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Intervista a Héctor Llaitul Carrillanca, prigioniero politico mapuche della Cam

Héctor Llaitul Carrillanca, prigioniero politico mapuche e portavoce della Coordinadora Arauco Mapuche (CAM), è, insieme a questo movimento, un riferimento storico nella lotta autonomista e rivoluzionaria per la liberazione del Popolo Nazione Mapuche. Di conseguenza, da decenni – lui e tutta la CAM – è perseguitato politicamente, militarmente, giuridicamente e mediaticamente da parte dello Stato e delle classi dominanti del Cile.

Oggi si trova ancora una volta in un carcere politico, dove ha recentemente intrapreso uno sciopero della fame di quasi tre mesi chiedendo, tra le altre richieste, il suo trasferimento in un carcere che disponga di un modulo per i membri della comunità mapuche, come previsto dalle norme internazionali per la detenzione dei popoli nativi. Lo Stato cileno continua a non rispettare questo diritto, lasciandolo come prigioniero comune nel Complesso Penitenziario del Bíobio, a Concepción.

In condizioni di isolamento, il membro della comunità Héctor Llaitul risponde a questa ampia intervista di Vocesenlucha in cui affronta questioni storiche che danno un contesto di largo respiro al movimento mapuche per il territorio e l’autonomia e ci permettono di capire a cosa rispondono le forme di lotta della CAM, ad argomenti controversi recentemente diffusi dai media egemoni cileni come il caso di Pablo Marchant – combattente mapuche della CAM assassinato nel 2021 -, passando per questioni come il ruolo dell’attuale governo Boric nella repressione, giudiziarizzazione e militarizzazione del territorio mapuche, la sua subordinazione agli USA, le sue lezioni di democrazia a paesi sovrani come il Venezuela o l’aumento del fascismo in America Latina. Iniziamo.

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Vocesenlucha: Prima di tutto, grazie per aver voluto parlare con questo spazio. Per realizzare questa intervista abbiamo dovuto inviare le domande da un luogo de La Mancia a terze persone che le hanno fatte arrivare al carcere di Concepción in Cile. Héctor Llaitul, chi è lei e perché si trova in carcere?

Héctor Llaitul: Sono un mapuche, un mapuche rivoluzionario. Attualmente ricopro il ruolo di Werken (portavoce) della mia organizzazione, la Coordinadora Arauco Malleco, CAM. Oggi mi trovo in carcere nella città di Concepción, sono stato condannato a 23 anni di carcere per la Legge sulla Sicurezza dello Stato e “crimini” associati nel quadro di quello che è il conflitto storico tra il mio Popolo Nazione Mapuche e lo Stato cileno e argentino.

Questa è la mia terza condanna da parte dei tribunali cileni, in otto processi giudiziari di persecuzione politica di cui sono stato oggetto in quanto Weychafe (guerriero) e Werken della causa Mapuche, e sono l’unico condannato per “apologia della violenza” durante il periodo dei governi succedutisi dalla dittatura di Pinochet.

Ha appena effettuato uno sciopero della fame di 87 giorni, quasi tre mesi. Quali sono state le ragioni dello sciopero e come valuta la risposta politica e giudiziaria allo sciopero?

Ho appena effettuato uno sciopero della fame di quasi 90 giorni, che attualmente mi comporta alcune conseguenze, dalle quali devo riprendermi per continuare a contribuire al processo di lotta del mio Popolo.

Le ragioni di questo ultimo sciopero erano duplici. Da un lato, ho chiesto la nullità del processo che mi ha condannato (senza prove oggettive e concrete) sulla base della legge sulla Sicurezza dello Stato, che è una legge a orientamento politico, perfezionata e ampiamente utilizzata dalla dittatura di Pinochet, che veniva utilizzata per perseguitare gli oppositori. La mia domanda non è stata accolta, poiché la Corte Suprema ha respinto il ricorso di annullamento presentato contro la sentenza del Tribunale di Garanzia di Temuco, confermando la condanna e con essa la persecuzione politica e l’assenza di giusto processo.

D’altra parte, con lo sciopero ho chiesto il rispetto dei diritti culturali e politici di cui noi Mapuche siamo titolari in quanto membri di un popolo originario, che nel contesto del conflitto, sono caduti prigionieri per aver preso parte alla rivendicazione territoriale contro le imprese forestali e lo Stato cileno. Poiché la situazione è molto chiara, una cosa è perdere la libertà, ma ben diverso è perdere il diritto di continuare ad essere Mapuche e su questo non si può scendere a compromessi.

Una valutazione-sintesi dello sciopero ci fa confermare la natura dell’istituzionalità cilena che persiste con la sua politica di criminalizzazione-persecuzione e di sterminio della causa autonomista mapuche, nel senso di mantenere politiche repressive e persecutorie con un alto grado di razzismo e negazionismo contro i Mapuche, soprattutto quando la nostra lotta territoriale e politica si scontra frontalmente con gli interessi del grande capitale che opera predatoriamente nel Wallmapu (territorio mapuche).

In breve, sono stato malamente e ingiustamente condannato e sono tenuto in prigione, violando tutti i miei diritti umani e culturali come prigioniero politico mapuche, motivo per cui continuerò a mobilitarmi e ad essere attivo come portavoce della causa autonomista della mia organizzazione

Facciamo un po’ di storia. La CAM, a partire dagli anni ’90, è diventato un riferimento per la lotta dei popoli originari dell’America Latina. Oggi continua a resistere e lottare, partendo dalla sua proposta politica di costruzione dell’autonomia, per l’autodeterminazione del popolo mapuche. Come spiegare cos’è la CAM a chi non conosce la sua storia di lotta?

Siamo un’organizzazione Mapuche, autonomista e rivoluzionaria. La CAM è il prodotto di un salto di qualità nella lotta per la terra del popolo Mapuche, costituisce un prima e un dopo nella lotta istituzionale sistemica nel contesto della dominazione, per passare ad una lotta di insubordinazione e ribellione che col tempo si trasformerà in una lotta politico-strategica che nel suo percorso si porrà come una proposta di liberazione del nostro Popolo, che potrà essere interpretata anche come riferimento per altri popoli oppressi.

In effetti, la CAM si presenta sulla scena del Conflitto Storico come un’organizzazione Mapuche Autonomista il cui obiettivo centrale è la ricostruzione della Nazione Mapuche. Fin dall’inizio, la CAM ha impostato la lotta territoriale e politica basandosi sulle rivendicazioni storiche del Popolo Mapuche per il recupero del TERRITORIO e per l’AUTONOMIA.

L’approccio si basa su due assi strategici; da un lato, sviluppare la Resistenza al nemico storico (l’oligarchia e lo Stato capitalista) e, dall’altro, realizzare un grande processo di Ricostruzione del Popolo Nazione Mapuche, cosa che necessariamente porta e porterà allo scontro con il potere della dominazione.

Sia la resistenza attiva che la ricostituzione del mondo Mapuche (tessuto sociale, politico e culturale) ci porteranno allo sviluppo di un processo di Liberazione Nazionale, che è l’obiettivo strategico.

È in questo senso che dobbiamo comprendere la CAM e le sue azioni, che andiamo posizionando sul terreno stesso. Vale a dire che non si realizzano solo atti di sabotaggio o di violenza politica basati sull’autodifesa, ma anche tutto ciò che ha a che fare con la trasformazione e l’insubordinazione al sistema; come la semina, la costruzione di habitat e il riposizionamento di spazi di significato culturale. Questa è quella che abbiamo chiamato la ricostruzione del tessuto sociale politico e culturale; il recupero del mondo mapuche.

È a causa di queste posizioni che come organizzazione siamo stati oggetto di repressione e persecuzione politica per tre decenni da parte dello Stato cileno e abbiamo pagato con sangue, sacrificio e prigione per aver assunto questa proposta politica Mapuche.

Durante questi decenni di radicamento della CAM nelle comunità mapuche, come si è sviluppato e maturato il suo pensiero politico?

Per quasi tre decenni la CAM ha mantenuto la sua posizione autonomista e rivoluzionaria. Ma dato il nostro carattere di organizzazione Mapuche con un forte legame con le comunità e la nostra ostinazione nel mantenere il carattere di movimento mapuche, siamo diventati un grosso problema per le fondamenta dello Stato capitalista, poiché questo sistema mantiene le sue radici coloniali  e razziste quando si confronta con il Movimento Mapuche Autonomista.

E infatti, abbiamo costantemente subito la repressione e dobbiamo superare ogni tipo di attacco da parte del potere della dominazione.

È in questo contesto che si è sostenuta ed è maturata la nostra proposta politica e di lotta. È un pensiero politico che si è forgiato al calore della lotta concreta e dove stiamo imparando e riapprendendo cosa significa lottare, oggi con un’impronta di rispetto e considerazione per ciò che i nostri antenati ci hanno lasciato in eredità.

Allo stesso tempo, ciò che dobbiamo captare, sistematizzare ed elaborare nel contesto attuale in cui si svolge quotidianamente la nostra lotta, in particolare tutto ciò che si riferisce alla nostra attuale concezione di Itrofil Mongen, che significa e implica che combattiamo a fianco delle altre forze del nostro ambiente, che sono nella natura e in un’altra dimensione della nostra vita, un mondo spirituale e mistico che ci colloca come Mapuche, che valorizziamo molto di più l’ancestrale rispetto alla cultura di morte del capitalismo postmodernista Winka.

Qual è l’importanza della terra e del territorio per il popolo Mapuche e qual è la proposta organizzata della CAM sul territorio?

È per questo motivo che riaffermiamo le nostre definizioni mapuche o di carattere culturale per sostenere il nostro pensiero politico-strategico, ed è in questo senso che diamo assoluta importanza alla terra e al territorio come base per il nostro progetto politico e di ricostruzione del Mondo Mapuche.

L’autonomia non è possibile senza il recupero del territorio. La ricostruzione del Mondo Mapuche non è possibile senza il recupero e la ricomposizione delle terre. La ricostruzione del Mondo Mapuche non è possibile senza un progetto di riarticolazione di comunità basato sull’espansione degli spazi territoriali in cui possano essere esercitati tutti i diritti inerenti alla nostra condizione di Comuneros (Membri della Comunità) Mapuche.

È per questo motivo che la nostra proposta è sempre stata quella di portare avanti una lotta organizzata e forte per il recupero dei territori ancestrali e su questa proposta gettare le basi per una proposta maggiore di Autonomia Rivoluzionaria.

Per questo proponiamo l’autonomia di fatto, l’AUTONOMIA RIVOLUZIONARIA.  Una lotta che si scontra con il potere, in ogni istanza, con autonomia politica, ideologica, organica, ma soprattutto con un tipo di autonomia culturale ideologica (uno scontro di culture) dove l’antagonismo e la lotta sono definitivi e senza compromessi.

È per questo motivo che dobbiamo proporre la lotta mapuchista e rivoluzionaria con una piattaforma basata sul CONTROLLO TERRITORIALE, che è fondamentalmente la nostra forma e proposta alla nostra gente per unirsi a questo processo di ricostruzione della Nazione

Mapuche. È in questo contesto che vanno intesi tutti i nostri sforzi politici e organici e la creazione e l’azione dei diversi ORT (Organi di Resistenza Territoriale), i sabotaggi delle manifestazioni e dello sviluppo del grande capitale, così come i vari KUDAW che ne fanno parte di recuperi basati sull’esercizio del controllo territoriale. Per noi la RESISTENZA ha un significato molto ampio ed un’importanza culturale in questo rapporto UOMO-TERRA.

Qual è, invece, l’importanza del territorio per le classi dominanti dello Stato cileno, eredi dell’Impero spagnolo, e quale è stato il suo rapporto storico con il territorio Wallmapu dell’attuale sud del Cile, e di conseguenza con il popolo Mapuche?

Dal momento della formazione degli Stati nazionali del Cile e dell’Argentina, si è verificato un processo di occupazione e dominazione sui popoli originari e di ambizione sui territori ancestrali da parte dell’oligarchia. L’importanza del territorio per le classi dominanti è una costante storica ed è la chiave per comprendere il conflitto tra lo Stato capitalista e il Popolo Mapuche. Il rapporto storico con il WALLMAPU o territorio storico si basa sulla conquista, l’occupazione e l’espropriazione, contro le quali ci sono le rivendicazioni e le varie espressioni di resistenza da parte nostra.

Il rapporto e l’importanza che ha il territorio ancestrale Mapuche per le classi dominanti eredi dell’Impero spagnolo e del colonialismo europeo è quello di continuare a saccheggiare le nostre ricchezze in termini di terre, acque e altre risorse che si trovano nel nostro territorio, il che mantiene ed esacerba le contraddizioni con le esigenze storiche e fondamentali del Mondo Mapuche, poiché toccano gli interessi e i valori più essenziali che abbiamo come Popolo Originario. Loro hanno ambizioni sulle “risorse terrestri e idriche” che per noi sono il nostro ÑUKE MAPU, il nostro ITROFIL MONGEN.

Quali sono i metodi che utilizza la CAM per il recupero territoriale? Che ruolo gioca la via militare nel movimento e come è legata questa forma di lotta al pensiero politico ed etico della CAM?

I metodi e le forme utilizzate dalla CAM per il recupero territoriale sono diversi e vanno dalle occupazioni effettive con cerimonie e costruzione di ruka [n.d.t.: tipiche abitazioni mapuche], alle azioni di sabotaggio contro gli investimenti e i circuiti dell’industria forestale ed energetica che maggiormente incidono sulla sopravvivenza delle comunità. È in questo quadro che si sviluppa la violenza politica necessaria alla difesa del territorio e alle conquiste che sono state ottenute nei processi di lotta territoriale.

Con l’avanzare dei processi di lotta territoriale e politica portati avanti dalle comunità, lo Stato cileno e la classe dominante hanno impiantato un vero regime di occupazione militare, affrontando i Mapuche con maggiore belligeranza, motivo per cui ci siamo trovati nell’obbligo e nella necessità storica di riprendere la lotta nel modo più integrale possibile, è quello che abbiamo chiamato il ritorno del Weichan, dove la via militare è stata posizionata nel movimento Mapuche autonomista e rivoluzionario che abbraccia con più forza la causa Mapuche.

Dobbiamo però chiarire che questa espressione è stata incanalata e per ora molto limitata solo alla resistenza e all’autodifesa delle comunità ogni volta che i processi specifici lo richiedono, motivo per cui il suo rapporto come forma di lotta è strettamente legato all’approccio politico e strategico.

Dalle nostre posizioni, insistiamo, questo modo di combattere è molto limitato e diretto con la nostra posizione Mapuche in difesa del Mondo Mapuche e della sua ricomposizione, cioè contro tutto ciò che attacca il nostro Itrofil Mongen, la visione del mondo e la spiritualità, quindi la sua esecuzione si baserà su un’etica di azione politica che rispetti la vita nel suo senso più ampio, si difenda il ÑUKE MAPU e si ricomponga tutto ciò che è stato devastato-distrutto dalle politiche estrattiviste e dal vecchio ordine borghese coloniale, che porta con sé depredazione e sterminio.

Quali sono per te le principali forze antagoniste del popolo Mapuche?

Il popolo Mapuche combatte da diversi secoli. Si conosce in parte la storia della resistenza contro gli Inca e l’Impero spagnolo. Successivamente la resistenza sarà contro gli stati nazionali di Cile e Argentina. Potremmo affermare che oggi dobbiamo affrontare la quarta invasione e la peggiore di tutte: l’invasione del capitalismo globalizzato. È in questo quadro che possiamo attualmente definire che le forze antagoniste del Popolo Mapuche sono multivariate e derivano dal nostro nemico storico, l’oligarchia e gli Stati capitalisti.

In effetti, è soprattutto l’oligarchia cilena che ha definito l’invasione e l’espropriazione della nostra territorialità ancestrale. Sono stati loro a definire e finanziare l’occupazione politico-militare del Wallmapu per il suo successivo saccheggio, situazione che continua ancora oggi con le politiche estrattiviste che attaccano predatoriamente il territorio e il Mondo Mapuche. Successivamente, sarà con la formazione degli Stati Nazionali che si consumerà l’invasione e l’occupazione.

La funzione colonizzatrice e repressiva si realizza attraverso l’instaurazione del sistema di dominazione contro il nostro Popolo-Nazione. Attualmente è lo Stato cileno, di natura profondamente razzista e coloniale, che opprime e domina il Popolo Nazione Mapuche, negandogli tutti i diritti, principalmente quelli legati al diritto al territorio e all’autonomia.

L’occupazione del Wallmapu si basò su una campagna politico-militare condotta dall’esercito cileno e argentino in quella che è conosciuta come la “Pacificazione dell’Araucanía” e la “Campagna del Deserto”.

Ancora oggi viviamo sotto la dominazione politica e militare dei potenti, dove le forze militari (polizia ed esercito) continuano a svolgere la funzione di instaurare un vero regime di occupazione nei confronti del nostro Popolo con l’obiettivo di salvaguardare gli interessi dei grandi gruppi economici che saccheggiano il territorio ancestrale, principalmente delle industrie forestali ed energetiche.

Quando diciamo che subiamo l’oppressione delle istituzioni statali, ci riferiamo all’intero ordinamento giuridico, politico e istituzionale che svolge la funzione di sottomettere e opprimere i Mapuche. È la classe dominante, attraverso la classe politica (esecutiva, legislativa e giudiziaria) e le istanze che rispondono agli interessi del modello di sviluppo economico-politico, a essere assolutamente contraria alle comunità mapuche.

Per questo motivo dobbiamo affermare che praticamente tutti i governi che sostengono il modello neoliberista sono contrari alla causa Mapuche. Per lo stesso motivo, devono amministrare e legiferare politiche e leggi contro il Movimento Autonomista e contro le comunità mobilitate per i loro diritti.

È per questo motivo che possiamo affermare con giusta ragione che tra le forze antagoniste che hanno maggiormente contrastato la causa Mapuche c’è la destra economica e politica di questo paese. In questo senso si può parlare della presenza di un’estrema destra che riproduce una posizione e un discorso ancora più razzista e fascista in difesa degli interessi dei potenti nelle zone di conflitto, cosa che favorisce la presenza di paramilitari e mafie legate ai gruppi economici.

Occorre infine fare riferimento ai mezzi ci comunicazione al servizio dei fascisti e in difesa delle posizioni più recalcitranti del sistema capitalista. Inoltre, negli ultimi tempi si è ampliato il ventaglio della stampa al servizio della borghesia, che comprende quei media che si proclamavano “indipendenti” e “progressisti” e che hanno finito per essere una difesa corporativa dell’attuale governo di Boric. In questo modo si può capire come alcuni media che si autodefinivano addirittura di sinistra ci hanno trattato ingiustamente e in modo pregiudizievole.

Come è cambiato il potere politico cileno dopo la dittatura e come si è riconfigurato il rapporto dello Stato cileno con il grande capitale nazionale e transnazionale?

A rigor di termini, nulla è cambiato. Ciò che c’è stato – a nostro avviso – è un cambiamento nel quadro interborghese che ha continuato a favorire l’oligarchia storica contro gli oppressi in generale e il Popolo Nazione Mapuche in particolare. Per questo si può comprendere che il rapporto dello Stato cileno con il grande capitale nazionale e transnazionale è un rapporto di subordinazione e dipendenza dagli interessi di quel grande capitale.

Si capisce quindi che l’attuale governo ha un atteggiamento servile e da lacchè nei confronti degli interessi delle Corporations multinazionali e dell’Imperialismo yankee.

In breve, riteniamo che in fondo continui a funzionare la logica della dittatura, ma amministrata secondo un modello neoliberista. Se si osserva la quantità di terre mapuche privatizzate e vendute durante la dittatura e che non sono state restituite alle comunità, si può vedere il miglior sintomo di questa persistenza. Il potere e il dominio sono cambiati, sì, sono diventati più sofisticati e si sono riorganizzati per riuscire a imporre la loro egemonia, migliorando la loro redditività e diversificando i propri settori di supporto.

Attualmente non sono poche le persone che lavorano con le imprese forestali e questa è stata una vittoria – anche se temporanea e debole – per l’egemonia del potere politico ed economico. È una dinamica che fa risparmiare denaro alle imprese forestali e agli imprenditori perché sposta il conflitto all’interno delle comunità, ottenendo adesioni in diversi settori.

E quando ciò non basta, gli strumenti coercitivi del potere vengono scatenati con tutta la loro forza: al costo di criminalizzazione, morte, carcerazione e militarizzazione, proprio come ora accade nel Ngulumapu da più di due anni. Questa è la dinamica che si è andata trasformando dalla fine della dittatura e quella che affronta oggi la lotta territoriale mapuche, conservando la sua logica più profonda.

Lei ha detto, anni fa, che la liberazione del Popolo Mapuche richiede la liberazione del popolo cileno. La Ribellione Popolare del 2019 è stata una pietra miliare storica per i movimenti popolari in America Latina. Tuttavia, il potere politico cileno ha trovato il modo di reindirizzare la sua crisi attraverso un apparente cambiamento istituzionale con l’arrivo dell’attuale governo guidato da Gabriel Boric. Il presidente Boric ha visitato in passato le comunità resistenti della CAM e ha solidarizzato con la lotta del popolo mapuche. Ora che è arrivato a La Moneda, qual è la politica dell’attuale governo nei confronti del Popolo Mapuche e delle sue espressioni di lotta?

Innanzitutto bisogna chiarire che Boric non è mai stato (in passato) in Comunità legate alla CAM, ma ha visitato altri settori che credevano ai suoi discorsi. In secondo luogo, non siamo d’accordo con l’enunciato che l’“estallido social” [n.d.t.: l’”esplosione sociale” iniziata il 18 di ottobre del 2029] abbia permesso di sviluppare le condizioni che avrebbero consentito un cambiamento istituzionale che si esprimerebbe con l’attuale governo. Almeno con il conflitto storico con il nostro Popolo.

Ciò che è accaduto è una maggiore penetrazione del sistema capitalista, è ciò ha creato le condizioni affinché l’estrema destra riprendesse una nuova offensiva fascista a tutti i livelli, non solo nel Wallmapu, imponendo un regime di occupazione caratterizzato dall’instaurazione di un maggiore autoritarismo in tutto il paese Paese cileno.

Questo è ciò che abbiamo analizzato, una sorta di riassetto delle forme di dominazione nel Wallmapu, come abbiamo espresso prima, dove viene nuovamente imposta la politica del Bastone e della Carota, con l’eccezione che la posizione nell’attuale amministrazione è quella  di aumentare la repressione e lo sterminio del Popolo Nazione Mapuche, soprattutto quando si tratta di affrontare con tutta la forza dello Stato le espressioni della lotta di resistenza e di ricostruzione del nostro Popolo.

Il tutto è rappresentato anche con la mancanza di volontà di risolvere le istanze più sentite delle comunità; principalmente quelle legate al recupero delle terre usurpate. A ciò si aggiunge il fatto della militarizzazione dell’intero Wallmapu storico, della repressione sempre più militarizzata nei confronti delle organizzazioni di resistenza e delle comunità mobilitate, delle centinaia di prigionieri politici mapuche e dei vari abusi e violazioni dei diritti umani e culturali dei membri della comunità che con più forza stiamo nella Causa Mapuche.

Questo governo continua ad avere prigionieri della ribellione popolare o dell’”esplosione” e ha più di 100 prigionieri weichafe mapuche. Tuttavia si permette di dare lezioni di democrazia ad esempio, al Venezuela. Cosa ne pensi?

In effetti, è con questo governo che si sono registrati il maggior numero di prigionieri politici mapuche in tutta la storia del conflitto tra lo Stato cileno e il popolo mapuche. Sono più di 100 i membri della comunità che siamo detenuti nelle diverse carceri dello Stato cileno, molti dei quali senza il riconoscimento di perseguitati politici e con violazione dei diritti culturali che ci sono inerenti in quanto membri di un popolo originario, anche trasgredendo le norme internazionali che lo stesso Stato cileno ha sottoscritto, come la Convenzione 169 (dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro), ma che non vengono rispettate da questo governo.

Per questo motivo è contraddittorio e piuttosto sfacciato che le autorità di questo governo critichino così apertamente gli altri governi della regione in questo senso; perché in Cile ci sono davvero prigionieri politici, molti dei quali siamo mapuche, che lottano per le rivendicazioni territoriali e politiche del nostro popolo.

Questo governo non ha alcuna autorità politica o morale per criticare e/o chiedere sanzioni ad altri paesi riguardo alla persecuzione degli oppositori, soprattutto se qua c’è stata una militarizzazione, sono stati assassinati e fatti prigionieri i Weichafe. Infatti in Venezuela – l’abbiamo saputo dai nostri fratelli – i diritti dei popoli originari sono molto più rispettati, e il sistema di rappresentanza, oltre ad essere più democratico di quello cileno, dà riconoscimento e partecipazione ai suoi popoli originari.

Il discorso ufficiale e quello delle attuali autorità cilene è segnato dal razzismo e dal negazionismo, come è evidente nel caso dei prigionieri per motivi politici e nella costante applicazione di politiche e misure repressive cariche di razzismo strutturale e discorsivo. Le autorità politiche ci denunciano, la polizia razzista e corrotta ci perseguita, i tribunali razzisti ci condannano e la Gendarmeria ci molesta e reprime nelle carceri cilene.

Quale pensi sia l’influenza in Cile dell’imperialismo guidato dagli Stati Uniti?

Una delle pietre miliari storiche che ha maggiormente rispecchiato la realtà della dipendenza del capitalismo cileno dall’imperialismo yankee è stata la dittatura di Pinochet. Successivamente, il mantenimento del modello neoliberale e il sistema dell’alternanza al potere di forze che rappresentano l’oligarchia, rivelano non solo l’influenza nordamericana, ma anche la dipendenza del Cile dal sistema capitalista mondiale-globalizzato, controllato dalle multinazionali yankee, che sono quelle che definiscono le linee guida delle economie che si impongono con il sangue e il fuoco in gran parte del mondo.

Si comprende così perché le autorità dell’attuale governo hanno sostenuto ingerenze, blocchi e guerre contro la sovranità dei popoli e la loro autodeterminazione. Osserviamo Boric sostenere non solo Biden, ma anche Zelenski, Milei e altri filo-imperialisti nella regione, che a loro volta attaccano i governi che resistono quotidianamente alle politiche genocide e interventiste come fanno il Venezuela, Cuba, il Nicaragua.

Ora ci sono maggiori definizioni riguardo all’influenza yankee a causa degli interessi geostrategici legati al petrolio e ad altre risorse minerarie (litio), che saranno consegnate alla voracità dei potenti del mondo, dove questo allineamento con l’imperialismo continuerà a manifestarsi, proprio come si è già visto.

In Europa è già un dato di fatto che l’estrema destra sta avanzando politicamente e socialmente in un modo senza precedenti dalla Seconda Guerra Mondiale. Cosa pensi dell’avanzata dell’estrema destra e delle sue espressioni fasciste in America Latina e quale pensi sia la responsabilità del cosiddetto progressismo e della sinistra in questa avanzata?

Sì, c’è una maggiore influenza e potere dell’estrema destra nel mondo, che si è registrato in Europa e ha implicazioni anche nella regione, dove osserviamo una nuova offensiva fascista nei governi locali. Offensiva neofascista che, abbiamo detto, riposiziona la destra e l’estrema destra più fascista e razzista che viene dai colonizzatori e usurpatori del nostro territorio ancestrale.

Quando si parla di una nuova offensiva neofascista in Cile è perché bisogna tenere conto che qui nel Wallmapu si è insediata una vera élite dell’oligarchia, che rappresenta la natura più razzista e fascista della destra cilena, discendente dai coloni che sono arrivati dall’Europa e hanno fatto le loro fortuna con sangue e fuoco contro il Popolo Mapuche basandosi sul genocidio e sullo sfruttamento indiscriminato della natura, devastando territori e attuando politiche estrattiviste che mirano allo sterminio dei nostri gruppi e comunità. È contro di loro che torniamo a riprendere il Weichan Mapuche in difesa del nostro popolo, della natura e di un tipo di giustizia basata sulla comunità.

In effetti, c’è molta responsabilità da parte della pseudo-sinistra e in particolare del male chiamato “progressismo” nell’offensiva dell’estrema destra e del fascismo, soprattutto perché non solo si sono inglobati nel sistema neoliberista, ma hanno finito per abbracciare e amministrare i programmi governativi basati sul neoliberismo, ciò si è aggiunto alle loro deviazioni da azioni lacchè e corrotte nei modi di fare politica.

Crede che esista un piano di decomposizione sociale nello territorio storico mapuche del Wallmapu attraverso l’avanzata di gruppi paramilitari al servizio degli interessi del grande capitale?

Ciò che esiste è una strategia di contenimento e confronto della causa autonomista mapuche che di fatto ha un comportamento e un attuare rivoluzionario, come è la pratica politica sostenuta dalla CAM. Si tratta di una strategia politica e militare disegnata dal potere di dominazione che ha come obiettivo contenere e distruggere le forze mapuchiste che lottano con maggiore forza e convinzione per la ricostruzione nazionale.

È vero che in Cile esiste una politica di comunicazione che demonizza la causa Mapuche nella quale è coinvolta quasi tutta la stampa ufficiale e che striscia davanti al potere.

Sono lo Stato e le istituzioni tutte che si scontrano con la CAUSA MAPUCHE, ma è il discorso ufficiale carico di odio e razzismo quello che crea le condizioni per giustificare politiche repressive e altri presunti “nuovi trattamenti” o “buon vivere” per fermare la lotta territoriale . Questo discorso ufficiale carico di stigma e demonizzazione della causa mapuche ha lentamente trasformato la nostra lotta in una causa priva di sostegno.

Perché molti, se non tutti, i mezzi di comunicazione ci dipingono usando una gran mole di dati, informazioni e antecedenti falsi sulla vera dimensione e realtà della nostra lotta.

Infatti, negli ultimi tempi si dice apertamente che la nostra lotta di resistenza sia terroristica e/o criminale in circostanze in cui il 90% delle nostre azioni si basano su un’etica di azione politica umanitaria di giustizia sociale e in difesa dei valori più nobili e degni dell’esistenza umana. Inoltre, la lotta mapuche si è evoluta in una vera e propria difesa della vita nel suo senso più ampio, proteggendo e difendendo la nostra natura e le altre esistenze e vite che ancora sopravvivono nel territorio ancestrale.

C’è una forte componente di azione visionaria per proteggere un mondo migliore e più giusto per le generazioni future, soprattutto in relazione alla protezione della terra, dell’habitat, con un tipo di società più umana, solidale e comunitaria come lo è il mondo mapuche .

Tuttavia, l’oligarchia, l’estrema destra, la stampa fascista, le istituzioni razziste e i lacchè del sistema ci trattano e ci dipingono nel modo peggiore, assegnandoci tutti i tipi di qualificazioni false e costruite, molte basate su montaggi e bugie, con lo scopo di colpirci e farci fare brutta figura di fronte all’eventuale sostegno che dovremmo avere.

In questo senso bisogna considerare che il Cile è stato costruito sulla base del razzismo e del disprezzo verso i Mapuche, questa è e continuerà ad essere un’altra dura realtà alla quale dobbiamo resistere. Nel mio caso sono stato condannato per furto di legname in circostanze nelle quali non ho mai partecipato all’atto “illecito”. E la condanna dell’apologia della violenza è addirittura assurda perché si basa su espressioni di idee-forza, in un contesto in cui siamo attaccati con una violenza razzista strutturale che vuole condannarci allo sterminio, e contro la quale crediamo di avere ancora il diritto di esprimerci riguardo a ciò che sentiamo e pensiamo.

Qual è il parere della CAM e la sua posizione nei confronti della Commissione per la Pace e la Comprensione, che a novembre dovrà presentare una relazione al Presidente della Repubblica?

Questa commissione rientra nella stessa logica delle misure che i governi neoliberisti hanno promosso dalla fine della dittatura contro il popolo mapuche e le popolazioni indigene. Coloro che compongono la commissione fanno parte della linea che continua la politica indigenista e anti-mapuche degli ultimi 30 anni, rappresentanti di quegli stessi settori storici e istituzionali che non sono riusciti a sbloccare il conflitto, ma anzi ad esacerbarlo, aumentando le condizioni di oppressione politica ed economica. Anche i settori anti-mapuche che hanno legittimato il colonialismo e l’esproprio da parte delle imprese forestali e dei grandi proprietari terrieri.

Una situazione che lascia presagire il clamoroso fallimento di questa istanza, che cerca solo di distogliere l’attenzione dall’asse del conflitto: la proprietà ancestrale e la lotta territoriale.

In effetti, non ci impressiona il fatto che Gabriel Boric voglia garantire la sua governabilità a costo di criminalizzare ed escludere le organizzazioni autonomiste mapuche: fa parte della sua ideologia neoliberista e questa sarà la sua eredità;

La CAM ha sofferto negli ultimi decenni la violenza dello Stato capitalista. Criminalizzazione, giudiziarizzazione, prigione politica. Ma anche morti ammazzati. Il più recente è il caso di Pablo Marchant, che inizialmente è trapelato alla stampa come se si trattasse di suo figlio Ernesto Llaitul.

La CAM come organizzazione Mapuche Autonomista, fin dai suoi inizi, ha sempre subito la persecuzione politica, la violenza strutturale e politica da parte dello Stato, delle sue istituzioni e dei suoi agenti. Questa violenza è nell’attuale ordinamento politico, legale, istituzionale e culturale contro il Popolo Mapuche mobilitato. È la militarizzazione, la criminalizzazione, la giudiziarizzazione con l’incarcerazione politica e l’assassinio del nostro Weichafe che dimostrano chiaramente questa violenza da parte dello Stato cileno.

Il caso di Pablo Marchant illustra chiaramente questa realtà di violenza, sia da parte dello Stato che dei gruppi paramilitari al servizio delle imprese forestali che operano impunemente nel Wallmapu, poiché nel suo crudele assassinio sono coinvolti agenti dello Stato e membri delle mafie che operano sotto copertura delle istituzioni oppressive e sul quale i pubblici ministeri anti-mapuche, la polizia e le autorità chiudono un occhio.

I media egemonici hanno recentemente trasmesso un’intervista della madre di Pablo Marchant affermando che la CAM sta ostacolando la riesumazione di suo figlio per eseguire l’autopsia. Cosa puoi dirci a riguardo?

È necessario capire da dove deriva questa contraddizione poiché sono stati i media egemonici ad aver diffuso più ampiamente l’intervista della “lagmien” [n.d.t.: sorella] Miriam, la madre di Pablo, con l’obiettivo di generare disaccordo e polemica con la posizione della CAM. Di fatti si è arrivti ad affermare che la CAM ostacola la riesumazione, in circostanze in cui ciò che si è realmente sostenuto sono gli approcci politico-strategici, così come la riaffermazione dei nostri principi e delle nostre linee basate sul Mapuche Kimun e sul Mapuche Rakiduam.

C’è quindi un’assoluta coerenza da parte della suddetta comunità, della nostra organizzazione e dei portavoce che abbiamo sostenuto prima, durante e continueremo ad affermare per avanzare in questa lotta di liberazione, e dove gli aspetti culturali e spirituali risultano essere l’essenza delle nostre convinzioni e definizioni e rispetto ai quali non scenderemo a compromessi perché questa lotta sarà definitiva. Si tratta della ricostruzione della Nazione Mapuche.

Si è tentato di generare polemiche e conseguenti divisioni tra noi che combattiamo per la giustizia. A nostro avviso, riteniamo che le istituzioni abbiano cooptato alcuni settori che hanno aderito alla domanda di giustizia richiesta dalla famiglia, che hanno influenzato l’idea che i meccanismi siano dalla parte delle stesse istituzioni che sono responsabili dell’oppressione e della repressione nei confronti della nostra lotta per il territorio e l’autonomia.

Infatti, cercare giustizia nelle procure anti-mapuche e nei tribunali razzisti dove operano la polizia e i militari criminali è una chimera, è una contraddizione. Per noi, la strada dovrebbe essere sempre quella di individuare e stabilire meccanismi alternativi in cui il nostro popolo organizzato possa avere un impatto. Far parte del discorso demonizzante ufficiale basato su bugie e montaggi è una contraddizione, e colpire i caduti nei momenti di svantaggio è anche un affronto nei nostri confronti.

Comprendiamo però il dolore e l’impotenza, ma non accetteremo mai la trasgressione della nostra linea e dei principi per i quali si è pagato con sangue, sudore e lacrime da parte della nostra gente per recuperare la dignità tolta per secoli. La lotta mapuche per la ricostruzione nazionale è la dignità stessa, è una lotta giusta e bella che non negheremo mai e siamo convinti che Toño (Pablo Marchant) sia con noi fin dal Wenu Mapu, e sia presente in ogni azione e atteggiamento di ribellione e di resistenza a continuare ad essere Popolo Nazione Mapuche.

Abbiamo assolutamente chiaro che i media svolgono una definita funzione al servizio dei potenti; Per non parlare della stampa borghese, il loro odio verso i Mapuche li colloca nei secoli passati, dai media apparentemente indipendenti e progressisti, concludiamo che si sono svenduti, anzi si sono prostituiti al miglior offerente. Così va intesa l’intervista, che ha cercato di creare non solo confusione ma anche una posizione anti-CAM venata di razzismo e di disprezzo per l’organizzazione e la nostra lotta.

È da tempo che Radio Biobío svolge questo triste ruolo, in cui “certi giornalisti” rispondono alle esigenze dei settori fascisti o si uniscono ad alcune operazioni di intelligence che mirano a screditare la lotta più coerente con i valori e principi autonomisti che portiamo avanti noi Weichafe della CAM.

Estrarre il corpo di Toñito e lasciarlo in un cimitero comune è un colpo al cuore della nostra causa, si creano le condizioni per una nuova incursione-occupazione delle proprietà recuperate. Vuole essere un duro colpo al controllo territoriale e un affronto alla nostra spiritualità. Ma non dobbiamo ignorare il fatto e la convinzione che è stato il Weichafe a decidere di restare con nei pu lonko e per questo è stato consegnato nell’ELUWUN insieme a centinaia e migliaia di Mapuche Autonomisti.

La nazione Mapuche è una nazione oppressa, un popolo oppresso?

Sì, dal momento in cui lo Stato cileno e argentino hanno attaccato militarmente il nostro popolo e abbiamo subito una sconfitta temporanea, a seguito della quale siamo stati spogliati di oltre il 95% del nostro territorio ancestrale e la nostra gente è stata ridotta e assoggettata manu militari a un sistema coloniale e razzista che ci ha lasciato nella realtà di un popolo povero, disgregato, nella sopravvivenza e nella resistenza, ma con il diritto di ribellarci di fronte a tanta ingiustizia. È per lo stesso motivo che abbiamo avanzato proposte per la Liberazione Nazionale Mapuche.

Quali somiglianze e differenze esistono con altri popoli oppressi come i palestinesi?

Tutti i popoli oppressi del mondo condividono una situazione specifica: siamo oppressi per i benefici di una classe dominante che, a sua volta, utilizza vari attori nazionali e internazionali per sostenere tale oppressione. Questa struttura di oppressione è storica ed è stata aggiornata fino ai giorni nostri per la necessità del capitale di espandersi in tutti gli angoli del mondo.

Allo stesso modo, la somiglianza si basa su un grande paradigma che è l’Autodeterminazione dei Popoli, che ci pone nella lotta e nella solidarietà con coloro che credono e lavorano per le sovranità e le autonomie con le loro diverse espressioni, secondo le loro identità e manifestazioni culturali. Coloro che lottano come la CAM con una proposta di Liberazione Nazionale dei popoli.

Per lo stesso motivo, la nostra lotta è molto in sintonia con la lotta del popolo curdo, catalano, basco, e con quella in corso in Libano e soprattutto con quella del Popolo Palestinese, al quale esprimiamo la nostra solidarietà e il nostro sostegno nella sua resistenza al sionismo israeliano.

Qual è l’importanza della solidarietà internazionale con il popolo Mapuche?

Per noi è fondamentale, soprattutto perché qui ci sentiamo e siamo più impotenti di prima, da un lato, a causa della capriola e il tradimento della Causa Mapuche da parte della pseudo-sinistra e dei progressisti (che non sono mai sati nella lotta del nostro popolo). In questo senso dobbiamo affermare che il ventaglio dei nostri nemici e avversari politici si è ampliato, così come quello dei detrattori e i critici della causa autonomista mapuche.

Considerando che in Cile il razzismo è una realtà che invade praticamente l’intera società cilena, oltre al ruolo dei media nello sminuire e screditare la causa mapuche, dobbiamo capire che è all’estero che possiamo essere maggiormente valorizzati, se si osserva con maggiore obiettività ciò che sta realmente accadendo in questo confronto storico. Per questo motivo apprezziamo la possibilità di poterci esprimere in questa intervista, dando la nostra visione dei fatti e della realtà di un conflitto storico.

Pensa che la presenza e l’osservazione di organismi per i Diritti Umani siano importanti nei processi giudiziari in corso, nella prigione politica mapuche e specificamente nel tuo caso?

Anche questo è fondamentale, perché continuiamo ad affermare che noi e le comunità abbiamo ragione in questo conflitto storico, nel quale ci troviamo in assoluto svantaggio. È come la lotta tra Davide e Golia, nella quale dobbiamo subire le conseguenze se continuiamo a resistere.

In Cile si registra la violazione di tutti i diritti fondamentali dei popoli originari. Questo paese è il più arretrato in questo campo, non solo per quanto riguarda i diritti costituzionali e politici, ma quando si arriva all’avanzata del movimento mapuche in lotta e le contraddizioni si fanno più acute, lo Stato assume con maggiore forza la repressione e la abusi contro la nostra gente. E questo è una costante (violazione dei Diritti Umani) in tutti gli ambiti, con polizie e militari repressivi, con tribunali razzisti e con autorità condiscendenti che finiscono per essere funzionali al sistema.

La necessità di osservatori internazionali dei Diritti Umani è fondamentale in materia dei diritti politici territoriali, nell’ambito della criminalizzazione della causa Mapuche, del diritto a un giusto processo e della violazione dei diritti culturali in quanto popolo originario.

Vuole aggiungere qualcosa? Inviare un messaggio alla comunità internazionale?

Il Popolo Nazione Mapuche è conosciuto a livello internazionale come un popolo guerriero, quindi la figura di LAUTARO, Leftraru, è nella retina dei grandi eroi delle giuste cause nel mondo. Infatti il genio militare di questo grande condottiero viene studiato nelle grandi accademie militari europee.

Tuttavia, il contributo di questo grande Weichafe deve essere inteso come la resistenza di un intero popolo che, coeso e unitario, ha saputo mantenere un tipo di società, una visione del mondo con diversi elementi culturali e idiosincratici che caratterizzano un Popolo dignitoso, che ha mantenuto saldi i migliori valori dell’umanità, soprattutto per quanto riguarda il rispetto e il riconoscimento dell’insondabile legame dell’uomo con la terra.

Eredità che raccogliamo oggi noi Mapuche che vogliamo continuare ad esistere, e per questo dobbiamo liberarci dall’oppressione e dalle ingiustizie che ancora subiamo a causa del sistema di dominazione. Quella è stata la nostra storia, quella è l’impronta della nostra realtà prima, ora e sempre; ecco perché noi Weichafe dobbiamo resistere e continuare sulla strada dei Weichan Mapuche e dare un contributo a questo grande processo di ricostruzione della Nazione Mapuche.

Da qui il senso dell’autoappello a persone consapevoli e solidali affinché accompagnino questo processo di lotta e diano significato e vita al nostro grido di guerra e allo slogan politico Amulepe Taiñ Weichan! Marrichiweu!! Weuwaiñ!!

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