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Se la Francia viene riletta all’italiana…

Sul Fatto Quotidiano on line di ieri campeggia questo titolo “Francia, la Corte costituzionale dà via libera alla riforma delle pensioni: cortei in tutto il Paese“.

Peccato che si tratti del “Consiglio Costituzionale” e che abbia molto poco in comune con la nostra Corte Costituzionale, ovvero, che non si tratti affatto di un organismo terzo che giudichi, dunque, con effettiva terzietà, le leggi promulgate dal governo francese.

I nove membri che lo compongono vengono infatti nominati in questo modo: tre dal Presidente della Repubblica (che ne sceglie anche il presidente, il cui voto prevale in caso di parità), tre dal Presidente dell’Assemblea Nazionale e tre dal Presidente del Senato.

Non è richiesto il requisito della provenienza dalla magistratura, dal foro o dalle università. Il loro mandato dura nove anni e non è rinnovabile. Ne fanno inoltre parte come membri di diritto gli ex presidenti della Repubblica. Non è possibile essere contemporaneamente membro del Consiglio costituzionale e parlamentare o ministro.

La composizione dell’organo, pertanto, è totalmente politica.

Ecco perché i sindacati francesi hanno risposto picche ad una richiesta di incontro avanzata dal presidente della Repubblica subito dopo la decisione del “Consiglio Costituzionale” francese annunciando un primo maggio di lotta oceanico contro la la riforma delle pensioni di Macron.

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