Ci sono notizie che spiegano meglio di un trattato come funziona la speculazione dei e sui mercati finanziari. Là dove le variabili in gioco sono il volume dei movimenti su un certo titolo, le disponibilità liquide e non di chi muove i pezzi sulla scacchiera, la rapidità e imprevedibilità di alcune decisioni, la conoscenza di informazioni “utili” concetrata in pochissime persone. Questa relativa a una speculazione singola – una delle decine di migliaia che avvengono ogni giorno – è apparsa stamattina sull’organo di stampa che più di tutti tiene d’occhio questi movimenti: IlSole24Ore, proprietà di Confindustria.
Improvviso scivolone dell’oro. Il lingotto perde 25 dollari in un solo minuto
Sissi Bellomo
Tre milioni e mezzo di once, tanto oro quanto se ne può estrarre in un anno dalle miniere del Canada. Agli hedge funds ieri è bastata una manciata di minuti per venderne altrettanto al Comex. Si trattava di lingotti di carta – almeno 35mila future, raccontano i trader – ma l’effetto sulle quotazioni del metallo è stato reale e dirompente: un calo verticale, di 25 dollari in un solo minuto, quello di apertura della seduta. L’oro ha poi continuato a deprezzarsi per circa un’ora, toccando un minimo di 1.705,50 $/oncia e recuperando in seguito solo parzialmente le perdite (in serata quotava intorno a 1.715 $).
Lo scivolone è arrivato come un fulmine a ciel sereno. Per ore gli analisti hanno cercato di ricostruirne le cause, giungendo ad un’unica conclusione certa: non si è trattato di un errore. Ad escluderlo è intervenuto il Cme Group: «È stata una liquidazione guidata dal mercato – ha dichiarato un portavoce – Non ci sono stati “fat fingers” (errori nella digitazione dell’ordine, Ndr) né errori tecnici».L’ipotesi del “ditone” era una delle più gettonate fra i trader, che all’avvio degli scambi al Comex avevano visto apparire sugli schermi un singolo ordine di vendita da 7.800 lotti. Di qui è partita la reazione a catena: l’oro ha sfondato al ribasso il supporto dei 1.730 $ e, man mano che altri si accodavano all’improvvisa tendenza ribassista, sono partiti i “sell stops”, ordini di vendita automatici, che scattano al di sotto di una soglia di prezzo predefinita, che molti operatori usano per limitare le perdite.
All’origine del crollo è possibile che vi sia stato un fondo impegnato in vendite allo scoperto: far cadere l’oro sotto 1.730 $, in modo da accelerarne la discesa, era un obiettivo deliberato, suggeriscono alcuni osservatori. Altri sono convinti che il responsabile sia un hedge fund guidato da algoritmi, che ha iniziato a liquidare in risposta all’indebolimento dell’euro: in coincidenza con la caduta dell’oro, che è di solito inversamente correlato al dollaro, il cambio della divisa europea è in effetti sceso sotto la soglia di 1,30.Un’altra “coincidenza” evidenziata da alcuni analisti riguarda l’intensa attività rilevata ventiquattr’ore prima sul mercato delle opzioni: martedì c’erano stati forti acquisti sulle opzioni put (che danno diritto a vendere) per gennaio a 1.700-1.790 $/oz.
Qualcuno, infine, cita anche il ritardo con cui parecchi investitori – forse a causa della recente festività del Thanksgiving – stanno riportando le loro posizioni in vista della scadenza del future per dicembre. Domani è il “first notice day”, in cui bisogna dichiarare se si intende prendere consegna fisica dell’oro, e le posizioni aperte su questo contratto sono ancora insolitamente alte: molti avrebbero già dovuto spostare le loro scommesse sul mese successivo.
La cosa secondo noi più significativa è che neppure chi dentro il mercato ci vive ha capito davvero perché sia accaduto quel che è accaduto. Troppe variabili, troppa tecnologia in tempo reale, troppe interconnessioni tra “punti fermi” differenti (valore del dollaro, dell’euro, dell’oro, scadenze e prenotazioni, necessità di realizzo in soggetti giganteschi ma sconociuti), troppe volontà che non fanno un disegno coerente.
L’impressione è che in realtà non ci sia alcun disegno. Ogni squalo si muove per conto suo, alla ricerca di un boccone, pronto ad azzannare altri squali se vanno in difficoltà, altrettanto pronto ad allearsi contro schieramenti più grandi. Tutto temporaneo, veloce, non ricostruibile ex post. Una decisione avviene in tempo reale in base a x informazioni e mette in moto processi dagli effetti tendenzialmente globali, se ne hanno la massa critica. L’analisi ex post prenderebbe un tempo infinatamente più lungo. Soprattutto, non servirebbe a nulla e a nessuno, perché non c’è nulla da imparare che già non sia noto.
Chi vive dentro queste dinamiche ha una sola possibilità di sopravvivenza: adottare la regola del colpisci per primo, rinunciare a spiegazioni troppo complesse o sistemiche, fuggire quando c’è aria di incertezza.
Questo sono “i mercati” che ci “chiedono” di rinunciare a un modello sociale inclusivo, a un’occupazione stabile, a una pensione dignitosa e a un’età che permetta di vivere ancora un po’, a una sanità e un’istruzione pubblica, alla difesa di beni e comparti industriali di interesse strategico, ecc.
Una dinamica antropofaga che vede nell’umanità e nelle sue realizzazioni soltanto “cibo” da accumulare. Si chiama modo di produzione capitalistico e, ora che è in crisi feroce, diventa più cattivo. Da cui non è possibile uscire o “esodare” da single, coppia o gruppi.
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