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I palestinesi resistono alla pulizia etnica di Gerusalemme est

Non cala la tensione nel quartiere palestinese di Gerusalemme est, Sheikh Jarrah, teatro la scorsa notte di proteste palestinesi e della dura repressione della polizia israeliana, a cui si sono affiancate le aggressioni dei coloni.

Al centro di una lunga battaglia legale sulla proprietà delle case abitate da famiglie palestinesi, Sheikh Jarrah vive da anni espulsioni a favore dei coloni israeliani.

Stavolta nel mirino ci sono 40 palestinesi (di cui 10 bambini) su cui si attendeva ieri la decisione della Corte suprema israeliana. Che, dopo aver invitato le parti a trovare un compromesso, ha rinviato l’udienza a lunedì 10 maggio, giornata che si prospetta ancora più calda visto che coinciderà con le celebrazioni israeliane del Jerusalem Day, ovvero l’occupazione della zona est nel 1967.

Nella notte, dopo l’Iftar, il pasto che rompe il digiuno nel mese di Ramadan, i palestinesi si sono ritrovati per manifestare, la polizia ha risposto con gas lacrimogeni, proiettili veri e proiettili rivestiti di gomma. E ha protetto i coloni che hanno preso parte attivamente alle violenze.

Un giovane palestinese di 18 anni è stato colpito dagli agenti a una gamba, un uomo – Najim Qatina, è stato accoltellato dai coloni mentre tornava dal lavoro ed è stato poi colpito al volto con spray al peperoncino.

La famiglia al-Kurd, uno di quelle minacciate di espulsione, ha denunciato l’irruzione della polizia nella loro casa, poi respinta, non senza pestaggi con i manganelli e arresti di alcuni palestinesi presenti nell’abitazione. Intanto sui social molti utenti hanno denunciato la censura di post e storie che mostravano in diretta quanto stava accadendo a Sheikh Jarrah: cancellate da Twitter e Instagram.

A “supervisionare” i coloni c’era il parlamentare kahanista Itamar Ben-Gvir, a capo del gruppo razzista e di estrema destra che quest’anno per la prima volta è riuscito ad entrare alla Knesset israeliana, dopo anni di messa al bando. Ben-Gvir ha spostato il suo ufficio a Sheikh Jarrah, a riprova dell’attenzione che l’estrema destra israeliana dà a battaglie per la terra e le proprietà come quella in corso.

Alta tensione anche in Cisgiordania dove questa mattina tre palestinesi sono stati colpiti dal fuoco sparato dall’esercito israeliano a un checkpoint militare di Jenin. Due sono morti. Secondo l’esercito volevano compiere un attacco armato.

E’ intervenuta, alla fine, anche l’Onu con l’inviato per il Medio Oriente Tar Wennesland che si è dato preoccupato per “lo sfratto di famiglie di rifugiati palestinesi da Sheikh Jarrah e da altri quartieri di Gerusalemme est occupata”. “Chiedo a Israele di interrompere le demolizioni e gli sfratti, in linea con i suoi obblighi secondo il diritto internazionale”.

Appello simile, ma non del tutto, quello di Italia, Francia, Germania, Spagna e Gran Bretagna che ieri in un comunicato congiunto si sono rivolti a Israele chiedendo di interrompere subito l’espansione coloniale nei Territori Occupati, nello specifico di “540 unità abitative per coloni ad Har Homa”, insediamento tra Betlemme e Gerusalemme che dalla fine degli anni Novanta ha triplicato la sua dimensione facendo scomparire la foresta di Abu Ghneim, terre di proprietà del villaggio di Beit Sahour.

Parla anche l’Autorità nazionale palestinese. Il ministro degli esteri Riyad al-Maliki ha inviato una lettera alla Corte penale internazionale, che da poco ha deciso di aprire un’inchiesta su violazioni dei diritti umani e crimini di guerra commessi da Israele nei Territori Occupati dal 2014 in poi: nella lettera al-Maliki chiede all’Aia di “prendere una posizione chiara e pubblica contro i crimini perpetrati da Israele contro i palestinesi di Sheikh Jarrah”.

fonte: nena-news.it

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1 Commento


  • Aldo Gambioli

    Maledetti carnefici…..vigliacchi …appoggiati dagli americani…che Iddio li stramaledica .
    Firmato – Aldo Gambioli

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