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L’urlo del Colosseo

Come è noto il 16 giugno scorso si è svolta la prima assemblea dei lavoratori del Colosseo, convocata dalla USB, e il monumento internazionalmente riconosciuto è rimasto chiuso per la massiccia partecipazione dei lavoratori.
L’Amministrazione dei Beni Culturali ha fatto passare ben undici giorni, fino al 27 giugno, senza dare alcun riscontro alle richieste degli stessi lavoratori,i quali sono allora tornati a riunirsi in assemblea domenica 30 giugno, nonostante l’appello fatto da Cgil, Cisl, Uil, Ugl-Intesa e Unsa ai lavoratori di disertare l’assemblea sindacale.
A seguito dell’agitazione determinata e ripetuta dei lavoratori Il Segretario generale, in presenza anche del Soprintendente dell’Archeologica di Roma, ha accolto la richiesta di un incontro urgente in merito ai punti riportati sul documento dei lavoratori del Colosseo, votato durante l’assemblea del 16 giugno.
L’Amministrazione ha informato tutti i sindacati che il Ministro ha garantito lo sblocco dei pagamenti degli arretrati del salario accessorio dei lavoratori – diventato ormai una quota della retribuzione importante per le loro famiglie – che dovrebbero essere erogati entro il mese di luglio. Inoltre aveva comunicato la disponibilità del Ministro ad incontrare tutte i sindacati per i giorni 28 o il 29 giugno 2013. Ma mentre la USB ha accolto immediatamente e positivamente la proposta del Ministro, proprio in relazione alle varie vertenze aperte con l’Amministrazione, gli altri sindacati non hanno accettato l’invito. motivo per cui seguirà una nuova convocazione.
Intanto sullo svolgimento delle assemblee al Colosseo è arrivata al Ministero dei Beni Culturali una nota della Commissione di Garanzia per lo Sciopero, che chiedeva di fornire urgenti informazioni sulle modalità di richiesta ed effettuazioni delle stesse. La USB ha denunciato e rispedito al mittente, il tentativo della Commissione di tappare la bocca ai lavoratori e reprimere qualsiasi mobilitazione sindacale e di lotta a difesa dei diritti e della dignità delle lavoratrici e dei lavoratori dei beni culturali.
La totale disparità tra le possibilità di gestione dei Beni Culturali e le risorse economiche ed umane messe a disposizione dai vari governi, comincia a emergere piuttosto pesantemente. E’ sufficente sapere che i dipendenti dei Beni Culturali in tutta Italia erano solo 18.943 nel 2012.
Solo a Roma arrivano 11 milioni di turisti l’anno, e poi ci sono Pompei, Firenze, Paestum, Venezia e tantissimi altri siti di una bellissima Italia lasciati andare in degrado o sottoutilizzati perchè si sceglie sempre la strada dell’esternalizzazione (con un oceano di precarietà e stipendi ridicoli) o della privatizzazione dei sistemi museali. Una privatizzazione che arriva, consuma e se ne va. Vedute corte e occhio attento solo al cash flow ma mai ad una programmazione strategica. E’ facile immaginare cosa sarebbe del Colosseo nelle mani del padrone delle scarpe Tod’s.
Insomma una situazione che grida vendetta e che la chiusura del Colosseo ha portato alla ribalta nazionale e internazionale. Il ministro Gray ha provato a metterci una pezza ma non c’è soluzione vera se non viene concordata e raccordata con le esigenze dei lavoratori. Se il ministro e il governo sceglieranno di concertare solo con Cgil Cisl Uil potrebbero scoprire che il mondo è cambiato.

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