Prosegue la lotta massicciamente espressa negli scorsi mesi dai ferrovieri della manutenzione infrastrutture con l’ottavo sciopero del 2024 per un degno rinnovo contrattuale e contro la firma dell’accordo nazionale del 10 gennaio e il netto peggioramento delle condizioni di lavoro da questa derivate.
Un peggioramento che ricade immediatamente sulle tutele per la salute e la sicurezza di lavoratrici e lavoratori interessate/i, mortifica il senso stesso della professionalità del settore e smantella i residui di capacità produttiva degli impianti manutenzione, scaricando ulteriormente sulle condizioni di lavoro questa colposa crisi organizzativa.
Abbiamo altresì già detto che riteniamo il prosieguo della vertenza 10 gennaio tutto interno a quella in atto per i rinnovi contrattuali, verso cui indichiamo l’attenzione di lavoratrici e lavoratori tutte/i dell’esercizio a sostegno delle piattaforme rivendicative per la riduzione dell’orario di lavoro e per incrementi professionali ed economici di reale recupero del potere di acquisto perso nei rinnovi degli ultimi anni oltre che contro l’acquisizione dell’accordo nazionale del 10 gennaio come nuova base normativa contrattuale per il settore manutenzione infrastrutture.
Oggi scioperiamo anche, dopo l’ennesimo infortunio mortale di venerdì scorso, in cui è rimasto ucciso Attilio Franzini, operaio del Gruppo Salcef, per tornare a denunciare la grave condizione di insicurezza sul lavoro nei cantieri di RFI, unita al degrado della garanzia di sicurezza nella stessa circolazione ferroviaria che ha provocato la tremenda somma di morti, tra viaggiatori e lavoratori, sparsi nel Paese: da Viareggio a quello di San Giorgio di Piano, passando per Pioltello, per Livraga, per Brandizzo, per Corigliano Calabro.
Le reali cause degli infortuni gravi, gravissimi e mortali, sui cantieri ferroviari sono da attribuire a una visione di impresa che ha banalizzato la specificità dei rischi nel settore ferroviario e preteso di applicare modalità di gestione delle attività non compatibili con la delicatezza di queste operazioni a scapito della tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori interessati.
La logica privatistica agita attraverso la catena più volte da noi denunciata degli appalti, dei subappalti e dei sub-subappalti, adottata da RFI, ha dimostrato da tempo la sua micidiale portata di attacco alle condizioni di lavoro nel settore, con orari notturni insopportabili e tempi di riposo costantemente erosi dalle pretese produttive delle imprese appaltatrici.
Tutto ciò sta creando un circuito vizioso che ha trascinato verso il basso lo stesso impianto normativo e di prassi applicato ai ferrovieri del settore stesso.
Scioperiamo pertanto per rivendicare anche una completa reinternalizzazione dell’attività manutentive, un vasto piano di assunzioni (mancano almeno 10 mila manutentori in tutta italia), contro le voci di ulteriori privatizzazione del gruppo FS e per una sua completa rinazionalizzazione con la trasformazione da Spa ad ente pubblico sotto controllo di lavoratori e cittadini.
Prosegue nel frattempo l’interlocuzione che USB Attività Ferroviarie ha aperto con il Ministero del Lavoro al quale ha trasmesso un dossier sulla situazione di RFI, così come già denunciata presso i singoli Ispettorati territoriali, sui cui sviluppi manterremo la massima attenzione mentre denunciamo il totale silenzio e rifiuto di dialogo da parte sia del Gruppo FSI che del suo committente ossia il Ministero dei Trasporti, il cui ministro Salvini ha chiuso le porte del dicastero di Porta Pia alle rimostranze di tutti i lavoratori dei trasporti e preferisce nascondersi dietro un chiodo che assumersi le proprie responsabilità.
Ministro a cui i cittadini dovrebbero chiedere conto perché è sua la responsabilità dei “disagi” che si vengono a creare, lasciando fuori le delegazioni dei lavoratori mentre gli scioperi si succedono nelle ferrovie con adesioni sempre più alte da parte del personale viaggiante e dei manutentori dell’infrastruttura.
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