Una nuova manovra legale rischia di essere mossa all’interno della Corte Suprema Federale (il Supremo Tribunal Federal, STF) contro l’ex Presidente Lula nel tentativo di invalidare la decisione del giudice Luiz Edson Fachin che, lo scorso 8 marzo, aveva annullato tutti gli atti procedurali del caso Lava Jato e, in particolare, le condanne inflitte dall’ex magistrato Sergio Moro, divenuto nel frattempo ministro della giustizia nel governo Bolsoanro.
Il giudice Fachin ha riconosciuto l’incompetenza del 13° Tribunale Federale di Curitiba, ha annullato le 4 azioni penali contro l’ex Presidente e ha determinato l’invio delle azioni penali a Brasilia per ricominciare da capo il processo.
Tuttavia, mercoledì 14 aprile il caso rischia di riaprirsi e la decisione di Fachin potrebbe essere ribaltata dal collegio plenario della Corte Suprema. In questa riunione verrà giudicato l’habeas corpus 193.726 e saranno discussi due ricorsi: il primo, presentato dal Procuratore Generale della Repubblica, che cerca di ribaltare la decisione Fachin e ripristinare le condanne, e il secondo presentato dalla difesa di Lula stesso per conoscere il responso delle 14 azioni in seno al STF, tra cui la parzialità di Sérgio Moro nel processo di Lava Jato.
Fachin ha deciso di sottoporre la sua sentenza all’esame del collegio plenario della Corte Suprema ed è qui che si giocherà una partita chiave, non solo a livello giuridico ma soprattutto politico. Se gli 11 membri dovessero accettare completamente la decisione di Fachin, Lula rimanerebbe eleggibile e il procedimento penale verrà ripresa in uno dei due tribunali federali di Brasilia.
In caso di rigetto, Lula tornerebbe ad essere nuovamente ineleggibile, a causa della condanna nel caso del “sítio de Atibaia”, e tutte le procedure tornerebbero indietro al Tribunale Federale di Curitiba.
In merito a questa nuova manovra, un articolo pubblicato il 12 aprile nella rivista Focus Brasil, a cura della Fundação Perseu Abramo, denuncia “il tentativo di utilizzare la macchina giudiziaria brasiliana per promuovere una nuova persecuzione politica dell’ex presidente Lula continua. In modo sospetto, gli ingranaggi dell’odio installati nei media, nel Ministero Pubblico e in settori della destra brasiliana continuano a muoversi per commettere altri abusi contro il più grande leader politico del Brasile. Proprio quando Lula riemerge come il favorito nelle elezioni presidenziali e fa salutare il suo ritorno nell’arena politica dai leader mondiali”.
Diversi giuristi, tra cui Eugênio Aragão (ex ministro della giustizia nel governo di Dilma Rousseff), hanno considerato inadeguato ed inopportuno chiedere la revisione della decisione di Fachin – un atto giuridico perfetto – alla sessione plenaria. Questo a riprova del fatto che lo sporco complotto di “lawfare”, costruito a partire dalle accuse capziose ed infondate del caso Lava Jato, è ancora funzionante.
Inoltre – cosa ancor più grave – intende proseguire l’aggressione giudiziaria per impedire a Lula di presentarsi alle elezioni presidenziali del 2022, anche visto il grande successo popolare che riscontra attualmente nei sondaggi una sua potenziale candidatura.
La ex Presidentessa del Brasile Dilma Rousseff, anche lei costretta a dimettersi a causa di un impeachment costruito ad hoc per far cadere il governo del Partido dos Trabalhadores, ha riportato sul suo sito la dichiarazione del Grupo de Puebla, avvertendo del golpe giudiziario contro Lula: “Le recenti decisioni della Corte Suprema Federale del Brasile, che hanno annullato le condanne illegali contro l’ex Presidente Luiz Inácio Lula da Silva e decretato la parzialità dell’ex giudice Sérgio Moro, sono state accolte in tutto il mondo con un soffio di speranza. Il ripristino del giusto processo, violato contro Lula per cinque anni, è stato un passo importante per ristabilire la credibilità del sistema giudiziario brasiliano e la fiducia nella democrazia”.
Nonostante questa prima vittoria, “i leader del Gruppo Puebla e i giuristi del Consiglio Latinoamericano per la Giustizia e la Democrazia (CLAJUD) ricevono con grande preoccupazione la notizia che queste decisioni, prese nelle istanze appropriate e conclusive del caso Lula, saranno sottoposte a una nuova e straordinaria revisione”.
“La persecuzione politica dell’ex presidente Lula, attraverso il lawfare, è un capitolo vergognoso della storia, che deve essere chiuso con il riconoscimento dei suoi pieni diritti e l’annullamento delle ingiustizie che ha subito”. È chiara la denuncia contro la macchina del potere capitanata dalla destra liberista e reazionaria e sostenuta dai settori della borghesia nazionale e dai media mainstream vicini al governo di Bolsonaro. Governo che è “il risultato crudele dell’imprigionamento illegale e l’impedimento di Lula di contestare le elezioni del 2018”, scrive il Grupo de Puebla.
“La giustizia per Lula è una speranza per il Brasile e per il mondo”, conclude la dichiarazione.
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