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La vergognosa complicità di Google con la propaganda israeliana

Mentre gli operatori, le scuole e gli ambulatori dell’Unrwa a Gaza vengono uccisi e bombardati senza pietà dagli israeliani, gli utenti di Internet negli Stati Uniti e in Europa che vanno alla ricerca di informazioni sull’UNRWA su Google, si sono recentemente trovati reindirizzati verso una destinazione gestita dal governo israeliano.

Infatti invece di essere introdotti al sito ufficiale dell’agenzia internazionale delle Nazioni Unite dedicata ai rifugiati palestinesi, ancora prima del sito ufficiale dell’agenzia dell’Onu, migliaia di persone sono state indirizzate a un sito israeliano – vedi QUIche racconta una storia diversa, dipingendo l’UNRWA come una organizzazione di facciata per le attività di Hamas a Gaza.

Sono mesi, che Israele ha intrapreso una vasta campagna contro l’Unrwa per ottenere che gli stati taglino i loro finanziamenti all’agenzia delle Nazioni Unite destinata ai rifugiati palestinesi. Israele punta il dito su Gaza ma sa benissimo che l’Unrwa è spesso decisiva per la sopravvivenza delle vittime della pulizia etnica operata nei decenni scorsi contro la popolazione palestinese.

E’ il caso dei campi profughi in Libano. Per un periodo fortunatamente breve alcuni governi si sono sottomessi alla campagna israeliana tagliando i finanziamenti. Tra questi c’era anche l’Italia che poi, insieme ad altri governi occidentali, ha avito la dignità di tornare sui propri passi.

Un aspetto di questa campagna israeliana è stata l’offensiva digitale progettata per erodere la fiducia nell’UNRWA tra il pubblico americano ed europeo. L’annuncio depistante di Israele compare ancora in cima ai risultati di ricerca di Google, indirizzando così gli utenti a un sito gestito dal governo israeliano che presenta l’UNRWA come un organismo collaboratore di Hamas.

Lanciata intorno a gennaio, questa campagna ha portato molti a scoprire che i primi risultati di ricerca per oltre 300 termini relativi a “UNRWA” e “UNRWA USA” non portano ai siti web ufficiali dell’organizzazione, ma al sito gestito dal governo israeliano.

La campagna ha suscitato indignazione e critiche significative, con molti utenti e dipendenti di Google che hanno espresso disagio per quella che descrivono come una “astuta campagna per smantellare l’UNRWA in un periodo in cui le vite civili a Gaza sono sotto assedio“. In tantissimi hanno chiesto alla direzione dell’azienda di rimuovere la campagna, sostenendo che viola le politiche pubblicitarie di Google, dall’interferenza politica vietata alla violazione del marchio.

Ci sono state le proteste anche di alcuni dipendenti di Google, che temono che l’azienda stia traendo profitto dalla diffusione di messaggi “controversi”. Alcuni hanno persino presentato denunce formali alla direzione sulla questione.

Google ha finora ignorato la maggior parte delle proteste, lasciando il sito israeliano come primo nel motore di ricerca.

Questa battaglia politica e digitale è molto più di una semplice competizione per i risultati di ricerca di Google. E’ parte di una campagna globale in cui ogni clic può cambiare opinioni e influenzare il sostegno internazionale.

La risposta migliore a questa arrogante interferenza israeliana su Google e alla complicità della società statunitense con il genocidio dei palestinesi, è stato il boom delle donazioni all’Unrwa, la quale ha raccolto oltre 32 milioni di dollari da circa 73.000 donatori nel 2023, rispetto ai circa 5 milioni di dollari da quasi 5.700 donatori dell’anno precedente.

Ma che quel sito israeliano debba sparire dalla facciata del motore di ricerca di Google è un obiettivo ancora da perseguire e da raggiungere.

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