Il 12 giugno, tra i 2.000 e i 3.000 attivisti provenienti da quasi 50 paesi del mondo sono attesi al Cairo per fare pressione sulla comunità internazionale per costringere Israele a porre fine ai bombardamenti e all’assedio di Gaza in una operazione che viene ormai denunciata apertamente come un genocidio.
La Marcia dovrebbe iniziare dalla cittadina egiziana di al Arish (la più vicina al valico di Rafah) per percorrere i 48 chilometri che li separano. Gli attivisti dovrebbero accamparsi per tre giorni prima di tornare in autobus al Cairo il 19 giugno.
Il governo egiziano fino ad ora non ha fornito un permesso esplicito per lo svolgimento della marcia ma non ha neanche indicato una propria opposizione.
Alcuni dei volontari che sono arrivati in Egitto per la protesta hanno detto che sperano di usare il loro privilegio di titolari di passaporto dai paesi occidentali per attirare l’attenzione sulla causa.
Le organizzazioni che hanno appoggiato la marcia includono organizzazioni internazionali come International Healthworkers Alliance for Justice; Masafer Yatta Solidarity Alliance dalla Palestina; movimento giovanile palestinese; Codepink Women for Peace negli Stati Uniti; la Voce ebraica per il lavoro nel Regno Unito; il milione di donne rurali e l’Associazione dei senza terra in Tunisia; il Forum di Solidarietà India-Palestina; così come il movimento irlandese contro la guerra e molti altri. Si tratta di più di 400 gruppi che in tutto il mondo hanno appoggiato la marcia e si aspettano che altri si iscrivano nei prossimi giorni.
Gli attivisti affermano che la mobilitazione di migliaia di cittadini provenienti da tutto il mondo è un tentativo di esercitare pressioni sui governi che hanno il potere di costringere Israele a porre immediatamente fine alla crisi e di convincere la comunità internazionale ad aprire il confine egiziano con Gaza.
Gli organizzatori dicono che, nonostante la pressione, non ci sarà alcuna violazione forzata delle recinzioni che circondano Gaza.
Fondamentalmente, sperano che la marcia permetta alle persone di tutto il mondo di riconoscere l’appello per la fine della guerra a Gaza come una volontà collettiva del pianeta.

“È essenziale che tutti i partecipanti tornino a chiedere ai loro governi e alle loro aziende di attuare armi, commercio, embargo energetico, boicottaggi sportivi, culturali e accademici per colpire economicamente lo stato genocida di Israele e colpire al cuore la loro ideologia sionista suprematista bianca”, ha dichiarato al Middel East Eye Roshan Dadoo, portavoce della South African Boycott Disinvestment and Sanction Coalition, una delle diverse centinaia di organizzazioni che hanno appoggiato la marcia.
In mare intanto è ancora in viaggio la piccola nave Madleen della Freedom Flotilla in navigazione verso Gaza, determinata a rompere l’embargo disumano che da anni soffoca la popolazione palestinese della Striscia di Gaza.
A bordo, dodici attivisti e attiviste per i diritti umani, tra cui Greta Thunberg, l’avvocata Huwaida Arraf, l’europarlamentare francese Rima Hassan e l’attore irlandese Liam Cunningham. Sulla barca c’è il carico massimo di aiuti salvavita che lo scafo può sostenere: latte artificiale per neonati, forniture mediche, e altro ancora.
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