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Sicurezza urbana. Si profila una legge infame

Una legge infame che significa via libera al massacro dei manifestanti  nelle  manifestazioni. E’ quello contenuto nella bozza del disegno di legge sulla sicurezza urbana presentato ieri dal ministro Alfano ai sindaci delle aree metropolitane.

Fino a cinque anni di carcere per chi ai cortei e alle manifestazioni  “fa uso di caschi protettivi ovvero di ogni altro mezzo atto a rendere impossibile o difficoltoso il suo riconoscimento” prevede la bozza del disegno di legge sulla sicurezza urbana all’articolo 20. Una contraddizione leggibile anche nello stesso testo che parla infatti di caschi “protettivi” cioè atti a proteggere.  Il testo prevede inoltre da 2 a 5 anni di pena e una multa da mille a 5mila euro anche per chi lancia o utilizza tra l’altro “razzi, bengala, fuochi artificiali, petardi, bastoni, mazze, scudi, materiale imbrattante o inquinante, oggetti contundenti”.

Nello stesso disegno di legge è previsto al contempo che non ci sia nessun codice identificativo per gli agenti di polizia impegnati in ordine pubblico ma solo un unico ‘codice’ per ogni reparto in strada. Il governo ha assecondato dunque le istanze del settore più aggressivo della polizia e della politica, con un evidente  messa in moro delle crescenti richieste che prevedevano l’introduzione del codice identificativo per tutti gli agenti, anche al fine anche di scoraggiare comportamenti violenti o irresponsabili da parte delle forze dell’ordine nella gestione delle manifestazioni.

Quindi manifestanti destinati a farsi rompere la testa e impossibilità di identificare gli agenti che attuano comportamenti violenti. Una legge infame, da contrastare sin da subito, anche nelle sedi internazionali

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