Travolto da uno scandalo, l’ennesimo dell’era Macron, il ministro della transizione ecologica francese è stato costretto alle dimissioni.
Un’inchiesta di Mediapart ha rivelato pranzi luculliani con la sua cerchia di amici e spese di ristrutturazione dell’appartamento ministeriale che occupava piuttosto esose, tutto a spese dei contribuenti.
Dopo le dimissioni “a sorpresa” del precedente ministro Hulot – che aveva giustificato la sua decisione il settembre scorso dichiarando che di fatto le lobby impedivano qualsiasi passo in avanti nei diversi dossier ecologici aperti – il ministero, che dovrebbe essere al centro delle strategie del “secondo tempo” del quinquennio presidenziale macroniano, è ora coperto da Elisabeth Borne, che ha guidato finora il ministero dei Trasporti.
E anche quest’anno il “presidente dei ricchi” ci regala un altro bel feuilleton dopo “l’affare Benalla” – ex guardia del corpo di Macron, picchiatore di manifestanti il primo maggio scorso e poi, una volta rimosso, faccendiere della più losca cricca della “Francia-africana”, con tanto di passaporto diplomatico non ritirato.
Un anonimo commentatore del partito di maggioranza – LREM – ha ragione quando dice che tale comportamento è ciò che esattamente i gilets jaunes criticano della “casta politica” dal 17 novembre.
Chi sarà il prossimo? Ancora non si sa. La Macronie sta da tempo portando la Francia verso un baratro di austerity e repressione, cui si coniuga una rinnovata ferocia neo-coloniale ed un più marcato protagonismo nel ruolo di pivot delle future avventure belliche della UE. Intanto, però, i suoi esponenti sembrano uscire da un quadro di Grosz…
Come dice l’adagio popolare: il più pulito c’ha la rogna, il più onesto è una carogna.
P.s. E pensare che il 14 luglio se la rideva con la first lady, alla parata fanta-militare. Sic transit gloria mundi…
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