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Gaza. Hamas vuole trattare la tregua, comunque. Israele teme la ritorsione dell’Iran

Il movimento palestinese Hamas ha fatto sapere ai mediatori di Stati Uniti, Qatar ed Egitto che intende condurre colloqui per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza ma sulla base della precedente proposta, ossia quella presentata dalla presidenza USA, e non su quella presentata da Israele.

Hamas ha chiesto ai mediatori di presentare una tabella di marcia per mettere in atto quanto precedentemente illustrato sulla base della proposta del presidente degli Stati Uniti Biden e di quanto deciso dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, piuttosto che avviare “nuovi” colloqui con proposte inedite.

La decisione dell’organizzazione palestinese è stata comunicata ieri su Telegram, dopo che Stati Uniti, Qatar ed Egitto avevano invitato il movimento e Israele a riprendere i negoziati per cessare le ostilità a Gaza e accordarsi sullo scambio di ostaggi e prigionieri in un prossimo round questo giovedì 15 agosto.

La strage nella scuola di Gaza City provocata dai bombardamenti israeliani sabato scorso è sembrata poter interrompere la road map negoziale ma, contrariamente alle aspettative, Hamas ha invece riaffermato di voler proseguire il negoziato sulla tregua a Gaza.

Sullo sfondo pesa ancora la snervante attesa della ritorsione iraniana per l’omicidio di Hanyeh a Teheran da parte di Israele. Mentre gli USA diffondono ottimismo sul fatto che l’Iran sia disponibile a non ingaggiare una escalation della vendetta, in Israele alcuni rapporti indicano un capovolgimento della precedente ipotesi prevalente, secondo cui la Repubblica islamica – sotto forte pressione internazionale – avrebbe rinunciato alla sua intenzione iniziale di lanciare un imminente attacco su larga scala in risposta all’assassinio del leader politico di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran il 31 luglio,

Il sito di notizie Axios, citando due fonti anonime che hanno familiarità con i dettagli, ha riferito domenica che l’attuale valutazione di Israele è che l’Iran lancerà un attacco diretto contro il paese entro pochi giorni, forse prima che si tengano i colloqui per il cessate il fuoco e l’accordo sugli ostaggi. La televisione israeliana Channel 13 ha riferito, senza citare fonti, che potrebbe esserci un attacco combinato da parte dell’Iran e di Hezbollah, simultaneamente o successivamente. La rete ha detto che un fattore che ha ritardato la risposta promessa agli omicidi dei capi del terrorismo è stata la pressione francese sull’Iran e su Hezbollah per non lanciare un grande attacco durante le Olimpiadi di Parigi, che si sono concluse domenica.

Decine di ufficiali della riserva israeliana hanno detto in una lettera di domenica che l’esercito israeliano rimane “lontano dalla vittoria” a Gaza nonostante la guerra genocida in corso di Tel Aviv contro la Striscia, hanno riferito i media israeliani.

La lettera, firmata da oltre 70 ufficiali, era indirizzata al capo di stato maggiore israeliano Herzi Halevi. Secondo quanto riferito, ha espresso sorpresa per le recenti affermazioni di alti ufficiali dell’esercito secondo cui la vittoria è vicina e che potrebbe essere il momento di passare a raid mirati.

“Il pubblico vede i bombardamenti e gli omicidi mirati e pensa che questo sia il modo in cui una guerra dovrebbe  essere combattuta”, hanno detto gli ufficiali, aggiungendo: “Per noi è importante che l’opinione pubblica sappia che non è così che si vincono le guerre, ma che le guerre si vincono a piedi. Si conquista il territorio, lo si purifica, lo si mantiene e si passa al bersaglio successivo”.

“Noi, che siamo venuti dal campo, sappiamo molto bene che la situazione è ancora lontana dalla vittoria”, hanno aggiunto gli ufficiali, sottolineando che i gruppi della Resistenza palestinese continuano ad avere capacità transfrontaliere, tra cui UAV, droni esplosivi e mortai. A febbraio, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva detto ad ABC News che “la vittoria è a portata di mano”.

Secondo i dati ufficiali forniti da Israele i militari uccisi a Gaza sono saliti a 332 (690 includendovi quelli uccisi il 7 ottobre)  mentre quelli feriti sarebbero più di quattromila.

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