco a rischio sgombero e che è stato investito da un camion.
Tra la notte di venerdì e sabato, durante un blocco del traffico nei dintorni di Perpignan ai confini con la Spagna è avvenuto l’ennesimo incidente mortale legato alla protesta, a causa di un tamponamento ad un camion fermo, in cui l’autista della vettura è morta sul colpo.
Il numero dei decessi per fatti relativi a blocchi o manifestazioni è salito quindi a 10, e nelle mobilitazioni di sabato queste persone sono state omaggiate con un minuto di silenzio.
Diamo una panoramica delle azioni, così come sono state riportate dalla stampa locale e dai numerosi siti che diffondono, anche attraverso le foto ed i filmati fatti dai singoli partecipanti informazioni sul movimento, ricordando che su google maps è presente una pagina con i blocchi strategici.
Partiamo dai blocchi di frontiera.
I Gilets Gialli bloccano l’accesso al tunnel del Monte Bianco fino alle due del pomeriggio, per poi iniziare nuovamente qualche ora più tardi, lasciando passare le automobili.
In regione, sulla A43, una operazione “pedaggio gratuito” era stata organizzata all’altezza dell’uscita di Albertville, come a Viry e a Chambéry-Nord.
Nella mattinata ci sono stati differenti raggruppamenti in centri minori: Cluses, Scionzier, Saint-Martin-Bellevue; a Annecy-Nord i gj hanno ricostruito un accampamento li dove c’era il presidio.
Differenti “operazioni lumaca” sono state messe in campo tra Albertville e Moûtiers, e a Chambéry.
Sempre per rimanere al confine franco-italiano si è registrato un blocco anche nei pressi di Mentone-Ventimiglia.
Al pedaggio di Boulou, a sud di Perpignan, al confine franco-spagnolo, si è svolta una riuscita mobilitazione con la presenza di Priscilla Ludosky, che è venuta a sostenere il blocco che paralizza i traffico della A9 e ha dichiarato: “bloccare è l’unico modo che abbiamo per farci ascoltare in quanto cittadini, non siamo niente in apparenza. Sarà bene che ci ascoltino maggiormente”.
Alle 16 i manifestanti sono stati cacciati dall’autostrada a colpi di gas lacrimogeni che ha riaperto alle 7 di sera.
Anche a Biriatou, sempre sul confine franco-spagnolo, è stato effettuato un blocco durato tre ore, fino alle sei di mattina, dopo lo sgombero della gendarmerie.
Altri blocchi notturni ci sono stati al confine franco-belga sulla A2 e sulla A22, dopo che martedì a Bettignies era stato sgomberato un presidio in prossimità di un punto di passaggio al confine, che durava da un un mese.
A mezzogiorno, quando hanno fatto la comparsa i CRS, i gilet gialli si sono spostati in direzione dell’Auchan.
Nel Huat-Doubs, al confine franco-svizzero, a Cluse-et-Mijoux, ci sono stati rallentamenti alla frontiera, attraversando regolarmente i passaggi pedonali, grazie all’aiuto di GJ venuti anche da fuori; ma dopo un’ora circa sotto le minacce di fermo sono stati sloggiati e molti hanno raggiunto la manifestazione pomeridiana a Becançon.
Mentre a Strasburgo, al confine franco-tedesco, le forze dell’ordine hanno sgomberato un centinaio di GJ che si erano concentrati sul Ponte Europa dalle sette di mattina. I manifestanti, alcuni fermati e messi in “guarde à vue”, si sono recati poi nel pomeriggio nella parte settentrionale della città a Gambsheim, per continuare a bloccare la frontiera.
A Guéret nella Creuse, una marcia pacifica si è conclusa con un picnic a base di prodotti locali acquistati al mercato, per sostenere i produttori locali.
A Tolosa i lavoratori del Carrefour – che nega loro il premio facoltativo esentasse auspicato da Macron – hanno scioperato e sono stati raggiunti dai GJ.
A Le Havre, i GJ hanno occupato il municipio e il consiglio comunale la mattina e dato poi vita nel pomeriggio ad una manifestazione.
Nell’Ariege si è svolta una partecipata manifestazione.
L’A7 è stata bloccata da una trentina di GJ poco prima delle nove a Courthezon, nei pressi di Avignone, che hanno raggiunto poi i GJ d’Orange.
Ci sono stati rallentamenti in vari punti per tutta la giornata, e l’intervento delle forze di polizia, ovunque si avvento, ha reso da subito tesa la situazione.
Nel pomeriggio il concentramento di fronte alla prefettura ad Avignone viene disperso, vengono fatti numerosi fermi e la polizia effettua controlli a chiunque porti il gilet jaune.
Nei dintorni di Digione (Paray, Montceau, Montchanin) i GJ hanno bloccato la RCE in Saône-et-Loire.
A Digione si è tenuta una manifestazione che ha attraversato il centro cittadino, bloccato i binari della stazione ferroviaria, dirigendosi poi in un vicino centro commerciale.
La polizia ha usato i gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti a metà pomeriggio.
A Touquet un centinaio di GJ si sono dati appuntamento di fronte alla villa di Macron, tentando di forzare i blocchi polizieschi, dove un nutrito schieramento di CRS e BAC ha tenuto distanti i manifestanti, le forze dell’ordine hanno risposto con il lancio di gas lacrimogeni.
Violenti scontri ci sono stati a Voreppe, nell’Isère, vicino a Grenoble; nei video circolati si vede l’abbondante lancio di munizioni in direzione dei manifestanti .
Ci sono state manifestazioni ad Aix-en-Province, Marsiglia, e Tolosa.
Bordeaux, Montpellier, Lille, Rouen, Nantes – dove è stato “invaso” il centro cittadino -, Lione – con un blocco di alcune ore al centro commerciale Confluence -, Nimes – in cui sono stati occupati i binari della stazione -, Tours, in vari punti della Bretagna, a Nancy (per la terza settimana di fila). Amiens, Caen, Laval, Pau, Antibes e Turbie sono state teatro di manifestazioni o blocchi, secondo quanto riportato da un bilancio della rete informativa “France-Info” insieme a “France-Bleu”.
Aggiungiamo Clermont-Ferrand, Rennes, Orléans…
Secondo alcuni sondaggi il consenso nei confronti dei GJ non è calato, ma è anzi aumentato attestandosi attorno al 75%, mentre il gradimento di Macron, secondo un altro sondaggio sarebbe del 13% tra gli operai, 14% tra gli impiegati e di poco superiore tra la fascia più giovane dei maggiorenni.
L’Atto Sesto è la dimostrazione che, finora, la strategia messa in campo dal Presidente e dall’Esecutivo non ha sortito alcun effetto; e non sembra che sia stata prospettata nessuna strategia di uscita da questa crisi, che potrebbe aprire le porte ad una elezione anticipata o ad un referendum. Sono alcuni dei tentativi di superamento dell’attuale impasse, come viene ipotizzato nell’editoriale del giornale investigativo “Mediapart”, a firma François Bonnet.
Una cosa è certa: il contenuto del titolo che abbiamo scelto per questo contributo, edulcorandolo un po’ (in realtà il Presidente è definito “tête de con”), non è solo uno dei cori più cantati alle manifestazioni, ma una precisa indicazione politica della vendetta popolare, che chiede conto della sua politica neo-liberale a lui ed al suo entourage.
E risuonano i versi che Rimbaud dedicò alla comune di Parigi, per chi li sa ancora ascoltare:
l’uragano ti consacrò suprema poesia / l’immenso fermento delle forze ti assiste.
P.S. La mappa dei blocchi di ieri, fatta da Google:
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