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La foto “Devasto”


Chissà se applicando il fotoshop alla politica, tra qualche mese o tra un paio d’anni, la fotografia scattata ieri al “Palazzaccio” di Roma (sede della Corte di Cassazione) rimarrà la stessa o diventerà una foto strappata come quella di Vasto di un anno fa.

Nel gruppo dei firmatari per il sacrosanto referendum per l’abrogazione delle modifiche dell’art.18 e per abrogare l’art.8, compaiono tutti i leader politici della sinistra italiana, tranne, ovviamente, quelli del Pd. Al contrario proprio da questo partito e dalla Cgil sono partiti strali e bordate contro l’iniziativa referendaria. Il pressing deve essere stato talmente forte che Guglielmo Epifani – fino a pochi giorni si parlava di lui come favorevole al referendum sull’art.18 – oggi fa pubblica smentita con un intervento su l’Unità nel quale afferma che “i referendum non ci servono”. Un segnale chiaro e forte da parte di chi già ieri, oggi e domani, ha dichiarato il proprio sostegno al governo Monti, al suo programma di rigore e alle sue misure concrete, tra cui, appunto, le modifiche all’art.18.
Tra i soggetti della nuova foto “Devasto”, c’è anche Nichi Vendola. Il leader di Sel è abile nel coprire tutti gli spazi. Prima si allea con il Pd, poi apre all’Udc e fa incazzare gran parte dei propri sostenitori, poi firma un referendum che fa imbestialire il Pd, infine si candida a rassicurare lo stesso Pd sulla futura gestione del referendum stesso, tra due anni. Insomma “sono qui perchè non potevo farne a meno ma ci sto per tenere una finestra aperta anche a voi se e quando si andrà a votare sull’art.18”.
Diversamente Di Pietro è stato almeno coerente. Ha rotto con la subalternità del Pd verso il governo Monti, ha pagato il prezzo della sua rottura, si candida a rappresentare uno spazio indipendente ed ha proceduto sulla strada di un quesito referendario che, se approvato, tra due anni dividerà il paese tra chi è d’accordo e chi è contrario all’art.18. Il referendum è meraviglioso perchè non consente le furberie al quale vorrebbero abituarci, o è si o è no.
Gli altri dirigenti che vediamo nella foto “Devasto” hanno idee diverse e forse divergenti sul futuro. C’è chi vuole un accordo strategico con il Pd, chi vuole candidarsi direttamente dentro il Pd e chi vorrebbe una lista alternativa al Pd. Per i primi due la ginnastica è più difficile, per gli altri il terreno è stato già seminato da Di Pietro. Insomma ciò che il referendum sembra unire… le prossime elezioni divideranno. Una battaglia giusta rischia di essere stritolata dal delirio pre-elettorale. Ma si può continuare a campare così?!

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