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Arriva il Papa, terremotati contro Digos e Rai

Ci sono visite e visite, quelle a cui interessano solo capire e portare un minimo di speranza a chi la speranza è sparita nelle giornate del terremoto e che lentamente a fatica torna a farsi vedere, e invece chi, come il Papa, viene a far visita solo per la cronaca con un’operazione di facciata, visto che dopo tutto l’apparato istituzionale all’appello mancava solo lui.

Ma è proprio la visita del Papa che ha sollevato la rabbia di una delle tante tendopoli autogestite di Rovereto, una frazione di Novi di Modena (il paese visitato dal Pontefice). A 24 ore della visita di “sua santità” agli occupanti della tendopoli è stato intimato dagli agenti della Digos l’ordine di sgomberare il campo, solo perché davano fastidio alle riprese della Rai.

Gli sfollati si sono rifiutati di lasciare la tendopoli, minacciando gli agenti di rendere pubblica la cosa; la divulgazione della notizia è poi avvenuta attraverso i social network e una testata nazionale.

“Ci hanno detto di andare via, dopo che abbiamo perso mezza giornata di lavoro a montare tutte le tende – si è sfogata Rita, che con la sua famiglia vive tra il camper e una piccola tenda sistemata sull’erba – Il Papa non viene a vedere il disagio? Questo è disagio. Centinaia di persone senza casa, edifici nuovi disfatti. La mia è inagibile. Ma c’è gente più sfortunata che deve prendere la macchina solo per trovare un bagno. È uno schifo. Siamo lasciati da soli”.

Tutto questo dopo che già Giovedì 21 si erano recati presso le tendopoli Polizia, Digos e Guardie Vaticane per intimare alle persone di togliere le tende solo per qualche ora durante la visita del Papa e solo tramite il passaparola che in pochi minuti ha portato quasi tutto il paese per strada questo tentativo è stato respinto costringendo il sindaco a fare un volantino per smentire questi fatti.

Ma Rovereto ha visto in questa prima fase dell’emergenza diversi momenti di ribellione diventando un po’ il simbolo della gestione della catastrofe da parte dello Stato ma anche il simbolo di una popolazione che non vuole farsi mettere i piedi in testa.

Il paese è stato duramente colpito dal secondo terremoto, quello del 29 Maggio, e si stima, visto che i controlli sono alquanto lenti, che circa il 70% delle abitazioni sia inagibile. Dopo una settimana passata senza vedere aiuti, è stato montato il campo “Roma” di Alemanno che, appropriandosi di un terreno privato senza permessi, è servito semplicemente a scopo pubblicitario, dato che non è mai stato reso veramente operativo ed è stato smantellato circa 10 giorni fa.

A tutto ciò si è aggiunto il silenzio delle istituzioni: il sindaco di Novi mai si è recato a visitare il paese e solo una raccolta firme lo ha costretto ad indire una assemblea pubblica che è presto terminata con offese ed inviti ad allontanarsi, in quanto non è riuscita a dare nemmeno una risposta alla popolazione; in particolare, i commercianti si sono lamentati del fatto che gli unici due container arrivati sono stati dati alle banche.

Per finire, chi ha accettato di entrare nella tendopoli allestista dalla Croce Rossa, dopo un mese dalla prima scossa, si è dovuto scontrare con la realtà di militarizzazione dei campi, dopo pochi giorni erano già in vigore tutte le misure di “sicurezza”: dal braccialetto alla recinzione, dagli orari di entrata/uscita alla negazione delle visite. E’ proprio per quest’ultimo motivo che circa una sessantina di persone si sono dovute scontrare fin quasi arrivando al contatto fisico con la Polizia per permettere ai parenti di entrare all’interno del campo per visitare le loro tende.

Questa è Rovereto, questa è la Bassa modenese, che da un lato non ci sta a farsi comandare a bacchetta dalle istituzioni e d’altra parte giorno dopo giorno prova a risollevarsi creando reti di solidarietà e sviluppando rapporti sociali tra le persone, che sono l’unico spiraglio per un ritorno alla normalità che tuttavia sembra ancora molto lontano.

Pubblichiamo questa nota presa dal Web:

Ieri abbiamo avuto in visita il Papa… C’erano più agenti della Digos che terremotati! Si è visto anche l’esercito, finalmente. Non per presidiare le zone rosse o per velocizzare i controlli agli edifici, ma solo per proteggere il Santo Padre, che evidentemente non ha nessuna fretta di raggiungere il Paradiso. Hanno sigillato i tombini, fatto sparire i cassonetti ed i cestini dell’immondizia lungo tutto il percorso della delegazione, controllato accuratamente fossi e siepi sospette, presidiato incroci e punti nevralgici, chiuso le poche strade rimaste transitabili dopo il sisma. Hanno anche tentato di far sgomberare alcune tende e camper che stazionavano nei pressi del mega palco allestito per l’occasione, perché ‘non stavano bene messe lì’ e poi ‘impallavano le telecamere della Rai’, giunta anch’essa al gran completo per documentare il bagno di folla. Tutto questo per una visita che sarà durata al massimo un quarto d’ora. Risultato: il conforto che il Pontefice doveva portare alle popolazioni terremotate, visto che di aiuti concreti non si è vista neanche l’ombra, si è trasformato in ulteriore disagio per tutti. Ovviamente, finita la baraonda, tutto è tornato esattamente come prima e nessuno, dico nessuno saprà mai quanto questa bella gita sia costata alle tasche dei contribuenti…

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