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Francia. Ultima udienza sull’estradizione degli esuli politici italiani

Dal 23 marzo riprenderanno presso la Chambre de l’Instruction della Corte d’Appello di Parigi le udienze degli esuli italiani arrestati il 28 aprile 2021 nel corso dell’operazione battezzata “Ombre Rosse” e di cui lo Stato italiano chiede l’estradizione dopo più di 40 anni dai fatti.

Con cadenza settimanale, da questo mercoledì fino alla fine di aprile, passeranno davanti alla Corte due alla volta. La sola eccezione riguarda Giorgio Pietrostefani, per il quale di fatto non è stato mai avviato l’esame della domanda di estradizione a causa delle sue gravi condizioni di salute che hanno costretto la Corte a rinviare ripetutamente la sua udienza.

La Corte ha ricevuto i faldoni dei documenti richiesti lo scorso settembre come “supplemento di informazioni” per la valutazione della domanda di estradizione: le sentenze della Cassazione di oltre 30 anni fa, il casellario giudiziario completo, gli elementi riguardanti l’imprescrittibilità della pena e la condanna in contumacia, oltre alle informazioni relative ad eventuali precedenti domande di estradizione.

Nel corso delle udienze, alle quali continua a prendere parte l’avvocato William Julié in qualità di rappresentante dello Stato italiano, il parquet (il pubblico ministero francese) procederà alla requisitoria. Gli avvocati difensori avranno a disposizione non più di dieci minuti per la loro arringa (la plaidoirie, in francese), mentre il testo integrale ed esteso verrà depositato agli atti della Corte.

Si tratta di fatto dell’ultimo passaggio dell’iter giudiziario prima delle sentenze che la Chambre de l’Instruction potrebbe pronunciare già nelle settimane seguenti le rispettive udienze. Contro questa decisione sarà possibile ricorre in Cassazione e, qualora gli avvocati lo reputassero opportuno, anche presso la Corte europea dei diritti dell’uomo.

Perché è bene ricordare che la sete di vendetta dello Stato italiano vorrebbe condannare questi esuli, in gran parte settantenni, a pene detentive dalle condizioni psico-fisiche disumane. Per non parlare dello stato d’animo ed emotivo vissuto in particolare durante quest’ultimo, con la paura di vedere distrutta un’intera vita ricostruita con sacrifici e difficoltà nel corso di questi 40 anni in Francia: relazioni familiari, amicizie, impegni in ambito sociale, accanto ad un comportamento irreprensibile sempre sotto occhiuta sorveglianza.

Se qualcuno sperava in una “estradizione rapida” – come desiderato dalla stampa mainstream invocando la “giustizia per i parenti delle vittime” – in realtà l’operazione aveva cominciato a sgonfiarsi già nelle sue prime settimane.

Le roboanti nonché squallide dichiarazioni circa il “successo” dell’operazione hanno lasciato spazio ad una lunga “battaglia processuale”, la cui prima fase si concluderà nelle prossime settimane.

Nel frattempo, non è mai venuta meno né si è affievolita la solidarietà nei confronti degli esuli a rischio estradizione. Oltre all’appello pubblicato a maggio scorso sul quotidiano francese Le Monde, firmato da oltre 300 persone appartenenti al mondo accademico, culturale e associativo, è stato diffuso recentemente un testo di professionisti della salute mentale in cui un’eventuale estradizione viene qualificata come una “catastrofe esistenziale”.

Senza dimenticare la lettera consegnata dal professor Luciano Vasapollo, vicepresidente dell’Associazione Padre Virginio Rotondi per il giornalismo di pace e rappresentante della “Rete di intellettuali e artisti in difesa dellumanità, a Papa Francesco lo scorso dicembre.

La risposta ufficiale, arrivata da uno dei più alti responsabili della Segreteria dello Stato Vaticano, si riferisce alla “vicenda giudiziaria causa di preoccupazione per diverse persone e per le loro famiglie” per auspicare che si possano realizzare “le legittime aspirazioni di ciascuno, ispirando nel rispetto della giustizia gesti concreti di reciproca comprensione e riconciliazione”.

Il rischio che i corpi e la memoria di questi esuli, che in Francia hanno trovato una forma de facto di “asilo” grazie ai principi della comunemente nota “dottrina Mitterand”, diventino merce di scambio tra il governo francese e quello italiano per rafforzare la reciproca cooperazione, tanto sul piano securitario quanto su altri aspetti strategici internazionali, rimane più che concreto.

Per questo motivo la Rete dei Comunisti ha ideato e realizzato un mini-documentario dal titolo “Le radici per aria. Appunti per una Storia di classe”, con l’obiettivo di ricostruire il filo rosso che collega l’esperienza di quegli anni alla situazione attuale e alla prospettiva di trasformazione sociale futura, per aiutare a comprendere le lotte politiche e sociali degli anni ‘60 e ‘70 in Italia, le ragioni di quello scontro politico e perché lo Stato non vuole chiudere quella stagione e di cosa ha ancora paura.

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