Al di là di ogni criminalizzazione, al di là di ogni tentativo di restringere la dialettica politica ai soliti complici, nelle elezioni basche il partito EH Bildu – considerato l’erede diretto di Herri Batasuna “braccio politico” dell’ETA (Euskasi Ta Askatasuna) – ha moltiplicato i propri voti (+100.000) arrivando al 32,4%.
Appena lo 0,1 in meno del Partito Nazionalista Basco (Pnv), decisamente più centrista e moderato, che è sceso al 32,5%. Per il sistema elettorale dei Paesi Baschi, tuttavia, entrambe le formazioni si sono assicurate 27 seggi.
Per capire la differenza politica sostanziale tra il “nazionalismo progressista” di Bildu e quello “complice” del Pnv basta vedere che le due forze non formeranno un governo insieme (che avrebbe peraltro il 71% dei voti e dei deputati).
Lo scenario più probabile è che il Pnv possa ricostituire un accordo di coalizione con il Partito socialista basco (Pse) che con il 14,3 per cento si è assicurato 12 consiglieri regionali. Un seggio anche a Sumar (la formazione “riformista” che è nel governo centrale col Pse), mentre Podemos è rimasta sotto la soglia.
In questo modo, il Pnv ed i socialisti raggiungerebbero la maggioranza assoluta di 38 seggi (sui 75 dell’assemblea). Garantendosi così la continuità di una relazione “tranquilla” con il governo centrale spagnolo.
Nei Paesi Baschi, del resto, per la destra non c’è assolutamente spazio. Il Partito popolare (Pp) si è attestato all’8,4 per cento (sette seggi), mentre Vox mantiene un solo rappresentante nel Parlamento locale.
Confermata anche la tradizione differenza tra province e città della regione, con San Sebastian assolutamente in mano alla sinistra basca e Bilbao più accomodante, con il Pnv in maggioranza assoluta. Gaasteiz è invece, come al solito, il ridotto degli “spagnoli”.
Il risultato era atteso, e in campagna elettorale al capolista di Bildu – Pello Otxandiano – era stata fatta la solita pressione, tempestadolo ad ogni intervista con richieste di “condannare il terrorismo” dell’Eta (che aveva disarmato nel 2011, peraltro).
Il candidato della sinistra basca ha però sempre parlato di “lotta armata” e non terrorismo. Otxandiano ha sorpreso tutti anche perché, essendo molto giovane, i più lo credevano inesperto e poco “ferrato”. Hanno invece sbattuto contro una storia che ha radici popolari inestirpabili e una memoria senza spazi vuoti.
E’ chiaro che il governo “unitario” Pnv-Pse deluderà ancora una volta le aspettative dei ceti popolari baschi, e che dunque alle prossime elezioni la Storia di questo storico bastione antifascista potrebbe prendere una piega decisamente interessante.
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Gianni Sartori
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