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Nell’industria la “ripresa” è già finita

A voler essere onesti, non se ne esce. Dalla crisi, intendiamo dire. Nonostante il governo estragga sempre il numero positivo per darsi ragione, oscurando quelli negativi che lo smetiscono.

Accadrà certamente anche con i dati diffusi stamattina dall’Istat sulla produzione industriale italiana. Dove – realtivamente la mese di maggio – viene registrato un +1,2% rispetto ad aprile, quasi equamente distribuito sul mercato interno (+1,1%) come su quello estero (+1,3%).

Tendenza positiva confermata, dunque, visto che nella media degli ultimi tre mesi, l’indice complessivo aumenta dell’1,2% rispetto ai tre mesi precedenti (+1,3% per il fatturato interno e +1,0% per quello estero).

 

Addirittura, con la correzione per gli effetti di calendario, il fatturato totale risulta in crescita in termini tendenziali (ovvero su base annua) del 2,4%, con un incremento dello 0,6% sul mercato interno e del 5,8% su quello estero. E qui già si intravede meglio la pesante distorsione del sistema industriale, export oriented, mentre il mercato interno – come ovvia conseguenza dei bassi salari e della disoccupazione crescente – ristagna.

Si deve poi tener giusto conto di un’altra distorsione di carattere eccezionale, come il temporaneo boom del mercato automobilistico, risvegliatosi da un sonno lungo almeno sei anni. L’incremento tendenziale più rilevante si è registrato infatti nella fabbricazione di mezzi di trasporto (+12,5%).

Diciamo dunque che nei tre mesi passati c’è stato un rimbalzino. Ma c’è traccia di quella “ripresa solida” sperata da Confindustria e data per certa dal governo in carica?

Sicuramente no. Il dato da tener d’occhio è come sempre quello degli ordinativi all’industria, perché delinea i risultati da qui a qualche mese (se ricevi meno ordini, non stai certo cerscendo). E qui le buone notizie finiscono prima di cominciare: gli ordinativi totali registrano una diminuzione congiunturale (mensile) del 2,5%, sintesi di un aumento dello 0,3% degli ordinativi interni e un calo del 6,3% di quelli esteri. Neanche l’export ci verrà in soccorso, stavolta…

Il rapporto Istat completo:

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