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Fusione Bayer-Monsanto. L’Unione Europea per ora “indaga”

L’oligopolio già esiste. La preoccupazione degli arbitri attivi nel campionato multinazionale è che si rischi il monopolio. E che dunque finiscano i giochi “virtuosi” della concorrenza.

L’Unione Europea ha deciso di bloccare temporaneamente il progetto di fusione tra Bayer e Monsanto, entrambi attivi in particolare nel settore dell’agrochimica, oltre che nella farmaceutica. Una fusione da 59 miliardi, festeggiata dalle borse, ma con qualche problema di eccessiva concentrazione.

Nel settore la corsa a concentrare è aperta da tempo, tanto che le fusioni tra Dow e Dupont, più quella tra ChemChina e Syngenta, sono già andate in porto. Ma Bayer e Monsanto possono vantare una posizione già pressoché insuperabile in alcuni comparti specifici, come pesticidi, sementi (Monsanto è nota soprattutto per gli Ogm, ufficialmente vietati in Europa e in Germania, “base” del colosso esploso con l’Aspirina) e composti chimici vari per l’agricoltura (fertilizzanti, ecc).

La Commissione si è presa tempo fino all’8 gennaio 2018 per sciogliere i dubbi, a partire da quello relativo all’«accesso dei rivali ai distributori e agli agricoltori», che sarebbe prevedibilmente blindato dalla fusione tra i due gruppi principali.

Stiamo parlando di un mercato fortemente caratterizzato da un oligopolio (i gruppi mondiali si contano sulle dita di una mano), anche se – soprattutto nei paesi “emergenti” – movimenti di agricoltori e società produttrici minori provano a contrastare la rapina delle sementi (com’è noto, i semi Ogm danno frutti senza semi, quindi ad ogni rotazione agricola bisogna ricomparli di nuovo, rinunciando di fatto all’autonomia della riproduzione).

Ed è chiaro che se l’oligopolio si restringe ad un solo soggetto dominante qualsiasi “normativa” non potrà impedire alcun abuso (sia commerciale che, soprattutto, sulla sicurezza alimentare). Ciò spiega perché un soggetto assolutamente prono al grande capitale multinazionale, come l’Unione Europea, sia costretto ad occuparsi criticamente di una fusione appoggiato fortemente dal governo tedesco.

Nel comunicato che accomagna la decisione, la Commissione esprime infatti «preoccupazioni preliminari» che l’operazione «possa ridurre la concorrenza in una serie di diversi mercati che porterebbero a prezzi più alti, qualità inferiore, meno scelta e meno innovazione».

Dinamiche che, dal nostro punto di vista e per storia del capitalismo, si verificherebbero con assoluta certezza.

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