Lunedì prossimo, l’11 novembre, nella famigerata Audiencia Nacional di Madrid si terrà il processo contro Lander Fernandez Arrinda, attivista basco arrestato a Roma ed estradato in Spagna nell’aprile scorso per decisione di un governo Monti che non si è neanche premurato di leggere l’imponente documentazione che dimostrava la sua estraneità ai fatti, tra l’altro risalenti al 2002, dei quali è accusato. Insieme a lui verrà giudicato Aingeru Cardano, la cui confessione estorta sotto tortura rappresenta l’unico elemento di sostegno nei confronti di Lander, che rischia la condanna a diversi anni di carcere perché la magistratura emergenzialista spagnola gli imputa l’incendio di un autobus vuoto a margine di una manifestazione a Bilbao undici anni fa.
Quando Lander fu arrestato a Roma dalla polizia italiana con uno spettacolare quanto inutile blitz, nel quartiere di Garbatella dove risiedeva da tempo, la stampa spagnola si prodigò nel diffondere notizie manipolate o palesemente false, obbedendo così all’input di un Ministero degli Interni di Madrid che rivendicava la detenzione come una ‘grande vittoria della lotta al terrorismo’ e chiedeva al governo italiano l’immediata estradizione (naturalmente concessa dopo una serie di udienze farsa nei palazzi di giustizia italiani). Tra i vari media spagnoli si distinse la Efe, l’agenzia di stampa ufficiale, che inventò di sana pianta che al momento della sua detenzione Lander Fernandez Arrinda era stato trovato in possesso di una pistola e di documenti falsi. Notizie smentite dalla stessa polizia italiana, ma visto che le accuse nei confronti del giovane bilbaino erano tutto tranne che gravi bisognava aggiungere qualche elemento di drammatizzazione per dipingere un quadro più inquietante per il lettore medio spagnolo che, alle prese con disoccupazione e sfratti, deve essere indotto a pensare che dopotutto il suo nemico principale è il ‘separatista basco’.
E’ proprio contro la sede italiana dell’agenzia di stampa spagnola Efe, nel centro di Roma, che gli attivisti del comitato Uncasobasco a Roma hanno voluto dirigere l’ennesima denuncia militante della persecuzione di Lander e di tutti i prigionieri e le prigioniere politiche basche, a pochi giorni dal processo di Madrid. Lander è rinchiuso da mesi nel carcere di Estremera, a qualche chilometro dalla capitale iberica, ma la notizia della manifestazione di solidarietà nei suoi confronti gli giungerà presto. Di seguito il comunicato dei promotori dell’iniziativa della tarda mattinata di oggi:
Questa mattina un nutrito gruppo di militanti del Comitato “Un caso basco a Roma” ha occupato la sede dell’agenzia stampa spagnola EFE, in Piazza Navona 106. Un’azione che ha puntato l’indice contro la principale agenzia stampa al soldo del governo di Madrid, sempre pronta a criminalizzare la lotta per l’autonomia dei militanti baschi e soprattutto schiacciata in maniera acritica sulla ragion di Stato del governo spagnolo, nonostante le torture e le leggi speciali che – come ha recentemente ricordato la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo – sono in aperta contraddizione con la “condotta democratica” che si dice di applicare in Euskal Herrira.
L’azione di stamattina rappresenta un modo per rompere il silenzio e l’ipocrisia intorno al noto caso di Lander Fernandez Arrinda, che il prossimo 11 novembre si troverà davanti i giudici dell’Audiencia Nacional di Madrid (insieme al coimputato Aingeru, al quale fu estorta sotto tortura la dichiarazione con cui fu poi costruita l’accusa a Lander), chiamati ad emettere la sentenza finale su una montatura politica che rischia ancora di privare Lander della sua libertà.
Già da tempo, infatti, Lander si trova in arresto con l’accusa, infondata, di essere un etarra e soprattutto di aver danneggiato un autobus a seguito di un corteo di oltre 10 anni fa. Prima arrestato in Italia, nel giugno 2012, è poi costretto ai domiciliari per 10 mesi; poi, lo scorso 27 aprile, estradato e detenuto nel carcere di Estremera, appena fuori Madrid.
Il contributo dei suoi compagni e delle sue compagne, oltre al sostegno di chi da più di un anno si è prodigato per fare chiarezza sul suo caso, hanno dato vita all’azione odierna: che si torni a parlare del Paese Basco e di Lander, che si distenda nuovamente la fitta rete di solidarietà che ha dato vita alla campagna per la sua liberazione.
Oggi più che mai, parlare dei Paesi Baschi vuol dire parlare di noi.
Per info: http://uncasobascoaroma.noblogs.org/
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