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Tim. Salta l’incontro con il governo sullo scorporo. Ma il nodo resta la privatizzazione

Anche l’incontro del 20 dicembre tra Governo e sindacati sulla situazione TIM è saltato. Segno evidente dell’incertezza di questo esecutivo su un tema delicato per il Paese come il futuro delle TLC in Italia.

In quella occasione avremmo ribadito le nostre posizioni, per altro già esposte in altre occasioni istituzionali.

Avremmo ricordato che la privatizzazione di TIM ha dimostrato tutto il suo fallimento. Negli ultimi 10 anni gli azionisti e relativo management hanno solo pensato a fare cassa, lasciando che TIM si ritirasse dal mercato internazionale nella nicchia del mercato domestico ormai saturo, senza neanche fare bene in questo. A farne le spese sono stati solo i lavoratori, diminuiti cospicuamente in numero, in salario e in diritti. Non è stato messo in campo alcun progetto industriale di medio e lungo termine serio.

Grazie anche ad un anomalo accanimento dell’Autorità Garante delle Comunicazioni (AGCOM), TIM ha costantemente perso quote di mercato, più della concorrenza, nel mercato delle Telecomunicazioni già in contrazione.

Le ipotesi di “spezzatino” societario di questi ultimi mesi, che non hanno pari in Europa, confermano la nostra valutazione di operazioni estemporanee ed esclusivamente finanziarie e ci vedono contrari, sia nell’ipotesi di scorporo dell’accesso, sia dei servizi, in quanto fabbrica di esuberi e con alte possibilità di ulteriore ridimensionamento del gruppo TIM.

Avremmo ribadito la nostra contrarietà allo spezzettamento di TIM e allo scorporo della rete. Avremmo chiesto al Governo di chiarire i seguenti aspetti:

  • I piani operativi e industriali che sono circolati sullo scorporo della rete, sembrano non rispondere alla richiesta di sviluppo omogeneo della comunicazione e della banda larga. Come possono, secondo il Governo, simili spezzatini garantire il servizio in tutte le zone del paese, anche quelle con minore profitto per le imprese?

  • Lo spezzatino tra Netco e Servco sembra non tenere, anche dal punto di vista degli equilibri economici, tra ricavi, occupazione e investimenti. Perché e quale parte di rete intende scorporare a fronte di rischi reali per l’occupazione, il salario, la sicurezza sul lavoro dei dipendenti TIM e dell’intero indotto?

  • Ribadendo la nostra contrarietà allo spezzatino della Rete, chiediamo di conoscere quali sono i piani di scorporo. Tali decisioni non devono essere oggetto di discussione solo in ristretti ambiti finanziari. Qual è l’impegno del Governo per l’apertura di tavoli di confronto e trattiva che tutelino l’occupazione e l’interesse pubblico in merito al futuro di TIM, della Rete e delle TLC?

  • Le infrastrutture, comprese quelle delle TLC, devono accompagnare lo sviluppo del paese. Al contrario dalle notizie circolanti e dalle politiche di privatizzazioni si conferma la tendenza che vede lo Stato ritirarsi dal ruolo centrale di pianificazione e sviluppo dei servizi di TLC. Qual è l’impostazione del Governo?

  • Anche TI Sparkle, dopo una colpevole assenza di politiche di rilancio, è oggetto di un piano di “dismissione” che potrebbe concludersi in uno “spezzettamento” delle varie componenti, messe in vendita separatamente, con conseguente depauperamento del valore dell’azienda e rischi occupazionali. Chiediamo al Governo, anche in virtù della Golden Share, cosa intende fare per tutelare il valore di questa azienda, l’interesse pubblico e l’occupazione?

  • Chiediamo chiarezza anche sulle ventilate ipotesi di fusione con Open Fiber. Vogliamo garanzie occupazionali e professionali per i lavoratori delle aziende coinvolte. Ci sono aziende come Flash Fiber (JV TIM-Fastweb) per la realizzazione della rete d’accesso secondaria (dalla cabina a casa), di INWIT, società creata per gestire le torri che ospitano antenne radiomobile e in ponte radio o di Kena, società creata per presidiare offerte radiomobile a basso costo.

Lo scorporo della rete è l’ennesima puntata del processo di privatizzazioni e ristrutturazioni che hanno fatto la fortuna degli speculatori, peggiorando il servizio e le condizioni dei lavoratori del settore TLC. Torniamo a chiedere con decisione la gestione pubblica del servizio TLC.

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