Aggiornamento:
Significativa la partecipazione in tutto lo stabilimento.
Nonostante la diffida inviata da USB e la richiesta di intervento del Prefetto fatta nell’incontro che si è tenuto nella giornata di ieri, proseguono anche le pressioni indebite di dirigenti e responsabili dell’ILVA nei confronti dei lavoratori che scioperano.
Intimidazioni e minacce di provvedimenti disciplinari che i nostri legali stanno già valutando per perseguire gli evidenti comportamenti antisindacali, ma che dal punto di vista legale non hanno alcun valore perché lo sciopero è regolare ed è un diritto costituzionale che non può essere soggetto all’arbitrio aziendale.
Chi non si è fatto in alcun modo intimidire sono invece i lavoratori del reparto Movimento Ferroviario (Mof) dove lavorava Claudio Marsella: stanno scioperando compatti con USB e rifiutano qualsiasi mediazione di Fiom, Fim e Uilm.
USB ed i lavoratori vogliono risultati e non chiacchiere: tutti i responsabili di quanto è accaduto e sta accadendo dentro e fuori la fabbrica devono pagare.
Lo sciopero e la vertenza continueranno con i seguenti obiettivi:
– l’azzeramento degli accordi aziendali firmati da Fim-Fiom-Uilm;
– le dimissioni delle RSU in carica e l’elezione di nuovi Rappresentanti;
– la nazionalizzazione dell’Ilva visto che nonostante i pronunciamenti della Magistratura la proprietà continua a produrre e seminare morte quanto e più di prima;
– la piena garanzia del salario per tutti i lavoratori sino alla bonifica dello stabilimento e del territorio.
L’USB ieri ha diffidato l’ILVA per comportamento antisindacale. L’iniziativa si è resa necessaria in quanto l’USB è venuta a conoscenza di atti intimidatori nei confronti di lavoratori che hanno aderito allo sciopero, proclamato dall’USB fino alle 7 del prossimo 3 novembre, e di quelli che avrebbero voluto aderire per protestare contro l’ennesima morte di un operaio sul lavoro.
Nello specifico, alcuni responsabili dell’azienda ed alcuni dirigenti hanno affermato e fatto circolare la voce che lo sciopero indetto dall’USB sarebbe stato “illegale” ed illegittimo, in quanto dichiarato da un sindacato non firmatario del contratto. Hanno anche minacciato sanzioni disciplinari nei confronti degli eventuali aderenti allo sciopero, di fatto impedendo o fortemente ostacolando il libero esercizio di un diritto tutelato dalla legge e dalla Costituzione. Questi problemi sono inoltre stati esposti Capo di Gabinetto della Prefettura di Taranto, Dott.ssa Di Stani, che alle 14.00 di oggi ha ricevuto una delegazione dell’USB e dei lavoratori ILVA. La delegazione ha inoltre manifestato le sue preoccupazioni in merito alla tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e, più in generale, riguardo all’incerto destino dell’ILVA. Il Capo di Gabinetto sì è impegnato a vigilare sul rispetto del diritto di sciopero, della sicurezza e della salute dei lavoratori. Il Coordinamento regionale dell’USB Lavoro Privato Puglia, unitamente all’USB dell’ILVA di Taranto, che ieri avevano indetto lo sciopero immediato di tutti i dipendenti dello stabilimento, proclamano la continuazione dello sciopero fino alle ore 7.00 di sabato 3 novembre. Dopo l’ ennesima morte di un giovane operaio, vittima dello sfruttamento e del profitto ad ogni costo, l’USB ritiene che tutti i responsabili di quanto è accaduto e sta accadendo, dentro e fuori la fabbrica, debbano pagare: Riva deve andare via, dopo aver rimborsato tutti i danni procurati ai lavoratori ed alla città; i sindacati complici, che hanno firmato accordi vergognosi come quello del 10 novembre 2010, con cui hanno svenduto la sicurezza e la tutela dei lavoratori; le attuali Rsu, che non hanno svolto nessun ruolo di difesa vera e rappresentanza reale dei lavoratori L’USB chiede pertanto l’azzeramento degli accordi aziendali firmati da Fim-Fiom-Uilm; le dimissioni delle RSU in carica e l’elezione di nuovi Rappresentanti dei lavoratori; la nazionalizzazione dell’Ilva, visto che, nonostante i pronunciamenti della Magistratura, la proprietà ha continuato a produrre e seminare morte quanto e più di prima; la piena garanzia del reddito per tutti i lavoratori sino alla bonifica dello stabilimento e del territorio. La Confederazione USB condivide e sostiene completamente la decisione dello sciopero, ritiene doverosa una forte risposta dei lavoratori e considera assolutamente inaccettabili le intimidazioni provenienti da parti aziendali, sottolineando che lo sciopero è assolutamente legittimo e qualsiasi atto tendente a colpire questo diritto sarà considerato un comportamento antisindacale e come tale denunciato alla magistratura.
Il documento del Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti
“Un ragazzo di 29 anni è rimasto ucciso mentre lavorava, ma è stato possibile soccorrerlo solo dopo un’ora” denuncia in una nota il comitato “Cittadini e lavoratori liberi e pensanti” di Taranto riferendosi alla morte dell’operaio Claudio Marsella. “Oggi più di ieri – afferma il comitato – riteniamo necessario coinvolgere la cittadinanza e gli operai tutti per fermare questo stillicidio che si perpetra sia all’interno che all’esterno della fabbrica. Claudio era da solo durante lo svolgimento della sua mansione per via di un accordo sindacale, uno dei tanti accordi scellerati con cui si scambia con due spiccioli la diminuzione dei diritti degli operai, la loro sicurezza e la tutela della salute e della vita”. L’accordo, secondo il comitato, alcuni aderenti al quale ieri hanno occupato per alcune ore la sede dei sindacati Fim- Fiom-Uilm, “ha stabilito che i locomotori potessero essere condotti da un’unica persona grazie agli automatismi di cui si sarebbero munite le macchine, ma chi conosce il lavoro di cui si parla sa perfettamente che tali mansioni non devono essere svolte in autonomia per questioni di sicurezza”. Il comitato fa infine presente che l’Ilva, in segno di cordoglio verso la famiglia, ha raccontato che avrebbe fermato la produzione durante il primo turno, ma è “un’altra menzogna: i rotoli continuavano a seguire le loro rotte commerciali e quasi tutto lo stabilimento era a lavoro, fatta eccezione per una parte dell’acciaieria bloccata a causa di una denuncia e non per volere dei Riva”.
Non sembra dunque destinata a rimanere sotto silenzio la morte sul lavoro di Claudio Marsella, operaio di 29 anni di Oria (Brindisi), morto schiacciato da un locomotore durante le operazioni di aggancio della motrice ai vagoni. Marsella è stato soccorso da alcuni colleghi ma le lesioni riportate al torace si sono rivelate troppo gravi ed è morto in ospedale. L’ennesima morta bianca, porta in meno di 20 anni a 45 il numero degli operai morti all’Ilva, sia tra i dipendenti che tra i lavoratori dell’indotto. La vicenda arriva in una fase drammatica per lo stabilimento stretto l’inchiesta giudiziaria sull’inquinamento ambientale e la nuova Aia che impone obblighi più stringenti sulla tutela ambientale.
Immediata la reazione dei sindacati che, non appena si è diffusa la notizia dell’incidente, hanno proclamato uno sciopero. L’ultima vittima del lavoro nello stabilimento era stato un operaio polacco dipendente di un’azienda appaltatrice che nel dicembre del 2008 cadde da un ponteggio dell’altoforno 4. L’ultimo incidente è avvenuto alle 8.45 nel reparto movimento ferroviario. La Procura di Taranto ha aperto una inchiesta cercando di chiarire come siano andate le cose.
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