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C’è Washington dietro la “marcha” del 15 novembre a Cuba

Cos’è una rivoluzione colorata? Far scoppiare il caos, la disobbedienza civile, e ovviamente provocare che organizzazioni internazionali diano inizio a sanzioni che possono arrivare fino all’intervento militare e cerchino la creazione di un governo alternativo

Carlos Leonardo Vázquez González

Il 15 Novembre sono state organizzate dalla rete dei fascisti cubani, con il pieno sostegno degli Stati Uniti, numerose manifestazioni per approfittare delle difficili condizioni in cui vive la popolazione dell’Isola a causa del più che sessantennale blocco statunitense e delle ben 243 nuove sanzioni approvate dalle amministrazioni nord-americane che si sono succedute negli ultimi 4 anni.

Alcune delle quali  approvate da Joe Biden  dopo i tentativi di destabilizzazione avvenuti l’11 ed il 12 luglio.

La marcha pacifica por el cambio”, convocata in varie località dell’Isola, e che dovrebbe avere il suo epicentro a l’Avana, è stata dichiarata giustamente illegale perché viola differenti articoli della Costituzione del Paese, visti i legami manifesti degli organizzatori con enti o agenzie eversive degli Stati Uniti, e che hanno l’intenzione manifesta di promuovere un cambiamento politico a Cuba, cioè abbattere il socialismo.

Gli organizzatori tentano di ignorare il rifiuto delle autorità cubane, volendo forzare la situazione, consapevoli dell’appoggio di Washington e delle élite occidentali.

Questo mercoledì il Ministro degli Esteri cubano Bruno Rodriguez ha affermato che il governo non permetterà “la persistente aggressione dal governo degli Stati Uniti, i suoi intensi e costanti tentativi di creare le condizioni per una destabilizzazione interna, per alterare la pace e la sicurezza dei cittadini”.

La cosiddetta marcha infatti non è una “iniziativa cittadina”, ma parte di una strategia messa in atto dall’intelligence statunitense per destabilizzare il Paese nel giorno in cui Cuba riaprirà le proprie porte al turismo, e completerà il ritorno degli studenti in presenza nelle aule, cercando di recuperare una vita normale anche se sotto un bloqueo che provoca tagli nelle forniture elettriche, la mancanza di alcuni medicinali e l’indisponibilità di alcuni alimenti.

Tale ripresa della normalità è dovuta ai successi nel contenimento del Covid-19 e al suo riuscito programma di vaccinazione, che vede il 70% della sua popolazione completamente “immunizzata” grazie a tre dispositivi medici prodotti autonomamente.

Sono previste azioni di sostegno alla marcia in una cinquantina di città in più di 20 paesi, grazie al vasto network dei fascisti cubani che ha i suoi punti di forza a Miami ed in Spagna, qui in Europa.

Le mobilitazioni previste, anche se vietate, in sei province cubane oltre alla capitale, sono pianificate su Facebook dal gruppo Archipelago, che dice di avere 20 mila membri, molti dei quali vivono fuori dal Paese e che hanno già a luglio falsificato la “geo-localizzazione” del proprio account per fingere di essere sull’Isola.

Quello del 15 è il secondo tentativo, dopo quello fallimentare dell’11-12 luglio, per cercare di dare corpo a quel “golpe suave” che si vorrebbe attuare sviluppando una crisi che giustifichi un “intervento umanitario”, anche grazie ad una intossicazione mediatica sapientemente orchestrata ad uso e consumo dell’opinione pubblica occidentale, ma anche della sua stessa popolazione in cui le piattaforme di comunicazione private, come Facebook, hanno gravi responsabilità.

Una guerra mediatica che insieme ai tentativi destabilizzatori è stata sapientemente descritta a Cuba ricollegandola alla filiera statunitense da cui ha origine con una capillare e costante opera di presa di coscienza da parte della popolazione.

Uno dei principali ispiratori di questa marcia, il drammaturgo Yunior García, è stato formato dal 2018 in programmi per il “cambio di regime” finanziati dalle agenzie statunitensi NED e USAID, di fatto emanazioni della CIA.

Ed in questi anni Washington ha destinato un fiume di dollari – 20 milioni all’anno – per finanziare “programmi a favore della democrazia a Cuba” di cui sono destinatarie 54 organizzazioni, e sta per approvare un finanziamento di 6,6 milioni in più per entità che, da vari Paesi, triangolano i propri fondi alla sedicente “dissidenza” cubana tra cui gli organizzatori della marcia del 15 novembre.

Come ha giustamente ribadito nella sua analitica descrizione di chi sia dietro alla marcha del 15 novembre, durante le conclusioni del Secondo Plenum del PCC, il Primo Segretario del Partito Rogelio Polanco Fuentes: “Non legittimeremo le ingerenze imperialiste nella politica interna né lasceremo spazio al desiderio di restaurazione neocoloniale che alcuni hanno alimentato e che si rafforzano nelle situazioni di crisi. Non è un atto di civiltà, è un atto di subordinazione all’egemonia Yankee

Ned Price, portavoce del Dipartimento di Stato Statunitense, incalzato in una conferenza stampa sull’impegno diretto o meno nell’organizzazione delle proteste, ha rifiutato di negare il coinvolgimento nord-americano, mentre un altro funzionario di alto rango come Juan Gonzales ha dichiarato la settimana dopo che il governo statunitense avrebbe sanzionato Cuba se proverà ad interferire con le proteste.

È chiaro chi è il burattino, e chi è il burattinaio.

Il popolo cubano è mobilitato da tempo a vari livelli affinché i tentativi dei fascisti cubani risultino nuovamente fallimentari la prossima settimana.

Abbiamo tradotto e sottotitolato questa trasmissione di Razones de Cuba: “Yonor García Aguilera operator político al servicio de Estados Unidos Contra Cuba” che denuncia la traiettoria di Y.G. Aguilera anche attraverso la voce di un medico cubano, Carlos Leonardo Vázquez González.

Carlos per 25 ha agito sotto copertura infiltrando le reti anti-castriste ai primi di novembre ha rivelato con questo video la sua identità di patriota al popolo cubano ed il ruolo di Aguilera

Ma questa denuncia pubblica non ha trovato spazio sui canali d’informazione del nostro Paese, probabilmente pronti a dare spazio ad eventuali “proteste” come lo sono stati a Luglio.

Il video è uno spaccato di come agiscono a livello internazionale, ed anche in Europa, queste reti di “dissidenti” che, come mostra il filmato, hanno stretti rapporti con le storiche figure del terrorismo anti-cubano – come Ramón Saul Sánchez Rizo – e si muovono sui copioni delle varie “rivoluzioni colorate” realizzate dagli Stati Uniti, riproducendoli pressoché integralmente.

Questo livello di contro-spionaggio ha reso possibile chiarire con ogni evidenza al popolo cubano e al mondo la vera natura dei cosiddetti “dissidenti” che sono burattini nelle mani degli Yankees.

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