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Rivoluzione al Fondo?

L’arresto di Dominique Strauss-Kahn può avere poco effetto immediato sulle operazioni del Fondo Monetario Internazionale. Può però costringere i paesi membri dell’organizzazione ad affrontare questioni più ampie riguardo all’influenza europea sul Fondo, proprio mentre si prepara a concedere prestiti di salvataggio di più grandi dimensioni in Europa.

“Nel breve termine questo può non voler dire troppo per i negoziati nella zona euro, in quanto l’onere di avanzare una proposta di finanziamento è attualmente degli europei”, ha detto Simon Johnson, ex economista capo del FMI oggi presso il Massachusetts Institute of Technology. Ma “si potrebbe aprire la questione di chi gestisce il Fondo Monetario Internazionale”.

Strauss-Kahn, ex ministro delle Finanze francese, con ottimi collegamenti con i politici, una volta descritto come “un Metternich con un BlackBerry”, aveva fatto rivivere l’importanza del Fondo monetario internazionale durante la crisi finanziaria globale, aumentando enormemente le sue risorse.

La nomina di un nuovo direttore generale europeo, in questo frangente, può incontrare la contrarietà dei paesi emergenti. Alcuni hanno messo in discussione la dimensione privata e la generosità di alcuni dei programmi di salvataggio del FMI per l’Europa occidentale e il co-finanziamento dei programmi di prestito in gran parte concepiti dalle autorità della zona euro.

Non c’è affatto carenza di potenziali candidati credibili provenienti dai paesi emergenti. Uno è Kemal Dervis, che come ministro delle finanze turco ha guidato il paese fuori dalla bancarotta con l’aiuto di un programma di salvataggio del FMI nel 2000-2001 e oggi dirige il programma globale di economia presso la Brookings Institution, un think-tank di Washington.

Un altro è Stanley Fischer, ex secondo presso il Fondo e governatore della Banca d’Israele. Nonch* Trevor Manuel, l’ex ministro delle finanze sudafricano, o Montek Singh Ahluwalia, vice presidente della Commissione per la pianificazione in India ed ex responsabile della sede di valutazione indipendente del Fondo.

Anche se il risultato è incerto, la probabilità che il FMI possa essere guidata da un candidato di un paese in via di sviluppo è maggiore oggi che in qualsiasi momento. “I mercati emergenti sono in attesa da molto tempo e ora sentono che questa è la loro occasione”.

 

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Trema la Grecia, senza l’appoggio del dg francese

 Anna Maria Merlo *

PARIGI
L’euro era in ribasso ieri mattina, fin dai primi scambi in Asia. E in Europa, Grecia, Irlanda e Portogallo tremano. L’arresto del direttore generale del Fondo monetario internazionale rischia di avere pesanti conseguenze nei negoziati economici mondiali. L’Fmi si è precipitato a dire che, malgrado l’arresto di Dominique Strauss-Kahn, l’attività continua. Per il governatore della Banca centrale austriaca, Ewald Nowotny, che fa parte del board della Banca centrale europea (Bce), «il lavoro dell’Fmi non è minacciato» grazie alla «stabilità dell’istituzione», mentre la Commissione dell’Unione europea è «fiduciosa che ci sarà continuità totale da parte dell’Fmi».
Ieri alla riunione dell’eurogruppo a Bruxelles, l’Fmi era rappresentato dalla vice direttrice generale per l’Europa, Nemat Shafik. Domenica, Strauss-Kahn non ha potuto incontrare a Berlino, come previsto, Angela Merkel. Era stato Strauss-Kahn a convincere la cancelliera ad accettare il nuovo intervento a favore della Grecia. Da quando è scoppiata la crisi, l’Fmi sta spendendo un terzo dei suoi interventi finanziari a favore dell’Europa. Non era mai successo prima. Era stato Strauss-Kahn a convincere i paesi emergenti ad accettare questo, in nome del fatto che una grave crisi in Europa sarebbe stata pagata da tutto il resto del mondo. Per la Grecia, l’assenza di Strauss-Kahn non poteva arrivare in un momento peggiore. Strauss-Kahn aveva insistito per allungare i tempi degli aiuti ad Atene, rimandando al di là del 2012 il ritorno del paese sui mercati. L’Fmi ha finanziato un terzo dei 110 miliardi di euro concessi alla Grecia, in cambio di successivi piani di terribile austerità, che però hanno per ora evitato la bancarotta del paese. Deve versare a giorni 30 miliardi ad Atene, il più grosso intervento dalla sua creazione, nel ’44. L’Fmi è anche intervenuto per un terzo negli aiuti di 85 miliardi di euro all’Irlanda (sono in ballo la seconda e terza tranche, di 22,5 miliardi, mentre Strauss-Kahn cercava di ottenere un ribasso dei tassi di interesse) e doveva fare altrettanto per il piano di 78 miliardi di euro in vista per il Portogallo. Se queste iniziative verranno bloccate, se Fmi e zona euro non riusciranno a mettersi d’accordo, si aprirà un baratro, che dopo la Grecia rischia di contagiare altri paesi a rischio, Italia compresa (a causa del forte indebitamento). L’assenza di Strauss-Kahn si farà sentire anche nei negoziati in corso al G8-G20, che si riunisce a fine maggio al vertice di Dauville, sotto presidenza francese. All’Fmi, Strauss-Kahn aveva portato una sensibilità più attenta ai grandi equilibri mondiali.
Per il momento, è il vice John Lipsky, statunitense, a sostituire Strauss-Kahn alla testa dell’Fmi. Si passa da un uomo politico, di cultura socialdemocratica, a un finanziere che ha fatto carriera come capo economista alla JP Morgan, alla Chase Manhattan e alla Salomon Brothers. L’Fmi è in attesa degli sviluppi giudiziari per decidere sul futuro della poltrna di vertice dell’istituto. L’Europa rischia di perdere la direzione, a favore di un paese emergente (la Cina è candidata).

 * da “il mnifesto” del 17 maggio 2011

 

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