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Cremaschi: referendum come in Grecia, no a governi tecnici pro-Bce

Secondo Cremaschi “L’Europa è già fallita. Quello che si sta facendo in queste ore è un tentativo di salvare le banche francesi e tedesche”. Governo tecnico come chiede l’opposizione? “No: se si fa un esecutivo per mettere in pratica la lettera della Bce non è di unità nazionale, ma di parte”. “Il fatto che centrodestra e centrosinistra litigano su come rassicurare i mercati è il segno della crisi della democrazia italiana”.

Qui di seguito l’intervista pubblicata oggi da Affari Italiani.it

Dobbiamo fare anche noi come la Grecia e indire un referendum sulle misure anti-crisi?
“Assolutamente sì. E’ scandaloso che tutte queste decisioni che riguardano i prossimi decenni delle nostre vite, a livello sociale economico e politico, siano sottratte al giudizio dei cittadini. La Grecia fa benissimo a fare un referendum”.

Però dopo l’annuncio di Papandreou le borse stanno crollando. Per l’Italia, se il governo facesse lo stesso, tra annuncio, referendum, risultato ed eventuale studio di nuove misure, il fallimento sarebbe pressoché assicurato. O no?
“Io pongo una questione diversa. L’Europa è già fallita. Quello che si sta facendo in queste ore è soprattutto un tentativo di salvaguardia soprattutto delle banche francesi e tedesche non dell’Europa o dei suoi diritti. Dunque il fallimento politico c’è già. Il fatto che l’Europa abbia paura del voto dei greci dimostra questo fallimento. Quanto a noi, penso che oggi come oggi questo debito non può essere pagato: come si fa a pagare interessi sul debito quasi del 7% con una crescita dello 0,5%?. Mi pare chiaro che c’è bisogno di un rovesciamento generale delle politiche economiche europee, di tutti i Paesi”.

Ma il tempo stringe.
“Certo. Una consultazione popolare potrebbe essere indetta con un referendum straordinario di indirizzo. L’abbiamo già fatto sull’Europa nel 1989. Dobbiamo rivotare perché l’Ue così com’è oggi non funziona più: abbiamo fatto una moneta senza aver fatto una politica economica, del lavoro, fiscale… E ora è chiaro che questa macchina va smontata e ricostruita. Perché così non si salva”.

In Italia intanto le opposizioni spingono per un governo tecnico che ci salvi dal default. E’ d’accordo con questa ipotesi?
“No, non mi convince. E poi: un governo tecnico sulla base di quale programma?”

Il programma è scritto nella lettera che ci ha inviato la Bce in agosto.
“Allora torniamo al punto di partenza. La lettera della Bce deve essere respinta. Un governo tecnico sarebbe solo il modo per realizzare la risposta di Berlusconi alla Bce. E io non sono d’accordo né con la lettera né con la risposta. Il problema della situazione italiana è che ci sono milioni di cittadini, che non hanno più voce nella politica italiana, che pensano che andrebbero rispedite al mittente entrambe le lettere. Se si fa un governo che vuole mettere in pratica la lettera della Bce non è un governo di unità nazionale, ma di parte. Bisogna che ci sia un’altra parte che contrasti questo governo”.

Dunque preferirebbe nuove elezioni?
“Io mi augurerei che ci fosse finalmente in Italia un’alternativa alla Bce. Se si va a votare tra due giorni ho l’impressione che non ci sarebbe. Il problema non è quando si vota ma che ci sia nel Paese un’opposizione, un’alternativa alla politica della Bce. E il referendum è uno strumento indispensabile per arrivare a questo. Sono convinto che il sistema politico italiano rifiuta il referendum sull’Europa, che si può fare anche in uno-due mesi, solo perché sconvolgerebbe gli equilibri del Palazzo e le finte alternanze. Il fatto che centrodestra e centrosinistra litigano su come rassicurare i mercati è il segno della crisi della democrazia italiana”.

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2 Commenti


  • Mirko

    Daccordissimo con Cremaschi; Papandreu è stato in qualche modo costretto, forse anche da un’impennata di dignità (?) a pensare ad un riscatto nazionale (NON nazionalista) pensando al referendum.
    In tal senso si può forse anche leggere l’apparente linea ‘stalinista’ del KKE che, in caso di buon esito del progetto referendario, dimostrerebbe aver avuto una linea politica ‘pagante’ e che esiste una via per dire NO alla BCE ed al FMI !


  • alessandro

    La posizione di Cremaschi è apparentemente radicale, invece è sostanzialmente ambigua. Il problema italiano non è “cancellare il debito”, e poi magari rimanere in una unione europea alleggeriti dal peso di quel debito, ma uscire dall’ Unione Europea: dalla sua moneta unica, dalla sua libertà di circolazione dei capitali, dalla sua proibizione di politiche industriali nazionali, dalla sua proibizione di industrie di Stato, ecc. ecc.. Il problema non è perciò di opporsi immediatamente a governi di “salvezza nazionale”, ma di preparare una alternativa di lungo periodo: uscire dall’ Europa, con quello che questo significa in termini economici, geopolitici, militari, sociali

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