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Un potere sovranazionale prevale anche sulla Germania

L’imposizione di un governo “straniero” a molti paesi (Grecia, Italia, Portogallo, in una certa misura anche Spagna) è stato un pasaggio rilevante, che non sarebbe potuto avvenire senza un uso “creativo” della crisi. Molti avevano pensato a un'”Europa tedesca”, non riuscendo a vedere che una “borghesia multinazionale” – ben nascosta dietro la metafora dei “mercati” – è impegnata nel disegnare un nuovo modello sociale e istituzionale nel Continente. Corrispondente non certo agli “ideali di Ventotene” (Altiero Spinelli, ecc), ma più prosaicamente e robustamente agli interessi di forme di capitale che sul piano pratico “non hanno più patria”. E quindi soffrono gli ostacoli, le barriere, le diversità di standard tra un sottomercato e l’altro.
Vediamo ora che questo potere è invece tale da “metter sotto” persino la potente Germania. E naturalmente passa, come per una LIbia o una Siria, per la divisione interna alla classe dirigente di quel paese.
Per i dettagli, vediamo un po’ di articoli interessanti sul tema.

La Germania si scopre divisa di fronte a un potere più forte
Quando l’azionista di maggioranza relativa finisce isolato c’è un problema serio. Ed è successo con il Direttivo della Bce che ha preso la decisione di acquistare titoli di stato a breve «in misura illimitata».
Ma i dettagli sono sempre importanti. Non è stata «isolata la Germania», come si scrive troppo frettolosamente. I due rappresentanti di Bundesbank – Jens Weidmann detto «Herr Nein» o «l’integralista», e Joerg Asmussen, detto «il bocconiano» – hanno votato uno contro l’altro. Segno che la frattura sul modo di concepire e realizzare «il passo avanti» verso l’integrazione europea va al di là degli schemi «nazionalistici», smantellando posizioni e poteri tradizionali a favore di nuovi assetti e regole.
È noto che Angela Merkel ha mantenuto un’ambiguità «illimitata» sulla questione, predicando contrarietà in casa e dando un silenzioso assenso in sede europea. Spalleggiata vigorosamente dal suo ministro delle finanze, Wolfgang Schaeuble (Asmussen era stato sottosegretario nel suo stesso ministero, casualmente). La realtà è dunque che in questo frangente si è affermato come preminente un potere consapevolmente «sovranazionale» che ha piegato,dividendola, anche la Germania. I compromessi sono evidenti nelle «condizionalità» ai vari paesi poste da Mario Draghi per procedere davvero all’acquisto dei loro titoli, ma non incidono sul fatto politico: c’è una istituzione «indipendente» in grado di condizionare anche Berlino. Weidmann ha minacciato le dimissioni, ma è rimasto al suo posto. Sarebbe, dopo Jürgen Stark, il secondo banchiere centrale tedesco in pochi mesi a dimettersi per dissensi con la linea della Bce.
La constatazione diventa evidente nella reazione della stampa tedesca, soprattutto di quella conservatrice. Che ha costretto Schaeuble a intervenire per definirla «esagerata» e spiegare che è «un equivoco» pensare che la scelta della Bce equivalga a finanziare monetariamente il debito degli Stati.
La Bild – il quotidiano più venduto – parla di «assegno in bianco per gli stati pieni di debiti», anticipando dunque il «kaputt» per l’euro. L’altrettanto conservatore, ma più serio, Die Welt è quasi sulla stessa linea: «Draghi ha fatto scattare l’allarme per la Germania». La sensazione che si sia persa «sovranità» in una direzione per nulla chiara deve essere quindi molto forte. Anche il socialdemocratici della Sueddeutsche Zeitung hanno ritenuto la decisione «un premio» per chi sbaglia, un favore alla speculazione, un prezzo ingiusto per i cittadini tedeschi.
Accenti leghisti che conosciamo bene e quasi scontati nelle regioni che si considerano ricche perché «virtuose» e non per la particolare posizione assunta nella divisione internazionale del lavoro grazie a una storia e a diverse contingenze.
Il punto scabroso è stato però toccato dal più autorevole dei giornali qui citati, quella Frankfurter Allgemeine Zeitung considerato, non a torto, il portavoce di Bundesbank. La Faz «spera» nella Corte Costituzionale tedesca che, mercoledì prossimo, dovrà stabilire se il fondo salva-stati è o no compatibile con la Carta fondamentale tedesca. Per una questione di sovranità, naturalmente.
Lo stesso Schauble, nei giorni scorsi, aveva escluso possibili sorprese negative dicendosi «sicuro» che da Karlsruhe non sarebbe arrivata una fumata nera che, questa sì, metterebbe nel caos il futuro del processo di costruzione europea. Ma, come sottolineano diversi commentatori, se il «sì» è scontato, sarà molto importante l’emergere o meno di qualche «però…». Non necessariamente ostacoli dichiarati, magari solo qualche ritardo, qualche «condizione» in più. Sarebbe il segno che lo scontro, al momento vinto dalla governance sovranazionale, proseguirà a lungo. E questo, per l’euro, può essere molto più destabilizzante del debito pubblico greco o italiano.

da “il manifesto”

Euro kaputt. La stampa tedesca si ribella a Draghi. Bild: assegno in bianco. Faz: speriamo nella Corte

dal nostro corrispondente Alessandro Merli
FRANCOFORTE –
Euro “kaputt”. Durissime reazioni della stampa tedesca all’annuncio del presidente della Banca centrale europea Mario Draghi di voler acquistare titoli del debito dei Paesi europei in difficoltà per salvare l’euro.
Un assegno in bianco ai Paesi in crisi, secondo la Bild, il più venduto quotidiano della Germania, che afferma appunto che le politiche della Bce metteranno l’euro ko. Secondo un editoriale del giornale popolare, la medicina di “Herr Draghi” è sbagliata e farà ammalare l’eurozona invece di risanarla. I giornali riprendono molte delle argomentazioni esposte ieri in un’inusuale nota pubblicata dopo il consiglio della Bce dal presidente della Bundesbunk, Jens Weidmann, per motivare il suo no alle decisioni dell’Eurotower, l’unico fra i 22 votanti.
Secondo la stampa, Draghi ha superato il confine fra la politica monetaria e la politica fiscale e ha assunto un ruolo che dovrebbe spettare invece a organi democraticamente eletti. Più di un giornale, in testa il conservatore Frankfurter Allgemeine Zeitung, spesso amplificatore alle opinioni della Bundesbank, fa appello alla Corte costituzionale tedesca, che si deve pronunciare mercoledì prossimo sulla legittimità del fondo salva-Stati Esm, senza il quale anche le misure decise dalla Bce perderebbero efficacia.
Ma piovono critiche anche da sinistra. La Sueddeutsche Zeitung sostiene che in questo modo la Bce premia le cattive poliiche economiche e ad avvantaggiarsene sarà la speculazione, a scapito dei cittadini. La Szz afferma addirittura che Draghi finirà per spingere i tedeschi sulle barricate.

da Il Sole 24 Ore

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