L’Unione Europea non sta più tanto bene. E la nuova Commissione (il “governo”), la cui presentazione ufficiale era già slittata di una settimana, difficilmente vedrà la lude domani, come era stato promesso.
Il nuovo stop non dipenderà però dal motivo che già aveva proovcato il primo intoppo, rappresentato dal ruolo da attribuire a Raffaele Fitto, proposto dal governo Meloni e per il quale si pretendeva anche una “vicepresidenza operativa” oltre ad un portafoglio estremanete ricco ed importante (la gestione degli affari economici).
In quel caso il problema era stato sollevato da diversi governi che fanno parte della “maggioranza Ursula” (socialdemocratici, verdi, liberali, popolari) e trovavano (trovano ancora) troppo “premiante” un ruolo così importante per un paese che ha votato contro la nomina di von der Leyen a capo della Commissione.
Per fare un paragone, sia pure un po’ stiracchiato, con la situazione italiana è come se al posto di Giorgetti al Mef venissse indicato qualcuno del Pd o dei Cinque Stelle.
Ma la novità di oggi viene dalla Francia, paese ancora più “pesante” nell’architettura europea. Thierry Breton, indicato dal governo Macron per un secondo mandato, si è dimesso da Commissario europeo ancor prima di entrare in carica ufficialmente.
Ma la notizia bomba, si fa per dire, è che accusa apaertamente la stessa von der Leyen di essere sostanzialmente una vipera incapace di mettere al centro della sua azione “l’interesse comune europeo”.
Scrive infatti su X: «Negli ultimi cinque anni mi sono impegnato senza sosta per sostenere e promuovere il bene comune europeo, al di sopra degli interessi nazionali e di partito. È stato un onore. Tuttavia, alla luce di questi ultimi sviluppi, ulteriore testimonianza di una governance discutibile, devo concludere che non posso più esercitare i miei doveri nel Collegio».
Poi, rivolgendosi direttamente a von der Leyen, «il 24 luglio, avete scritto agli Stati membri chiedendo loro di nominare candidati per il Collegio dei Commissari 2024-2029, specificando che gli Stati membri che intendono suggerire il membro in carica della Commissione non sono tenuti a suggerire due candidati. Il 25 luglio, il presidente Emmanuel Macron mi ha designato come candidato ufficiale della Francia per un secondo mandato nel Collegio dei Commissari, come aveva già annunciato pubblicamente a margine del Consiglio europeo del 28 giugno».
Fin qui tutto normale, ma… «Pochi giorni fa, nella fase finale dei negoziati sulla composizione del futuro Collegio, avete chiesto alla Francia di ritirare il mio nome per motivi personali, di cui non avete mai discusso direttamente con me, e avete offerto, come compromesso politico, un portafoglio presumibilmente più influente per la Francia nel futuro Collegio. Ora vi verrà proposto un candidato diverso. Pertanto, https://contropiano.org/news/politica-news/2024/09/11/la-ue-in-crisi-spiazza-il-governo-meloni-0175538mi dimetto dalla mia posizione di Commissario europeo, con effetto immediato».
Sarebbe però fuorviante credere che a questo livello si rischi di mandare all’aria molto soltanto per “questioni personali” o di etichetta. Sembra chiaro che la quadratura del cerchio a livello continentale – dovendo tener conto del diverso colore politico di quasi tutti i governi nazionali, pur in gran parte costretti dentro la camicia di forza dei trattati europei, di chi è dentro la maggioranza e chi è fuori, della rappresentanza di genere, ecc – si sta rivelando più complicata che mai per ragioni decisamente più serie.
Ci sono due guerre alle porte d’Europa, una crisi sottotraccia che in Germania si sta mostrando anche come “recessione tecnica” (sei mesi di crescita negativa del Pil), una necessità di “riforme” – vedi il “rapporto Draghi” – che comunque verranno declinate romperanno molti equilibrim rapporti di forza, posizioni privilegiate (a livello di “sistemi paese”).
I Commissari da nominare dovranno essere comunque i driver di un processo complicato e “doloroso”. E la ex cavallerizza “scesa in politica” dopo i 40 anni in virtù della sua posizione aristocratica e altolocata non sembra proprio la “stratega” più adeguata alla bisogna.
Il che apre uno scenario ancora più complesso e potenzialmente negativo per quello che veniva descritto come un “pilota automatico” in grado di attraversare qualsiasi tempesta.
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